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01/10/2013

Siria, nasce l'Esercito islamico

A pochi giorni dall'approvazione della risoluzione Onu sullo smantellamento delle armi chimiche del regime siriano, la realtà sul campo rende sempre più difficile immaginare come e in che tempi possa avvenire la distruzione dell'arsenale chimico di Damasco. Nell'intervista di ieri rilasciata a RaiNews24, Bashar al-Assad ha dichiarato che i suoi soldati faranno il possibile per garantire la sicurezza degli ispettori che verranno, ma il problema è come procedere nei siti che si trovano nelle aree conquistate dai ribelli, sempre più divisi tra loro e fuori controllo.

"L'Occidente e i Paesi del Golfo non permettano all'opposizione siriana di far fallire l'accordo sullo smantellamento delle armi chimiche". Proprio mentre il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov consegnava il suo monito al quotidiano Kommersant, da qualche parte in Siria 43 gruppi islamisti davano ufficialmente vita all' "Esercito dell'Islam", decretando un'ulteriore rottura con la Coalizione d'opposizione siriana dopo l'annuncio, la settimana scorsa, della formazione dell' "Alleanza islamica" capitanata dal fronte al-Nusra e dai salafiti di Ahrar al-Sham.

43 gruppi di ribelli coinvolti ma, come riferiscono alcuni quotidiani, al-Nusra e Ahrar al-Sham non ne farebbero parte, nonostante la comunanza di scopi, tra cui l'abbattimento di Assad e l'instaurazione della Sharia. E' stato diffuso però il nome del comandante della coalizione: Sheikh Mohammed Zahran Alloush, fondatore della milizia islamista Liwa al-Islam, che opera soprattutto nelle zone di Ghouta e Douma a est di Damasco.

Nelle ultime settimane si erano accentuate le divisioni e gli scontri armati tra i vari gruppi islamisti più o meno affiliati ad al-Qaeda e l'emergere di un terzo fronte - oltre all'Alleanza islamica e all'Esercito siriano libero - non lascia certo speranze al ricompattamento dell'Opposizione, richiesto a gran voce dalla Coalizione siriana dopo la promessa dell'Arabia Saudita di finanziare un "esercito nazionale" con 100 milioni di dollari. L'Esercito libero siriano, dal canto suo, sta tentando di arginare il fenomeno dell'abbandono dei suoi comandanti dopo che molti di loro, nelle ultime settimane, avevano lasciato in massa le sue fila. E con gli scontri degli ultimi giorni tra il fronte al-Nusra e le milizie curde per il controllo del gas nel Nord del paese, la galassia ribelle siriana sembra fare acqua da tutte le parti.

Le divisioni interne all'opposizione siriana sembrano aver lasciato indifferente Riyadh che, disposta a tutto pur di non perdere il ruolo di interlocutore statunitense nella regione soprattutto per quel che riguarda Damasco, non ha gradito le aperture di Washington a Teheran e la possibilità che la Repubblica islamica si ritagli un nuovo ruolo decisionale in Medio Oriente. E così, come ha dichiarato il ministro degli esteri saudita Saud al-Faisal parlando al gruppo degli "Amici della Siria", ha deciso di "intensificare il sostegno politico, economico e militare all'opposizione siriana, per modificare gli equilibri di potere sul terreno " in Siria. Una decisione che modificherà sì gli equilibri, ma quelli interni alla stessa opposizione.

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