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20/07/2014

Ucraina, il terrore è in volo

di Michele Paris

Per il governo americano e il regime ucraino filo-occidentale esistono pochi dubbi sulle responsabilità dell’abbattimento dell’aereo di linea della Malaysia Airlines MH17 nei cieli del paese dell’Europa orientale in guerra. A lanciare il missile nella giornata di giovedì sarebbero stati i ribelli filo-russi con armamenti ottenuti da Mosca o sottratti a Kiev in grado di raggiungere l’altezza alla quale si trovava il velivolo al momento dell’impatto.

Se i media ufficiali in Occidente hanno subito assecondato quasi interamente la versione di Kiev e Washington, a poche ore dalla tragedia che ha causato la morte di quasi 300 persone gli interrogativi sono più numerosi delle certezze.

I servizi di sicurezza ucraini hanno subito presentato quelle che sarebbero le prove della responsabilità dei ribelli, vale a dire registrazioni audio nelle quali alcuni di questi ultimi discutono dell’abbattimento del velivolo commerciale per errore.

Il punto centrale della questione appare tuttavia la disponibilità dei sistemi missilistici adeguati a raggiungere un aereo che volava a oltre 10 mila metri di altezza. Sia Mosca che Kiev e Washington sembrano essere d’accordo sul fatto che un missile abbia raggiunto il velivolo della Malaysia Airlines grazie ad un sistema di lancio denominato Buk.

Secondo gli ucraini, questo sistema sarebbe stato fornito segretamente dalla Russia ai ribelli, anche se non vi sono prove al riguardo se non un filmato, la cui autenticità non è stata verificata in maniera indipendente, nel quale si vede un sistema di lancio Buk, in fase di trasferimento dalla zona controllata dai separatisti verso il confine russo, dal quale manca un missile, presumibilmente quello usato per l’attentato.

Se però il Cremlino avesse avuto interesse a fornire ai ribelli gli armamenti necessari all’abbattimento di aerei, non è chiaro il motivo per cui avrebbe scelto il sistema Buk, necessario in sostanza per intercettare velivoli civili. Escludendo che i ribelli abbiano alcun interesse – o possano trarre vantaggio – a colpire intenzionalmente aerei civili, le armi già in loro possesso – non in grado di raggiungere le altitudini a cui volano gli aerei commerciali – avevano già consentito l’abbattimento di velivoli militari provenienti da Kiev nelle scorse settimane.

Gli stessi ribelli, però, a fine giugno avevano annunciato la conquista di una base militare delle forze governative, grazie alla quale avevano messo le mani su varie armi, tra cui, a loro dire, il sistema di lancio Buk.
In tal caso, apparirebbe plausibile l’ipotesi che il velivolo sia stato abbattuto perché scambiato per un aereo militare delle forze ucraine. Dopo l’abbattimento, tuttavia, i leader ribelli hanno sostenuto di non avere a disposizione nessuna batteria di questo genere, mentre vari esperti hanno fatto notare come l’utilizzo del sistema di lancio Buk richieda un adeguato addestramento.

Se eventuali responsabilità dirette della Russia sembrano doversi scartare a priori, è ragionevole piuttosto prendere in considerazione le capacità e gli interessi del regime ucraino. Non solo le forze armate di Kiev posseggono i sistemi di lancio Buk, ma una di queste batterie anti-aeree era operativa giovedì nell’area dove era avvenuto il disastro, cioè nei pressi della città di Donetsk.

Questa notizia è stata diffusa dal ministero della Difesa di Mosca dopo che i radar russi avrebbero intercettato attività missilistiche nella giornata di giovedì. In seguito all’abbattimento e alle accuse della Russia, il governo ucraino ha smentito categoricamente questa ipotesi.

Secondo altri resoconti giornalistici, poi, il velivolo malese che viaggiava da Amsterdam a Kuala Lumpur era stato affiancato fino a 3 minuti prima della sparizione dai radar da due aerei da guerra ucraini. Come se non bastasse, altri ancora hanno parlato di un possibile insolito cambio di rotta che avrebbe portato il velivolo proprio al di sopra della regione orientale dell’Ucraina dove infuria il conflitto tra le forze governative e i ribelli.

Più in generale, in molti si sono chiesti la ragione per cui la Malaysia Airlines e altre compagnie soprattutto asiatiche continuino a sorvolare lo spazio aereo dell’Ucraina orientale vista la situazione di guerra. Tanto più che, ad esempio, la FAA americana (Federal Aviation Administration) aveva sconsigliato questa rotta fin dall’annessione russa della Crimea nel mese di marzo.

Ampio spazio soprattutto sui siti di informazione alternativa ha avuto infine la serie di tweet inviati nei minuti seguiti al disastro da un addetto alla torre di controllo dell’aeroporto di Kiev di nazionalità spagnola, il quale ha sostenuto che l’aereo è stato abbattuto dai militari ucraini. L’ordine sarebbe però partito dal ministero dell’Interno e non da quello della Difesa, lasciando intendere gravi divisioni interne al regime golpista.

Se lo scenario sembra dunque ancora confuso, ciò che appare del tutto evidente è che l’abbattimento dell’aereo malese e la frettolosa assegnazione della responsabilità ai ribelli pur senza prove concrete favoriscono le manovre di Kiev e di Washington in relazione alla crisi Ucraina.
Infatti, la tragedia verrà sfruttata per alzare il livello dello scontro con Mosca, dopo l’annuncio avvenuto questa settimana delle nuove sanzioni americane ed europee nei confronti della Russia, e per giustificare la violenta offensiva in preparazione contro le ultime roccaforti rimaste in mano ai ribelli.

Il presidente Putin, da parte sua, giovedì aveva correttamente accusato il regime di Kiev e i suoi sponsor occidentali per avere creato le condizioni attualmente esistenti in Ucraina orientale che hanno portato all’abbattimento dell’aereo. Venerdì, invece, Putin ha abbassato i toni, in linea con i tentativi di riconciliazione delle ultime settimane, chiedendo un cessate il fuoco non solo per consentire un’indagine sul disastro aereo ma anche per riaprire il dialogo e trovare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina.

Per quanto riguarda le indagini sull’abbattimento, si stanno moltiplicando gli appelli per un’inchiesta internazionale indipendente, per la quale la Russia è sembrata dare la propria approvazione. Intanto, l’FBI e l’NTSB americana (National Transportation Safety Board) hanno però già annunciato di essere intenzionati a mandare propri uomini in Ucraina per “assistere” gli investigatori.

I resti del velivolo si trovano in territorio controllato dai ribelli filo-russi e le notizie sul ritrovamento delle due scatole nere del velivolo sono state finora contraddittorie. Se alcuni giornali hanno sostenuto che i ribelli invieranno le scatole nere a Mosca, il governo russo ha fatto sapere di volerle mettere a disposizione dell’indagine internazionale.

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