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30/07/2023

L’abolizione del Reddito di cittadinanza: un calcio in faccia alla vita e alla dignità dei poveri

“I 169mila sms che l’Inps ha inviato sugli smartphone dei percettori del Reddito di Cittadinanza fanno più rumore all’ombra del Vesuvio che altrove.

Il temuto effetto «bomba sociale» è arrivato, purtroppo, e fioccano le proteste dei cittadini tra Napoli e provincia. Ben 37mila di questi messaggi, infatti, riguardano la Campania. Più della metà, 21mila500, sono stati indirizzati tra Napoli e dintorni.

Il taglio al reddito, nella regione con il più alto numero di percettori, ha mandato in tilt gli uffici, presi d’assalto da migliaia di cittadini in cerca di chiarimenti sulle nuove modalità di accesso al sostegno.

Non mancano i momenti di tensione, comprese aggressioni verbali ai danni di operatori Inps e assistenti sociali, tanto che ieri l’assessorato comunale al Welfare ha chiesto e ottenuto dall’Assessorato alla Sicurezza di Antonio De Iesu l’allestimento dei presidi dei vigili urbani.

Assedi da Fuorigrotta a Scampia, fino alla sede Inps di via De Gasperi: qui ieri, per sedare gli animi, è servito l’intervento della polizia.

Al clima già rovente si aggiunge l’impasse burocratica: troppe pratiche da smaltire entro la scadenza del primo agosto. Risultato: «Circa 20mila aventi diritto solo a Napoli rischiano di perdere il sussidio di 350 euro per il mese alle porte», spiega Luca Trapanese, assessore al Welfare di Palazzo San Giacomo.”
Questo è l’incipit del quotidiano “il Mattino” di sabato 29 luglio con cui si descrive l’effetto che sta provocando in città e nella provincia la vigliacca decisione del Governo Meloni di silurare con un SMS la vita, la dignità, le speranze e la sopravvivenza di decine di migliaia di famiglie che in Campania, nel Sud ma anche nelle zone periferiche di altre città d’Italia sopravvivevano aiutati – in parte – dal Reddito di Cittadinanza.

Le istituzioni locali – i Comuni in primis – si dicono “preoccupati” e dichiarano di non avere strumenti, fondi e strutture per avviare percorsi di formazione/lavoro e tentano di scaricare sull’Inps le responsabilità di questa situazione.

Nessuno tra i Sindaci, i vari Assessori al Lavoro o tra gli stessi Presidenti di Regione (con Vincenzo De Luca e Michele Emiliano in prima fila nel negare queste forme di disagio sociale) – in questi anni di vigenza del RdC – aveva agito per costruire le condizioni per la creazione di posti di lavoro puliti, socialmente utili e, finalmente, connessi alle moderne morfologie sociali dei loro territori in primo luogo quella ambientale.

Tutti, in questi anni, hanno fatto a gara nello stigmatizzare e criminalizzare i percettori di Reddito, nel vivisezionare – da comode poltrone o nei vari talk show mediatici – questa o quella persona ritenendola più o meno compatibile/meritevole con tale misura oppure (quando hanno voluto interpretare una sorta di “funzione propositiva”) si sono limiti ad invocare la solita truffa del "taglio del cuneo fiscale” per le imprese o a rivendicare qualche Zona Economica Speciale dove – con diritti negati e salari tagliati – si illudono coscientemente di determinare una crescita occupazionale e sociale.

La realtà è che il Governo, i grandi opinion maker della comunicazione deviante del capitale ma anche una nefasta “subcultura di sinistra” (imperniata su categorie come “il merito e la democratica possibilità di integrarsi comunque nei dispositivi del mercato”) hanno preparato e accompagnato una feroce e classista “guerra ai poveri”. Che ora assume forme visibili...

A milioni di persone (queste sono le cifre che danno le rilevazioni statistiche ufficiali) non solo viene negato un elementare “istituto di civiltà” (presente in molti paesi della stessa Unione Europea), ma vengono sottoposte ad un dileggio mediatico con il dichiarato obiettivo di colpevolizzarli ed umiliarli per la loro condizione sociale.

A palese dimostrazione di questa allucinante clima politico è di ieri la provocazione di Fratelli d’Italia che vorrebbe istituire addirittura una Commissione d’Inchiesta Parlamentare contro l’ex presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, indicandolo come il capofila di una non meglio precisata azione che avrebbe favorito sprechi, assistenzialismo e quant’altro.

Non è, quindi, una boutade affermare che siamo di fronte ad una vera e propria feroce operazione di darwinismo sociale che punta – esplicitamente – ad impedire qualsivoglia crescita di una collettiva esigenza di riscatto e rinascita sociale favorendo, invece, ulteriore frammentazione e fratricida divisione tra lavoratori, disoccupati e precari a vario titolo.

La difesa sociale e la lotta

Nei mesi scorsi abbiamo registrato scarsa attenzione e disponibilità alla mobilitazione da parte della platea dei percettori di Reddito di Cittadinanza, nonostante i ripetuti annunci da parte del Governo e la conseguente controinformazione che sindacati conflittuali e forze politiche indipendenti avevano, comunque, avviato per informare e chiamare alla lotta questi settori sociali per metterli in guardia rispetto alla potente offensiva che si preannunciava a loro danno.

Questo dato, che spesso ha provocato stupore tra gli stessi attivisti politici e sociali, non è ascrivibile unicamente alle difficoltà politiche e materiali che in questa fase i lavoratori e i settori popolari stanno evidenziando attraverso una forma di letargia sociale su cui, comunque, è urgente una analisi più compiuta da parte delle organizzazioni d’alternativa.

In realtà questo scenario è purtroppo derivante dal complessivo, rovinoso, corso politico del Movimento 5 Stelle che è stato percepito, dai settori popolari, come il soggetto che più ha contributo al varo del RdC.

Tentennamenti culturali e politici, appelli alla mobilitazione invocati e poi lasciati cadere nel nulla oppure – come accade nell’azione istituzionale Pentastellata – svuotati dalla incoerenza politica e programmatica di Grillo, Conte e dei loro epigoni, hanno tarpato le ali alla crescita di un convinto movimento di lotta.

Infine – ma non meno importante – i percettori di questa misura hanno vissuto lo strumento del Reddito di Cittadinanza non come una conquista sociale/sindacale da difendere se viene messa in discussione, ma alla stregua di una sorta di “elargizione una tantum” che può anche interrompersi improvvisamente.

Questo dato sociale ha – a parere di chi scrive – inficiato, almeno nei mesi scorsi, la possibilità di costruire per tempo un argine di organizzazione e di lotta contro qualsivoglia tentativo di abolire il RdC e manomettere ciò che resta del Welfare.

Tanti, tra i percettori del Reddito, si sono comportati con in testa il nefasto autoconvincimento “io speriamo che me la cavo”, oppure – volendo citare il Moro di Treviri – si sono mossi con “la logica del minimo sforzo”.

Ovviamente – al momento – non siamo in grado di prevedere se l’invio degli SMS da parte dell’Inps e la relativa sospensione del RdC da fine Luglio 2023 fungerà da stimolo oggettivo ad una ripresa di protagonismo sociale in direzione di una più efficace ed organizzata difesa delle proprie condizioni di vita.

Ciò che interessa evidenziare, nella situazione che si sta determinando, è la possibile funzione di massa che dobbiamo esercitare nei territori, tra i settori sociali subalterni e nel complesso delle contraddizioni sociali che nelle prossime settimane potrebbero accentuarsi o prendere le forme endemiche di ribellismo ‘sensazionalista’.

Lunedì 31 luglio – a Napoli – Potere al Popolo ha indetto un Presidio alla sede Inps di Via De Gasperi per rappresentare il generale disagio di chi è stato colpito da questo taglio del Governo e per rilanciare la battaglia in difesa del Reddito di Cittadinanza, per affermare forme nuove ed estensive di Welfare e per richiedere un Salario Minimo di almeno 10 Euro l’ora.

Nei prossimi giorni sono annunciate proteste e mobilitazioni territoriali da parte di chi in queste ore sta ricevendo l’infame SMS da parte del Governo.

Ovviamente saremo presenti in tutte le espressioni di questo variegato malcontento sociale incardinati ad una linea di condotta politica che deve puntare all’articolazione di questa protesta, ad una sua più estesa generalizzazione territoriale e alla costruzione di inedite quanto necessarie forme di unità e di lotta per un nuovo Movimento Operaio.

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