di Tania Careddu
Chi l’ha detto che la salute non ha prezzo? Liste d’attesa
lunghissime, ticket eccessivamente gravosi, assistenza territoriale in
affanno, malpractice e servizi per la salute mentale fuori uso:
a fare le spese per le inefficienze di un Sistema Sanitario Nazionale
sempre meno accessibile, i cittadini. Con la soluzione di rivolgersi
progressivamente alle prestazioni sanitarie private.
Stando a quanto riporta il XVIII Rapporto PiT Salute 2015 Sanità
pubblica, accesso privato, redatto da Cittadinanzattiva, al primo posto
della classifica delle difficoltà segnalate, ci sono i tempi di attesa.
Esami
diagnostici, interventi chirurgici e visite specialistiche possono
attendere: mediamente, per una risonanza magnetica tredici mesi, per
un’ecografia nove, per una mammografia dodici, per una colonscopia otto e
per un elettrocardiogramma sette.
Esami (in generale) per i
quali si registra anche un aumento del ticket. Altra frizione,
l’esenzione del pagamento non solo troppo elevato, ma, relativamente al
quale, spesso, le informazioni complete e corrette scarseggiano finanche
alla mancata applicazione per imperizia del medico prescrivente o per
mancata indicazione dei pazienti.
Numerose le prestazioni a costo pieno. Oltre che per l’acquisto dei
farmaci, il peso del ticket sulla diagnostica e la specialistica sta
diventando sempre più oneroso, così come i costi per le prestazioni in
intramoenia, da dover sostenere per affrontare tempestivamente il
bisogno di cura negato dalla sanità pubblica.
Un servizio, pure quello, di malpractice,
al secondo posto nella graduatoria delle preoccupazioni dei cittadini:
errori terapeutici - in ortopedia, chirurgia generale e oculistica e
diagnostici in oncologia, ortopedia, ginecologia e ostetricia -;
condizioni inaccettabili delle strutture, disattenzione del personale
sanitario, infezioni nosocomiali e da sangue infetto.
Negate le
visite a domicilio o il rilascio di una prescrizione da parte del medico
di famiglia che originano lamentele sull’assistenza sanitaria di base.
Voce, al terzo posto della lista, che turba il 30,1 per cento dei
cittadini. Compresa la riabilitazione, carente o di scarsa qualità nei
servizi ospedalieri e raramente attivabile a domicilio. In difficoltà
anche la ASL che risentono della mancanza di fondi pure per il rinnovo o
l’acquisto di apparecchiature.
Fonte
Manca giusto una precisazione nell'articolo, si chiama austerità quella che porta alle situazioni descritte.
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