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16/04/2024

Accordo Leonardo e ferrovie italiane nel quadro della Schengen militare

Leonardo torna a crescere in borsa con un accordo chiuso ieri insieme a Rete Ferroviaria Italiana (RFI), partecipata al 100% di Ferrovie dello Stato. L’obiettivo è quello di migliorare le capacità dell’infrastruttura italiana su rotaia, gestita appunto da RFI, in funzione delle esigenze militari.

Questa collaborazione si inserisce all’interno della cornice della Militar Mobility definita dalla UE. In sostanza, una sorta di «Schengen militare» di cui abbiamo parlato più volte (l’ultima un paio di mesi fa), e che ha lo scopo di facilitare lo spostamento di risorse e mezzi bellici all’interno e all’esterno dell’Unione.

Il problema non è burocratico, per quanto anche su questo lato stanno cercando di ridurre pratiche e controlli. Il nodo della mobilità militare è innanzitutto riguardante la capacità delle infrastrutture esistenti di garantire il trasporto di strumenti su vie e ferrovie progettate per il trasporto «in tempo di pace».

Anche in questo caso, dunque, si osserva la sempre maggiore pervasività della dimensione dual-use, ovvero dell’opportunità di spendere sul piano militare studi, iniziative e investimenti in ambito civile. È parte della transizione del nostro modello di sviluppo verso un’economia e una società sempre più orientate alla guerra.

Nell’epoca dei chip e dell’informatica, ovviamente anche la digitalizzazione è parte integrante di questo sforzo bellico. L’accordo Leonardo-RFI dovrà servire, infatti, a identificare architettura e funzionalità della piattaforma digitale che deve gestire la circolazione legata alla Militar Mobility.

Nell’assolvere questo compito, Leonardo metterà in campo alcune delle sue più avanzati strumenti e tecniche legate all’Intelligenza Artificiale. L’enorme quantità di dati sarà processata grazie all’HPC (High Performance Computing) davinci-1, uno dei computer più avanzati di tutto il settore aerospaziale.

Dunque, procede il piano di trasformazione dell’UE in una compiuta e autonoma potenza geostrategica, come espressione dell’imperialismo europeo. I progetti sulla mobilità non sono marginali, e hanno una lunga storia: la TAV mantiene ancora un valore strategico proprio perché sarebbe un corridoio fondamentale in un’Unione Europea ben armata.

Questa svolta da economia bellica è utile innanzitutto come risposta alla crisi economica e all’incapacità della classe dirigente di fare fronte ai costi che sta imponendo ai settori popolari. Macron lo ha detto in maniera esplicita e l’importanza che può assumere un certo keynesismo militare in un paese imperialista ce l’abbiamo davanti agli occhi con gli USA.

Nella prospettiva della “guerra mondiale a pezzi” che viviamo, è poi utile come preparazione a un confronto militare che non è più così improbabile come poteva sembrare alcuni anni fa.

La «Schengen militare» è un’esigenza espressa anche da Washington, e perciò su di essa le due sponde dell’Alleanza atlantica lavorano insieme, contro i paesi che emergono nell’ormai conclamato scenario multipolare.

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