Nelle scorse settimane, gli esponenti del governo si erano pavoneggiati per gli indicatori dell’Istat sulla crescita economica del paese. Ma adesso è arrivata una doccia fredda, quella del Centro Studi Confindustria secondo cui il secondo trimestre dell’anno ha visto una dinamica del Pil «molto debole, quasi ferma», come sintesi della flessione dell’industria e delle costruzioni e di una crescita, moderata, dei servizi.
Sul terzo trimestre le attese «sono poco più positive». La crescita dell’economia rallenta, sostiene il Centro studi di Confindustria.
A frenare l’economia sono ovviamente l’inflazione e gli alti tassi di interesse imposti dalla Bce. Il centro studi Confindustria segnale che l’inflazione è scesa, a giugno +6,4% annuo, grazie al prezzo del gas poco sopra i minimi (32euro/mwh), ma i prezzi degli alimentari sono alti, +10,7. In questo quadro la Bce, sottolinea il Csc, ha deciso un altro rialzo a luglio, portando il tasso al 4,25, giudicando l’inflazione ancora alta e «lasciando la porta aperta ad altre mosse».
Una situazione che pesa sugli investimenti, che sono frenati: la produzione di beni strumentali è in calo nei primi 5 mesi del 2023, -2,6%. Inoltre i dati qualitativi suggeriscono che nel secondo trimestre le condizioni per investire si sono deteriorate (il saldo è a -20,4 da -18,1), mentre le attese delle imprese sulla spesa per investimenti nei prossimi mesi pur migliorate «restano basse» (20,4 da 14,9): «pesa il credito più caro e difficile».
Guardando in particolare l’industria: +1,6% la produzione industriale a maggio, ma -1,9% da inizio anno, -2,4% la manifattura, con i mezzi di trasporto in controtendenza. Deboli le prospettive, con la fiducia delle imprese calata a luglio.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento