Dice il Presidente della Repubblica che è nata dalla Resistenza e che
ha l’antifascismo come valore fondante, insomma per quanto possa
sembrar strano stiamo parlando di Giorgio Napolitano: «Almirante ha avuto il merito
di contrastare impulsi e comportamenti anti-parlamentari che tendevano
periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le
istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno
stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei
toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo
confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un
superiore senso dello Stato».
Ripassiamo un po’ di storia.
Giorgio Almirante fu tra i firmatari nel 1938 del Manifesto della razza e dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come
segretario di redazione. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale
Giorgio Almirante fu arruolato, ed inviato a combattere nella Campagna
del Nordafrica.
Dopo l’8 settembre, Almirante aderì alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana
arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di
capomanipolo. Il 30 aprile 1944 Almirante fu nominato capo gabinetto del
ministero della Cultura Popolare presieduto da Fernando Mezzasoma.
Divenne poi tenente della brigata nera, dipendente
sempre dal Minculpop occupandosi della lotta contro i partigiani, in
particolare nella Val d’Ossola e nel grossetano.
Il 10 aprile 1944, apparve un manifesto firmato da Almirante in cui si decretava la pena della fucilazione per tutti i partigiani
che non avessero deposto le armi e non si fossero prontamente arresi.
Rimase in clandestinità dal 25 aprile 1945 fino al settembre 1946, pur
non essendo ufficialmente ricercato.
Partecipò alla fondazione dei Fasci di Azione Rivoluzionaria insieme a Pino Romualdi e Clemente Graziani nell’autunno del 1946.
Il
5 maggio 1958 al termine di un comizio a Trieste, Almirante è
denunciato dalla Questura per «Vilipendio degli Organi Costituzionali
dello Stato».
Il 16 giugno 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto Vincenzo De Franco
chiede alla Camera dei Deputati l’autorizzazione a procedere contro
Giorgio Almirante per i reati di “Pubblica Istigazione ad Attentato
contro la Costituzione“ ed “Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato”.
L’autorizzazione venne concessa il 3 luglio 1974 dalla Camera dei
deputati, con la contrarietà del solo MSI. Il segretario missino aveva
infatti affermato durante il congresso del partito, con chiaro
riferimento ai regimi di Salazar, Papadopoulos e Franco: «I nostri
giovani devono prepararsi all’attacco prima che altri lo facciano. Da
esso devono conseguire risultati analoghi a quelli conquistati in altri
paesi d’Europa quali il Portogallo, la Grecia e la Spagna».
Così,
nel 1974 ne parla la questura di Roma: «Il dr. Giorgio Almirante,
segretario della giunta esecutiva del Movimento Sociale italiano, già
redattore capo di ‘Il Tevere’ e di ‘Difesa della razza”, capo Gabinetto
del ministero della Cultura popolare della pseudo Repubblica di Salò, è
stato deferito alla Commissione Provinciale per il confino quale
elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo
per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e
particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori
delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività,
tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e
alla dignità del paese».
Il terrorista neofascista Vincenzo Vinciguerra – reo confesso della strage di Peteano – racconta nel 1982 di un Almirante che procura 35.000 dollari al terrorista Carlo Cicuttini,
dirigente del MSI friulano, coautore della strage e autore della
telefonata trappola che portò i carabinieri alla autobomba, affinché
modificasse la sua voce durante la sua latitanza in Spagna con un
intervento alle corde vocali. Nel giugno del 1986, a seguito
dell’emersione dei documenti che provavano il passaggio del denaro
tramite una banca di Lugano, il Banco di Bilbao e il Banco Atlantico,
Giorgio Almirante e l’avvocato goriziano Eno Pascoli vennero rinviati a
giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato
verso i due terroristi neofascisti. Pascoli verrà condannato per il
fatto; Almirante invece, dopo un’iniziale condanna, si fece più volte
scudo dell’immunità parlamentare anche per sottrarsi agli interrogatori
fin quando si avvalse di un’amnistia grazie alla quale uscì
definitivamente dal processo.
Ernesto De Marzio, capogruppo del MSI alla Camera ha raccontato di aver presenziato, nel 1970, ad un incontro tra Junio Valerio Borghese ed Almirante
nel corso del quale quest’ultimo, alle richieste di adesione
all’imminente colpo di stato avanzate da Borghese, avrebbe risposto:
«Comandante, se parliamo di politica e tu sei dei nostri devi seguire le
mie direttive: ma se il terreno si sposta sul campo militare allora
saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni».
L’ammiraglio Gino Birindelli, presidente del MSI dal 1972 al 1974 e precedentemente in contatto con Ordine Nero, racconta in un’intervista del 2005,
e l’ex ministro La Russa che a quei tempi frequentava i “sanbabilini”
dovrebbe ricordarselo, l’atteggiamento di copertura tenuto dal partito
di Almirante nei confronti degli assassini dell’agente di polizia Antonio Marino.
Per
finire, ricordiamo le felicitazioni di Almirante ad Augusto Pinochet
dopo il golpe contro Allende, per le quali fu pubblicamente ringraziato
dallo stesso generale.
Forse Napolitano queste cose se le è
scordate. Forse è troppo vecchio per fare il presidente di questa nostra
Repubblica. Forse è il caso che si dimetta. O che qualcuno ne chieda la
rimozione. Prima che se ne esca con la rivalutazione storica di Benito
Mussolini: “Che quando c’era lui i treni arrivavano in orario”.
Fonte
Napolitano fa davvero vomitare!
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