A pochi giorni dall'approvazione della risoluzione Onu sullo smantellamento delle armi chimiche del
regime siriano, la realtà sul campo rende sempre più difficile
immaginare come e in che tempi possa avvenire la distruzione
dell'arsenale chimico di Damasco. Nell'intervista di ieri rilasciata a RaiNews24, Bashar al-Assad
ha dichiarato che i suoi soldati faranno il possibile per garantire la
sicurezza degli ispettori che verranno, ma il problema è come procedere
nei siti che si trovano nelle aree conquistate dai ribelli, sempre più
divisi tra loro e fuori controllo.
"L'Occidente e i Paesi del Golfo non permettano all'opposizione
siriana di far fallire l'accordo sullo smantellamento delle armi
chimiche". Proprio mentre il ministro degli esteri russo Sergei
Lavrov consegnava il suo monito al quotidiano Kommersant, da qualche
parte in Siria 43 gruppi islamisti davano ufficialmente vita all'
"Esercito dell'Islam", decretando un'ulteriore rottura con la Coalizione
d'opposizione siriana dopo l'annuncio, la settimana scorsa, della
formazione dell' "Alleanza islamica" capitanata dal fronte al-Nusra e
dai salafiti di Ahrar al-Sham.
43 gruppi di ribelli coinvolti ma, come riferiscono alcuni quotidiani, al-Nusra e Ahrar al-Sham
non ne farebbero parte, nonostante la comunanza di scopi, tra cui
l'abbattimento di Assad e l'instaurazione della Sharia. E' stato diffuso
però il nome del comandante della coalizione: Sheikh Mohammed Zahran Alloush, fondatore della milizia islamista Liwa al-Islam, che opera soprattutto nelle zone di Ghouta e Douma a est di Damasco.
Nelle ultime settimane si erano accentuate le divisioni e gli scontri armati tra i vari gruppi islamisti più o meno affiliati ad al-Qaeda e l'emergere di un terzo fronte - oltre all'Alleanza islamica e all'Esercito siriano libero - non lascia certo speranze al ricompattamento dell'Opposizione, richiesto a gran voce dalla Coalizione siriana dopo la promessa dell'Arabia Saudita di finanziare un "esercito nazionale" con 100 milioni di dollari.
L'Esercito libero siriano, dal canto suo, sta tentando di arginare il
fenomeno dell'abbandono dei suoi comandanti dopo che molti di loro,
nelle ultime settimane, avevano lasciato in massa le sue fila. E con gli
scontri degli ultimi giorni tra il fronte al-Nusra e le milizie curde
per il controllo del gas nel Nord del paese, la galassia ribelle siriana
sembra fare acqua da tutte le parti.
Le divisioni interne all'opposizione siriana sembrano aver
lasciato indifferente Riyadh che, disposta a tutto pur di non perdere il
ruolo di interlocutore statunitense nella regione soprattutto per quel
che riguarda Damasco, non ha gradito le aperture di Washington a Teheran
e la possibilità che la Repubblica islamica si ritagli un nuovo ruolo
decisionale in Medio Oriente. E così, come ha dichiarato il ministro
degli esteri saudita Saud al-Faisal parlando al gruppo degli "Amici
della Siria", ha deciso di "intensificare il sostegno politico,
economico e militare all'opposizione siriana, per modificare gli
equilibri di potere sul terreno " in Siria. Una decisione che modificherà sì gli equilibri, ma quelli interni alla stessa opposizione.
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