Lo sciopero generale del lavoro pubblico del 20 novembre non è stata una semplice scadenza di categoria, bensì ha raccolto elementi di notevole contenuto. Il passaggio dal pubblico impiego al lavoro pubblico è un elemento importante di ricomposizione di classe in cui si supera la frammentazione determinata dalle proprie condizioni contrattuali e si utilizza il lavoro come elemento per ricostruire l'unità tra lavoratori.
La consapevolezza di questo passaggio è un elemento di lettura politica delle lotte sociali e costruisce una diversa soggettività capace di darsi obiettivi e percorsi che hanno dimensione strategica di lungo periodo. Il successo delle manifestazioni, che proprio per la loro dimensione regionale, potevano avere una riuscita minore, sono la prova provata che una parte consistente dei lavoratori pubblici sfidano il clima e l'economia di guerra per rappresentare le loro istanze. Sarebbe stato un errore mortale non collocare questa scadenza e il percorso che apre, all'interno della condizione di crisi dell'Ue e della sua vocazione guerrafondaia. Per far questo occorre una relazione con altri soggetti che operano contro il pensiero unico e la gabbia dell'Ue.
Ormai è da tempo che la crisi sistemica del capitalismo e la crisi di identità dell'UE germano-centrica aumentano il "fabbisogno di guerra" a dismisura fino a mettere in pericolo il futuro dell'umanità. Il mercato globale, se mai è esistito così come è stato concepito, è in crisi profonda. La formazione di aree commerciali di libero scambio sovranazionali e le guerre, che poi tanto locali non lo sono più, hanno ridotto il traffico delle merci diverse dalle armi. I mercati interni dei paesi europei sono devastati dal meccanismo dell'austerità. Dopo 25 anni di ininterrotta " guerra al terrorismo " la soluzione finale è che il "terrorismo" si sta facendo stato, non è sicuramente la prima volta che accade, ma questa volta c'è di mezzo il petrolio e le materie prime disseminate nei paesi islamici. Quello che si sta realizzando è un nuovo polo islamico capace di interloquire con gli altri poli imperialisti del mondo. Utilizzano l'islam come fattore aggregante e identitario, ma quello che finanziano gli stati arabi conniventi non è il terrorismo, ma il progetto a lungo termine. Gli attentati terroristici hanno funzione molteplice di avvertimento, superamento della debolezza militare, cooptazione degli indecisi e così via. La reazione dell'Ue, e non solo, è quella della guerra di distruzione totale, condotta con una ferocia devastante che annienta popolazioni intere e stati sovrani determinando un esodo di massa destinato a modificare l'attuale condizione sociale. Oltre ad utilizzare la guerra come strumento di ripresa economica e successiva, questa volta sempre meno probabile, ricostruzione di quanto distrutto, viene utilizzata nella politica interna.
L'esodo di massa dai paesi in guerra, sia militare che economica, viene utilizzato per rinnovare la forza lavoro attuale inserendo nel ciclo produttivo nuove energie e saperi a prezzi stracciati legati alla condizione emergenziale vissuta dai profughi. Non è un caso che ci troviamo di fronte ad un'immigrazione selettiva di cui la Germania ha un'esperienza secolare. Il clima di guerra che si fa vivere alle popolazioni dei paesi europei consente di nascondere la crisi economica, ridurre spazi di democrazia e libertà personale e collettiva, impedire l'esprimersi del conflitto sociale. Senza contare che il clima emergenziale consente misure economiche distruttive e ulteriormente punitive nei confronti delle classi subalterne.
In questa situazione la capacità di lettura politica della realtà diventa indispensabile se si vuole mantenere la propria autonomia dal pensiero unico e dare rappresentanza sociale alle istanze della classe. Le lotte sociali hanno sempre una dimensione politica, ma in questa nuova situazione la capacità di orientarsi su una strategia che non può più essere di breve periodo, perché l'avversario di classe viaggia su obiettivi che inevitabilmente diventano di lungo periodo per le ripercussioni che hanno.
In questo senso l'affollata assemblea nazionale della Piattaforma Sociale Eurostop tenutasi il 21 novembre, il giorno dopo lo sciopero ed i cortei, potrebbe segnare l’inizio di un percorso capace di mettere insieme le analisi strutturali economiche, politiche e istituzionali e le lotte sociali all'interno dei paesi europei. La relazione con le altre realtà europee è un elemento di crescita da una parte e di assunzione di responsabilità politica dall'altra.
All'interno dell'assemblea la USB ha messo in evidenza come le politiche sociali e la regolamentazione delle relazioni sindacali siano centrali nelle politiche dell'Ue. Da una parte si attaccano le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori con la riforma del mercato del lavoro, la destrutturazione dei contratti nazionali, il blocco dei salari, il prolungamento dell'età pensionabile e dell'orario di lavoro, la distruzione dello stato sociale. Dall'altra di creano le condizioni per impedire che i lavoratori esprimano quantomeno il loro disappunto per non dire la loro opposizione alle misure che vengono imposte. Le limitazioni progressive del diritto di sciopero e la vera e propria sospensione dello stesso prendendo a pretesto il clima di guerra, i trattati che impongono le politiche di bilancio e la repressione delle istanze sociali in quanto costose, sono gli strumenti utilizzati per una repressione sociale di carattere devastante. In questo clima e in queste condizioni le iniziative dell'Usb lavoro Pubblico assumono dimensione politica, ma bisogna averne percezione e coscienza per dare seguito a quanto è stato messo in moto.
La scelta di Usb di aderire alla FSM consente di costruire mobilitazioni e visibilità internazionale perché sono i mandanti dell'Ue che vanno colpiti e smascherati, riducendo la funzione dei governanti locali a meri esecutori di ordini sovranazionali. È questa capacità di individuare le contraddizioni e dare consequenziale indicazione di lotta ai lavoratori che distinguono il sindacato di classe dall'opportunismo personalizzante di operazioni come la coalizione sociale e le sue iniziative.
Rompere la gabbia dell'Ue è l'unica via percorribile se non si vuole diventare vittime sacrificali delle politiche europee, l'indicazione deve essere chiara con capacità crescente di argomentazione.
L'opposizione a questa guerra non è semplicemente la riscoperta di un pacifismo umanitario di facciata, è una condizione ineludibile e attraversa le lotte sociali e le loro problematiche. Il clima interno di guerra è la copertura per un ulteriore svolta autoritaria all'interno dei singoli paesi europei. La tregua sociale imposta per cause di forza maggiore sono da sempre un elemento di distrazione di massa e di divisione tra i lavoratori con la riscoperta del patriottismo di seconda mano. L'ossessione della sicurezza formale diventa l'alibi per la militarizzazione del territorio, la compressione delle libertà personali sacrificate sull'altare del bene comune che poi tanto comune non è. Le misure di sicurezza nel Belgio sembrano più le prove generali di colpo di stato che non una semplice operazione di polizia. In queste condizioni il mondo del lavoro viene cancellato, i suoi punti di riferimento, i posti di lavoro, chiusi, la possibilità di manifestare vietata, un'intera classe, insieme alla popolazione, sono cancellate.
In questa situazione percorrere la propria strada separatamente vuol dire andare incontro ad una sconfitta senza precedenti. La ricomposizione di classe diventa lo strumento unitario capace di ridare soggettività ai settori sociali devastati dalla condizione attuale. Ma la ricomposizione di classe non è un fatto teorico o generico, avviene attraverso la capacità di mettere in relazione le lotte sociali e quindi l'organizzazione sindacale, con il soggetto politico capace di dare lettura complessiva ai processi in atto. Trovare un ambito comune di intervento e confronto, anche con altri soggetti sindacali, sociali e politici presenti, all'interno della Piattaforma Sociale Eurostop, nel rispetto del proprio ruolo e delle proprie specificità, è un elemento di crescita e di ricomposizione sociale reale.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento