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04/09/2014

La Nato Atlantica di Obama-Cameron, sceriffo planetario


I leader occidentali al summit ‘cruciale’ della Nato dove tutto sembra già deciso dall’Asse anglo-atlantico Obama e Cameron. La Russia il primo ‘bersaglio’ sulla partita Ucraina. I boia del Califfo vengono dopo. Gli Usa chiedono agli alleati Nato più spese militari. La Nato tornerà a Baghdad.

Le dichiarazioni dei leader politici occidentali al tavolo Nato sono formalmente la rincorsa dell’ovvio, tutti a sostenere l’Ucraina, tutti a condannare la Russia, tutti a prendere atto che lo Stato Islamico del Califfo ha dichiarato guerra al mondo. Quelle che segnano la differenza sono quindi le sfumature. Ad esempio l’italiano insistere sulla necessità di una ‘soluzione politica’ tra Keiv e Mosca, quel «dobbiamo evitare che la Nato sia percepita come un ulteriore fattore conflittuale», detto da Renzi che segna la differenza con l’asse Washington-Londra e il comando Nato delegato.

Dunque, il democratico Barack Obama e il conservatore David Cameron uniti nella lotta, a sostegno dell’Ucraina nella crisi con la Russia. Lo fanno in un intervento congiunto pubblicato sul quotidiano ‘The Times’ alla vigilia del vertice, quasi a dare la ‘linea’ ai partner minori. «La Russia ha violato le regole con la sua annessione illegale e autoproclamata della Crimea [...] minando le fondamenta di uno Stato sovrano», affermano i due, immemori del Kosovo. «La Russia non è più un partner della Nato, quindi come rendere sicura l’Europa con questa Russia». Tutti e di fretta verso il riarmo.

Obama e Cameron bacchettano gli altri membri della Nato che non spendono almeno il 2% del loro Pil in armamenti, «Per mostrare che la nostra risolutezza collettiva è più forte che mai». Per la verità nessuno aveva mai deciso quel 2%, salvo vecchie richieste di Obama, e pochi in Europa se lo potranno permettere, assieme ai catastrofici F35 americani. Obama-Cameron confermano la sfida alla Russia a ridosso dei suoi confini, oltre a una forza di reazione rapida di forze speciali terrestri, aeree e marittime che potrebbero essere «dispiegate ovunque nel mondo e in tempi molto rapidi».

Poi, finalmente, si parla anche di IS, decapitazione e Califfo. Sempre l’asse Washington – Londra. Non si pagano riscatti ma si salderà il conto in altre maniere «Con chi, in Iraq e Siria, ha ucciso due ostaggi americani e minacciato di uccidere un cittadino britannico». «Se i terroristi pensano che noi cederemo di fronte alle loro minacce, non possono sbagliarsi di più. Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non si lasceranno intimidire da barbari assassini», concludono i due anglosassoni. Speriamo, entro la fine del vertice, di sentire qualche altra voce a fare un minimo di controcanto.

Intanto veniamo a sapere che la Nato non ha ricevuto alcuna richiesta di impegno in Iraq, ma - voce del segretario generale Anders Fogh Rassmussen - «Sono sicuro che se il governo iracheno facesse una richiesta di assistenza della Nato, gli alleati la valuterebbero seriamente». Ed ecco la prossima mossa già decisa da chi comanda e da formalizzare da chi fa parte del coro: si ritornerà a Baghdad come era fino al 2011, quando l’Alleanza atlantica aveva una missione di addestramento certo non riuscita dati i comportamento dell’esercito iracheno. Addestramento la forma, segreta la sostanza.

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