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13/07/2024

Le banche italiane fanno più profitti della media mondiale

Le banche italiane hanno aumentato i profitti nel 2023 del +72% rispetto all’anno precedente, quintuplicando il risultato medio aggregato mondiale (+14%) e quasi raddoppiando il risultato europeo (+41%), dietro solo agli istituti svizzeri (+155%).

I dati sono stati pubblicati dalla rivista specializzata The Banker, che ha rilasciato la graduatoria 2024 relativa ai bilanci del 2023 sulle “Top 1.000 world bank”, classificati in base ai profitti lordi.

In termini aggregati, The Banker riposta che i profitti lordi registrati sono stati la stratosferica cifra di 1,53 trilioni di dollari, ossia 1,53 miliardi di miliardi, denominati in valuta statunitense.

Il rialzo dei tassi di interesse deciso dalla politica monetaria delle maggiori banche centrali del mondo nel 2023, aumentando il costo del denaro, ha spinto al rialzo gli utili delle maggiori banche globali.

La classifica è dominata dalle banche cinesi e statunitensi, che occupano i primi dieci posti della graduatoria, con i primi quattro appannaggio degli istituti del dragone (Industrial and commercial bank of China, China construction bank, Agricoltural bank of China, Bank of China).

Per trovare istituti con sede fiscale in Europa si deve arrivare nella seconda decina, con un istituto britannico al 11° posto (Hsbc), due francesi al 13° e 14° posto (Credit agricol e Bnp paribas) e uno spagnolo 20° (Banco Santander).

In valori assoluti, i profitti maggiori sono stati registrati dal gruppo statunitense JP Morgan (+61,5 miliardi di dollari), che ha battuto il colosso cinese Icbc nonostante quest’ultimo detenga asset totali superiori dell’80% rispetto all’istituto a stelle e strisce.

Il rialzo dei tassi e l’aumento degli utili per le banche hanno sottratto capitali all’economia reale, rendendo più difficile il rientro dai prestiti (più cari) da parte dei debitori.

Infatti, secondo The Banker i prestiti classificati come “stage 2”, quelli secondo cui il rischio per il creditore è in aumento rispetto alle sue performance di bilancio, hanno segnato un forte incremento, soprattutto – tra gli altri – in Germania (+10%).

Tornando all’Italia, rispetto a quanto pubblicato dalla rivista specializzata, possiamo dire che le mobilitazioni che chiedevano di tassare gli extra profitti delle banche italiane avevano ragioni da vendere.

Al contrario, il governo Meloni ha emanato un provvedimento che, anziché redistribuire la ricchezza accumulata sfruttando le molteplici crisi degli ultimi anni, in realtà non ha intaccato minimamente i patrimoni degli istituti finanziari nostrani.

Come se non bastasse, il governo sta discutendo un disegno di legge che intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, ridurre al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile, e soprattutto, eliminare dalla Relazione governativa annuale la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani.

La subordinazione del governo Meloni ai grandi capitali finanziari, in Italia rappresentati soprattutto dal gruppo Unicredit di Andrea Orcel e da Intesa San Paolo di Carlo Messina, non potrebbe essere più chiaro.

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