Credevamo di aver ormai sentito tutto, o
quasi. Pensavamo che le porcate avessero un limite e che anche la tanto
fumosa società civile comprendesse che c’è una soglia di sopportazione
per le boiate. Ma ecco che Bologna, che si crede ancora grassa e rossa, ci lascia nuovamente a bocca aperta con la sua nuova strategia di rigenerazione urbana.
La procedura è chiara, inequivocabile e
ripetibile, insomma è esemplare e sappiamo quanto la bella
Emilia Romagna ami impartire lezioni di benessere al resto del paese. Funziona così:
io Comune distruggo il grosso delle abitazioni di fortuna di quelli che
fortunati non sono, tu società civile mi ripulisci la zona e ci giochi
una volta a settimana, poi re-intervengo io Comune e te la riprendo al
primo buon affare con qualche promotore immobiliare senza peli sullo
stomaco. Il modello dei modelli. Ora la speculazione edilizia si fa anche grazie a tutta ‘sta civiltà sociale.
Ma una cosa dobbiamo necessariamente riconoscerla. A
chi sostiene che la società civile non esiste e che non vuol dire
nulla, ribattiamo dicendo che c’è e che ha tratti decisamente
identificabili. Fai da servizio manutenzione degli spazi
pubblici grazie a una vasta platea di volontari, senza chiedere nemmeno
un soldo come compenso? Ti piace la cittadinanza attiva solo se è
bianca, frikkettona e depoliticizzata? Pensi che la tua associazione di
migranti debba collaborare a questo operazione per pagare il «debito
dell’integrazione»? Ami assecondare gli sgomberi di intere famiglie
colorate che vivono secondo degli standard per te inaccettabili? Te ne
freghi di cosa accadrà dopo che li sgomberano? Pensi spesso che
l’interculturalità vada bene, ma non con tutte le culture? Adori usare
il volontariato al posto dei normali contratti di lavoro? Non ti poni
nemmeno una domanda a proposito di quello che ti circonda? Beh allora ci
sono buone possibilità che anche tu sia parte della società civile.
Fattene una ragione.
Ci domandiamo cosa ne pensino le
cooperative rosse (sbiadite) che si occupano di gestire gli spazi
pubblici della città... Povera ManutenCoop! Se già con loro abbiamo visto
una svalutazione tanto degli spazi quanto delle forme di lavoro adottate
per mantenerli, con la società civile corriamo seriamente il
rischio che l’idea stessa che si debba essere pagati per lavorare sia
del tutto abbandonata, in favore di un amore incondizionato per la
gratuità della partecipazione. Eh si, se sei società civile
devi partecipare... Ecco un altro problema, chi può partecipare alla
partecipazione cittadina? Beh certo non quelli che sono stati
sgomberati, quelli hanno subito la partecipazione degli altri cittadini.
Partecipare alla democrazia quotidiana non è mai stato tanto pericoloso
per alcuni soggetti, quelli sgomberati.
Ma la vera novità, forse la più
eclatante, è l’affermazione e accettazione da parte della società civile
dell’idea di uso temporaneo degli spazi... In altre parole ci
stanno dicendo che le belle animazioni cittadine, dichiaratamente
effimere, sono preferibili alla vita tutt’altro che temporanea dei
vecchi occupanti.
Dietro alla temporaneità della gestione
di questi spazi, si nasconde poi un’altra grande conquista. Nel caso,
infatti, la società civile dovesse svegliarsi e tornare a essere
militante, beh è un attimo levarle gli spazi nei quali agire! Che a
questi non venga in mente di far politica. Ce lo immaginiamo già il
timore nell’occhio del caro Merola. Occhio, quindi, società civile a non
diventare troppo critica o rischi di rimanere anche tu senza tetto,
come quelli che l’ordine civile ha fatto sgomberare. Tra sgomberare e essere sgomberati il passo è breve.
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