Muoiono manifestanti, oppositori, avvocati, giornalisti e con loro muore la democrazia nella Turchia erdoğaniana. Stamane Tahir Elçi, notissimo giurista dei diritti civili della comunità kurda e presidente di Diyarbakır Bar Association, stava parlando in strada nell’omonima località, una conferenza stampa all’aperto sul clima repressivo che nelle terre nell’est e nell’intero Paese è diventata da mesi una tragica realtà, quando sono partiti colpi d’arma da fuoco. Un’azione mirata a seminare morte. Dopo secondi di panico, immagini di cameramen mostrano l’avvocato a terra in un lago di sangue. Chi ha ucciso Elçi? Un killer prezzolato, un fanatico che odia gli oppositori, un agente dei servizi, un poliziotto in borghese come quelli presenti che si vedono sparare nelle riprese televisive? La magistratura indaga: da un’auto sono partiti dei colpi contro un poliziotto che crolla, segue una fitta sparatoria che lascia senza vita l’avvocato e un agente. La dichiarazione del premier Davutoğlu “colpita è la Turchia” è una realtà che nasconde il losco piano governativo di continuare a cavalcare un clima di paura e di difesa della sicurezza della nazione proprio mentre s’incentiva il terrore di Stato.
Perché di fronte a quest’ennesimo ‘omicidio di regime’ il premier e il ministro dell’interno Ala, intervenuto anch’egli sostenendo investigazioni a tutto campo, una responsabilità totale ce l’hanno, non riuscire a garantire la vita a queste categorie di cittadini: attivisti d’opposizione, giornalisti, avvocati, operatori dei diritti e popolazione kurda. Da una preliminare autopsia Elçi risulta colpito al collo e alla schiena, ma un membro dell’Hdp (Ömer Taştan) presente sul luogo afferma d’aver visto un colpo diretto alla testa, mentre un video mostra degli sparatori che puntano le armi automatiche sul gruppo di persone in cui c’era l’avvocato. Ben undici operatori dell'associazione sono rimasti feriti. Recenti dichiarazione di Elçi a favore del Pkk, che a suo dire non poteva essere considerato un gruppo terrorista, avevano sollevato forti polemiche, nell’ottobre scorso l’avvocato era stato anche fermato e condotto in galera. Immediate proteste sono montate a Diyarbakır, dove centinaia di persone si sono riversate per strada per condannare l’omicidio e sono state disperse con idranti e gas urticanti. Manifestazioni anche in altre province ad alta concentrazione kurda e a Istanbul, tutte duramente represse. Mentre il Partito Democratico del Popolo ha denunciato un piano per assassinare Elçi; “Ma noi saremo tutti Tahir, lavoreremo e lotteremo come lui per ottenere giustizia” afferma un comunicato emesso in serata.
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