Concentrarsi sull’Isis lasciando in pace i ribelli siriani. È questo
il risultato più concreto che il presidente francese, François Hollande,
ha ottenuto dall’incontro con il suo omologo russo, Vladimir Putin,
ieri. I russi, infatti, si sono impegnati a coordinare gli attacchi
contro i jihadisti in Siria e a smettere di bombardare gli oppositori
del presidente siriano Bashar al Assad, al cui fianco si sono schierati
da fine settembre, intervenendo militarmente nel Paese in guerra dal
2011. Ma resta sempre da sciogliere il nodo sul futuro di Assad
nella Siria post-guerra: L’Eliseo lo vuole fuori dai giochi, mentre il
Cremlino lo considera “l’alleato naturale” nella lotta contro l’Isis.
Mosca non entra nella coalizione anti-Isis, guidata dagli Stati
Uniti, ma è pronta a lavorare insieme: scambio di informazioni e
identificazione degli obiettivi, prima fra tutti Raqqa, la città che le milizie di Abu Bakr al-Baghdadi hanno eletto a capitale del “califfato”. I caccia francesi e russi l’hanno già colpita negli ultimi giorni.
Il nemico è comune, ha detto Putin, alle prese con una crisi
diplomatica con la Turchia, Paese della coalizione e della Nato,
scatenata dall’abbattimento di un jet russo qualche giorno fa. Mosca sta
valutando sanzioni contro Ankara, assolutamente contraria alla
permanenza al potere del presidente siriano, ma intanto il presidente
turco, Tayyip Erdoğan, ha invitato il capo di Stato russo a incontrarsi a
Parigi, in occasione della conferenza sul clima, il 30 novembre.
Intanto, Hollande sta costruendo un’alleanza anti-Isis, dopo aver
invocato una clausola che vincoli i Paesi dell’Unione europea a fornire
assistenza militare dopo gli attacchi di Parigi. Al termine della sua settimana di tour nelle capitali mondiali ha ottenuto il sostegno tedesco e quello britannico.
La Germania, infatti, manderà i suoi aerei da ricognizione Tornado, una
fregata e condividerà immagini satellitari. Inoltre, invierà in Mali un
contingente di 650 uomini per alleggerire le forze francesi già
presenti nel Paese colpito dall’Isis una settimana fa. Ieri il
premier David Cameron, invece, ha chiesto al Parlamento di autorizzare i
bombardamenti. Il voto è previsto la prossima settimana e, se come
molti si aspettano, la richiesta del primo ministro sarà accolta, i raid
britannici inizieranno presto. Inoltre, Londra ha già offerto a Parigi l’utilizzo della sua base aerea a Cipro.
Alla disponibilità di Berlino e di Parigi si contrappone però la freddezza di Washington e di Roma. Il premier italiano Renzi ha offerto un vago sostegno di intelligence, mentre
la Casa Bianca è riluttante a intensificare l’intervento militare in
Siria senza una strategia precisa e un programmazione politica.
La road map elaborata a Vienna lo scorso 14 novembre nell’ambito di un
negoziato che finora non è riuscito a risolvere la crisi siriana.
Per alcuni, l’impegno russo a non colpire i ribelli siriani potrebbe
agevolare la trattativa, consentendo a quella parte di opposizione
giudicata moderata, o accettabile, di sedersi al tavolo con il regime di
Damasco, sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Fonte
Sempre più cagnara...
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