Di fronte ad un nuovo ribasso delle stime di crescita globale da parte del Fmi ci si aspetterebbe, a livello di politica istituzionale, una qualche riflessione pubblica. Ma sarebbe un'attesa vana. Questo ceto politico non rappresenta alcuna alternativa, anche all'interno del capitalismo, al modello fallimentare dell'economia e della finanza dei neoclassici. Da tempo poi risponde di fatto ad interessi sempre meno nazionali. A parte Mediaset e le coop è difficile infatti trovare qualche altra base materiale nazionale nell'alleanza, sempre meno "strana", tra Pdl e Pd. Qualcosa però all'elettorato bisogna pur raccontare e quindi vai con lo sceneggiato televisivo (si svolge soprattutto sul piccolo schermo) "Imu, Iva e patti di stabilità". Sceneggiato la cui sorte di programmazione è legata all'esito dell'altra grande soap opera televisiva quella delle notti di Arcore e degli affari di Mediaset che è comunque vicina a puntate decisive (girate nelle aule dei tribunali). Ma tutta questa sovrastruttura di bassa qualità spettacolare non incide sulla sostanza. Che è identificabile con segnali apparentemente incoraggianti provenienti dalla borsa di Milano. Segni più nell'indice, sincronici rispetto ad altre borse, legati alla convinzione che il quantitative easing americano (leggi moneta creata dal nulla) continuerà proprio a causa della crisi economica.
L'intervento di Bce-Ue-Fmi in Grecia conferma poi nelle borse l'impressione, sul piano della "stabilità" della moneta europea, che ogni mezzo necessario passerà sulla pelle delle popolazioni per mantenere la moneta. E questo nonostante il segno meno sulle esportazioni tedesche, vero campanello di allarme sulle difficoltà non di un paese ma di un continente che ha eletto la Germania a paese leader. Già perche se c'è una tendenza confermata è questa: gli indici di borsa si gonfiano grazie agli interventi delle banche centrali (o si sgonfiano quando questi interventi sono in forse) e sono sostanzialmente indifferenti allo sgretolarsi dei fondamentali economici. La revisione al ribasso delle stime del Fmi, un medico dal quale comunque è bene non accettare mai medicine, indica infatti un rischio esplosione bolle piuttosto prolungato a livello globale. In poche parole: trading, finanza e giochi di scambio sulla moneta si tengono in vita (in molti casi piuttosto bene anche se del diman non v'è certezza) grazie all'intervento pubblico (le banche centrali, comunque gli stati in ultima istanza).
E' persino scomparsa l'attenzione alle banche "too big to fail", troppo grandi per fallire intese come pistola puntata alla tempia dei bilanci pubblici in caso di crisi. Tema questo di 5 anni fa che per quanto occultato non rimuove l'esistenza di banche too big to fail in Germania, come la Deutsche Bank, che esercitano la propria influenza sul comportamento delle istituzioni europee.
Allo stesso tempo però con i cosiddetti fondamentali dell'economia piuttosto deboli a livello continentale e globale, frutto anche di ben note quanto dimenticate leggi sulla crisi del saggio di profitto, rimane permanente il rischio esplosione di bolle finanziarie causa squilibrio tra liquidità, merci e potere d'acquisto. In questo scenario, che ha acuito il proprio peso in Italia lungo lo scorso decennio, le discussioni del ceto politico ufficiale del nostro paese si alternano tra il surreale e il lunare. Siamo di fronte a decenni (da proiezioni ufficiali non secondo chiacchiere) di crescita zero, segno del fallimento conclamato di un modello di sviluppo anche seguendo le regole che si è dato, e di disoccupazione di massa e dove è la discussione? Quando non è sulla data dei processi a Berlusconi è sul rimpallo delle responsabilità sulla sorte di Imu e Iva come se il loro storno contabile cambiasse davvero qualcosa. Oppure sulla manciata di posti di lavoro, a tempo determinato, da creare nei prossimi anni. Qui i fatti sono due, e sono entrambi veri: a) questo paese ha un ceto politico mainstream che si sente sostanzialmente intoccabile qualsiasi cosa accada b) chi occupa le istituzioni in Italia non si rende conto che sta ponendo le condizioni per una sua brutale sostituzione.
Quello che poi stupisce sono le narrazioni impiegatizie, prive di contenuti e di senso del dramma che sta attraversando il paese da parte dei progressisti. Prendiamo Pippo Civati: ma di cosa sta parlando? Perché oltre al mondo a parte (fatto di amici su facebook, follower su twitter, dichiarazioni alla stampa e alla tv, vere e proprie chiusure autoreferenziali di una politica convinta di parlare a qualcuno) da cui proviene siamo alla solita formula tratta dal vernacolo della politica nazionale (del genere "il ritorno del centrosinistra") totalmente priva dei temi reali (crollo del modello di sviluppo neoclassico, banche, governance ue etc). Certamente non va meglio quando si sfiorano via agenzie di stampa i temi continentali (quelli che determinano ciò che accade in Italia). Susanna Camusso ha infatti rilasciato, qualche giorno fa, una dichiarazione all'agenzia Agi in linea con il nonsense espresso da Civati. La segretaria della Cgil ha infatti parlato di "necessità di revisione del Fiscal Compact". Come, con chi, attraverso quali strumenti e con quali tappe non è dato saperlo. Ma soprattutto non si capisce cosa significhi "revisione" di un patto che chiede decine di miliardi di tagli l'anno, per un ventennio, tra una quindicina di mesi. La Camusso vuole lasciarci almeno il caffè del condannato? E' evidente che il ceto politico ufficiale sta perdendo tempo in attesa del prossimo stato di emergenza. Quello che, secondo la loro visione e dalle loro televisioni, permetterà di dire che "non ci sono alternative" alla nuova ondata di tagli.
Victor Hugo scrisse I miserabili avendo davanti agli occhi le classi popolari dell'epoca, i loro vizi, le loro miserie, la loro genialità e i momenti di fratellanza. I nostri miserabili sono invece al potere. Senza momenti di fratellanza, e questo è scontato, e anche senza genialità. Restano i loro vizi e le loro miserie che ci vengono regalati a profusione. E così, di fronte ad un paese impietrito, riparte sempre uguale la patetica discussione sulle regole della prossima scadenza del Pd (stavolta il congresso) e le invettive sui "magistrati politicizzati", per riprendere il vuoto vernacolo del centrodestra. In ogni caso l'eterno ritorno dell'identicamente banale nella speranza che, se proprio catastrofe deve essere, che le tenebre possano almeno ingoiarseli tutti.
redazione
10 luglio 2013
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