di Michele Paris
Per il governo americano e il regime ucraino filo-occidentale
esistono pochi dubbi sulle responsabilità dell’abbattimento dell’aereo
di linea della Malaysia Airlines MH17 nei cieli del paese dell’Europa
orientale in guerra. A lanciare il missile nella giornata di giovedì
sarebbero stati i ribelli filo-russi con armamenti ottenuti da
Mosca o sottratti a Kiev in grado di raggiungere l’altezza alla quale si
trovava il velivolo al momento dell’impatto.
Se i media
ufficiali in Occidente hanno subito assecondato quasi interamente la
versione di Kiev e Washington, a poche ore dalla tragedia che ha causato
la morte di quasi 300 persone gli interrogativi sono più numerosi delle
certezze.
I servizi di sicurezza ucraini hanno subito presentato
quelle che sarebbero le prove della responsabilità dei ribelli, vale a
dire registrazioni audio nelle quali alcuni di questi ultimi discutono
dell’abbattimento del velivolo commerciale per errore.
Il punto
centrale della questione appare tuttavia la disponibilità dei sistemi
missilistici adeguati a raggiungere un aereo che volava a oltre 10 mila
metri di altezza. Sia Mosca che Kiev e Washington sembrano essere
d’accordo sul fatto che un missile abbia raggiunto il velivolo della
Malaysia Airlines grazie ad un sistema di lancio denominato Buk.
Secondo
gli ucraini, questo sistema sarebbe stato fornito segretamente dalla
Russia ai ribelli, anche se non vi sono prove al riguardo se non un
filmato, la cui autenticità non è stata verificata in maniera
indipendente, nel quale si vede un sistema di lancio Buk, in fase di
trasferimento dalla zona controllata dai separatisti verso il confine
russo, dal quale manca un missile, presumibilmente quello usato per
l’attentato.
Se però il Cremlino avesse avuto interesse a fornire
ai ribelli gli armamenti necessari all’abbattimento di aerei, non è
chiaro il motivo per cui avrebbe scelto il sistema Buk, necessario in
sostanza per intercettare velivoli civili. Escludendo che i ribelli
abbiano alcun interesse – o possano trarre vantaggio – a colpire
intenzionalmente aerei civili, le armi già in loro possesso – non in
grado di raggiungere le altitudini a cui volano gli aerei commerciali –
avevano già consentito l’abbattimento di velivoli militari provenienti
da Kiev nelle scorse settimane.
Gli
stessi ribelli, però, a fine giugno avevano annunciato la conquista di
una base militare delle forze governative, grazie alla quale avevano
messo le mani su varie armi, tra cui, a loro dire, il sistema di lancio
Buk.
In tal caso, apparirebbe plausibile l’ipotesi che il velivolo sia
stato abbattuto perché scambiato per un aereo militare delle forze
ucraine. Dopo l’abbattimento, tuttavia, i leader ribelli hanno sostenuto
di non avere a disposizione nessuna batteria di questo genere, mentre
vari esperti hanno fatto notare come l’utilizzo del sistema di lancio
Buk richieda un adeguato addestramento.
Se eventuali
responsabilità dirette della Russia sembrano doversi scartare a priori, è
ragionevole piuttosto prendere in considerazione le capacità e gli
interessi del regime ucraino. Non solo le forze armate di Kiev
posseggono i sistemi di lancio Buk, ma una di queste batterie anti-aeree
era operativa giovedì nell’area dove era avvenuto il disastro, cioè nei
pressi della città di Donetsk.
Questa notizia è stata diffusa
dal ministero della Difesa di Mosca dopo che i radar russi avrebbero
intercettato attività missilistiche nella giornata di giovedì. In
seguito all’abbattimento e alle accuse della Russia, il governo ucraino
ha smentito categoricamente questa ipotesi.
Secondo altri
resoconti giornalistici, poi, il velivolo malese che viaggiava da
Amsterdam a Kuala Lumpur era stato affiancato fino a 3 minuti prima
della sparizione dai radar da due aerei da guerra ucraini. Come se non
bastasse, altri ancora hanno parlato di un possibile insolito cambio di
rotta che avrebbe portato il velivolo proprio al di sopra della regione
orientale dell’Ucraina dove infuria il conflitto tra le forze
governative e i ribelli.
Più in generale, in molti si sono
chiesti la ragione per cui la Malaysia Airlines e altre compagnie
soprattutto asiatiche continuino a sorvolare lo spazio aereo
dell’Ucraina orientale vista la situazione di guerra. Tanto più che, ad
esempio, la FAA americana (Federal Aviation Administration) aveva
sconsigliato questa rotta fin dall’annessione russa della Crimea nel
mese di marzo.
Ampio
spazio soprattutto sui siti di informazione alternativa ha avuto infine
la serie di tweet inviati nei minuti seguiti al disastro da un addetto
alla torre di controllo dell’aeroporto di Kiev di nazionalità spagnola,
il quale ha sostenuto che l’aereo è stato abbattuto dai militari
ucraini. L’ordine sarebbe però partito dal ministero dell’Interno e non
da quello della Difesa, lasciando intendere gravi divisioni interne al
regime golpista.
Se lo scenario sembra dunque ancora confuso, ciò
che appare del tutto evidente è che l’abbattimento dell’aereo malese e
la frettolosa assegnazione della responsabilità ai ribelli pur senza
prove concrete favoriscono le manovre di Kiev e di Washington in
relazione alla crisi Ucraina.
Infatti, la tragedia verrà sfruttata per alzare il livello dello
scontro con Mosca, dopo l’annuncio avvenuto questa settimana delle nuove
sanzioni americane ed europee nei confronti della Russia, e per
giustificare la violenta offensiva in preparazione contro le ultime
roccaforti rimaste in mano ai ribelli.
Il presidente Putin, da
parte sua, giovedì aveva correttamente accusato il regime di Kiev e i
suoi sponsor occidentali per avere creato le condizioni attualmente
esistenti in Ucraina orientale che hanno portato all’abbattimento
dell’aereo. Venerdì, invece, Putin ha abbassato i toni, in linea con i
tentativi di riconciliazione delle ultime settimane, chiedendo un
cessate il fuoco non solo per consentire un’indagine sul disastro aereo
ma anche per riaprire il dialogo e trovare una soluzione diplomatica
alla crisi ucraina.
Per quanto riguarda le indagini
sull’abbattimento, si stanno moltiplicando gli appelli per un’inchiesta
internazionale indipendente, per la quale la Russia è sembrata dare la
propria approvazione. Intanto, l’FBI e l’NTSB americana (National
Transportation Safety Board) hanno però già annunciato di essere
intenzionati a mandare propri uomini in Ucraina per “assistere” gli
investigatori.
I resti del velivolo si trovano in territorio
controllato dai ribelli filo-russi e le notizie sul ritrovamento delle
due scatole nere del velivolo sono state finora contraddittorie. Se
alcuni giornali hanno sostenuto che i ribelli invieranno le scatole nere
a Mosca, il governo russo ha fatto sapere di volerle mettere a
disposizione dell’indagine internazionale.
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