Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

25/07/2023

La fantastica guerra di Repubblica & Co.


di Francesco Dall'Aglio

Questo articolo di Di Feo (e chi altrimenti?) uscito domenica su Repubblica è estremamente problematico, e non perché dica cose false – le dice eccome – la breccia non è stata aperta non perché nessuno ci abbia pensato, ma perché glielo ha impedito la combinazione di campi minati, artiglieria, droni ed elicotteri russi, tanto che nelle prime foto di corazzati NATO distrutti buona parte erano, appunto, i veicoli che dovevano aprire la breccia.

Il problema è che Di Feo paragona, e non è la prima volta che viene fatto da lui o da altri, l’inizio dell’offensiva al D-Day, lo sbarco in Normandia del 1944, ed è un problema per due motivi.

Il primo, quello tutto sommato meno serio: i due eventi non sono paragonabili da nessun punto di vista. Il D-Day ha visto impiegati 156.000 uomini contro circa 50.000, con in più 6.939 navi con 195.700 uomini di equipaggio e 2.200 aerei che agivano in condizione di superiorità assoluta.

Gli ucraini non hanno né superiorità numerica né di materiale, e sostanzialmente nessuna aviazione.

Inoltre la Germania si trovava già in gravissima difficoltà sul fronte orientale e il suo apparato industriale e logistico era sottoposto a continue e devastanti incursioni aeree, mentre nulla di tutto questo succede in Russia – casomai è vero il contrario, questa è la situazione dell’Ucraina.

Il secondo problema è quello più importante.

Paragonare la controffensiva ucraina al D-Day, ovviamente, non significa che le due operazioni presentano somiglianze strutturali, ma che modificano in profondità una situazione e portano a compimento un processo di disgregazione già avviato da tempo (perché naturalmente, per Di Feo e gli altri che fanno questo paragone, la Russia, come la Germania nel giugno 1944, ha già perso, è già allo sbando, il suo leader è rinchiuso nel bunker come Hitler, non ha più risorse eccetera).

Ma significa soprattutto che in Occidente questo conflitto è visto non per ciò che significa in se stesso, ma come proiezione: che sia storica (Alleati contro nazisti) o fantastica – la Russia come Mordor e i russi come orchi contro le libere genti dell’Ovest (ma gli elfi sono la NATO, non certo gli ucraini, loro al limite sono i Rohirrim), oppure ribelli contro Impero Galattico e cose del genere.

Forse Fukuyama, tanto vituperato anche da me, aveva ragione: siamo davvero alla fine della storia.

Nel senso che non siamo più capaci di crearla o comprenderla quando ci passa davanti, presi dal sogno dell’immutabilità del nostro presente.

Non possiamo che interpretarla secondo le categorie culturali e storiche della nostra “civiltà”, e soprattutto esclusivamente attraverso il prisma o della nostra storia o del nostro mito: ciò che accade ora ad altri è in realtà già accaduto a noi, o abbiamo inventato che sia accaduto, e ciò che è accaduto a noi o che abbiamo inventato è più importante, più reale di ciò che accade davvero, che accade adesso, che accade ad altri.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento