Mentre sembra che il governo ellenico dovrà rinunciare ad alcune delle richieste sulle quali aveva tenuto duro all'ultimo Eurogruppo di Bruxelles, finito poco prima di iniziare con un nulla di fatto, è ora un'altra questione a provocare un intenso dibattito all'interno di Syriza, tra i militanti, i simpatizzanti e gli elettori.
All'ordine del giorno infatti c'è l'elezione del nuovo presidente della repubblica che il vecchio parlamento non era 'riuscito' a scegliere andando così incontro alle elezioni anticipate del 25 gennaio e quindi alla vittoria della sinistra che ha poi formato in tempi record un governo insieme al partito di destra dei Greci Indipendenti.
Il problema è che il candidato uscito dalla consultazione tra le diverse forze politiche elleniche non gode esattamente di grosse simpatie nella base di Syriza e neanche nel resto della sinistra.
Il candidato della coalizione di governo è infatti Prokopis Pavlopoulos, 64 anni, docente di diritto amministrativo, viene descritto come un appartenente all'ala 'moderata' del partito di destra Nea Dimokratia di cui da tempo è dirigente, avendo ricoperto vari incarichi governativi, tra i quali quello di Ministro degli Interni dell'esecutivo di Kostas Karamanlis per ben 5 anni, dal 2004 al 2009. Quindi anche durante la quasi insurrezione popolare duramente repressa dagli apparati di sicurezza scoppiata dopo l'omicidio a freddo nel quartiere ateniese di Exarchia, da parte di un agente di polizia, del quindicenne Alexis Grigoropoulos. Già nel 1974 Pavlopoulos era segretario del presidente della Repubblica Michalis Stasinopoulos, e successivamente fu viceministro alla Presidenza e portavoce dell'esecutivo durante il governo di unità nazionale di Xenophon Zolotas. Tra il 1990 e il 1995 è stato consigliere legale di Constantinos Karamanlis - leader della destra che guidò la Grecia quando il paese ritornò alla “democrazia” dopo il regime militare dei Colonnelli, zio del futuro premier Kostas - e nel 1996 fu eletto per la prima volta deputato nelle file di Nea Dimokratia.
Il suo nome è stato il frutto di una mediazione non particolarmente complicata tra i due partiti di governo, che avevano inizialmente indicato due nomi diversi ma sempre attingendo al centrodestra: l'ex ministro degli Esteri Dora Bakoyanni indicata dai Greci Indipendenti e l'ex ministro e attuale commissario europeo alle Migrazioni, Affari Interni e alla cittadinanza Dimitris Avramopoulos, proposto invece da Syriza. Già l'indicazione di Avramopoulos aveva destato un certo scetticismo se non aperte contrarietà non solo tra le aree di Syriza critiche con il segretario Tsipras, ma anche all'interno della sua maggioranza. In molti hanno chiesto al partito di indicare un personaggio se non appartenente alla sinistra almeno di caratura indipendente in grado di rappresentare tutto il paese ma senza legami diretti con il sistema di potere responsabile prima della corruzione e dell'esplosione del debito e poi del disastro dell'asservimento ai diktat della Troika e all'austerity. Ma Syriza ha insistito nella scelta prima di Avramopoulos e ora di Pavlopoulos, giustificando la scelta con la sua posizione “sempre critica” nei confronti dei memorandum imposti alla Grecia.
Oggi a mezzogiorno il premier greco è stato ricevuto dal presidente della Repubblica uscente, il partigiano socialista Karolos Papoulias per informarlo della sua scelta e stasera alle 19:30 il Parlamento è stato convocato per la prima votazione. La Costituzione greca prevede un massimo di tre votazioni per eleggere il capo dello Stato: nella prima e nella seconda è necessario un quorum di almeno 200 voti e di 180 nella terza.
Secondo tutte le previsioni la proposta di Tsipras dovrebbe ottenere 238 voti a favore già stasera: 149 dai banchi di Syriza, 76 da Nea Dimokratia e 13 dai Greci Indipendenti. Il partito liberaldemocratico To Potami (19 seggi) fondato e guidato dall'anchorman Stavros Theodorakis, e i socialdemocratici del Pasok (13 seggi) hanno proposto un loro candidato, il costituzionalista Nikos Alevisato, docente all'Università di Atene, che non ha ovviamente alcuna chance. I parlamentari del partito neonazista Chrysi Avghì hanno annunciato che non voteranno Pavlopoulos, mentre il Partito Comunista voterà scheda bianca come da tradizione.
Al di fuori dell'emiciclo parlamentare, contro la scelta del governo si è levata la voce del Movimento dei Socialisti Democratici (KiDiSo), la nuova formazione politica fondata poco prima delle ultime elezioni dall'ex premier socialista Giorgos Papandreou, che ha definito "un baratto" la scelta di Tsipras. "E' veramente un peccato e una vergogna che un primo ministro di sinistra venga trasformato in una sorta di lavanderia delle responsabilità di un governo (quello di Karamanlis) che ha bruciato il Paese e la sua economia e poi è scappato di corsa".
Secondo alcuni commentatori la scelta di Tsipras è legata alla volontà di incidere all'interno dello scontro interno a Nea Dimokratia. Potendo contare sull'elezione di un proprio esponente e in caso di parziale successo delle rivendicazioni di Atene alla prossima riunione dell'Eurogruppo di venerdì, la minoranza interna al partito di centrodestra vicina all'ex premier Costas Karamanlis potrebbe sferrare un'offensiva contro la segreteria e contestare la leadership di Antonis Samaras. L'occasione per la 'resa dei conti' interna potrebbe essere la riunione del gruppo parlamentare del centrodestra già fissata per domani.
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