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25/11/2015

Vertice Nato di Firenze: contro lo Stato di guerra permanente, basta sacrifici, basta Nato, basta Unione europea!

Non ci sembra ripetitivo dedicare una riflessione alla questione Nato, alla sua organizzazione, alla sua mission imperialista in un mondo profondamente cambiato dai tempi della sua costituzione in piena guerra fredda contro il campo socialista. Se non altro vista la sua prossima occupazione della città di Firenze, dove si parlerà di guerra al Medioriente e ai confini della Ue ancora non pacificati al liberismo euro-atlantico. Le giornate parigine ci ricordano con durezza la linea della guerra (interna ed esterna) non  come tendenza o fattore  potenziale, ma processo in corso, come fatto immanente alla crisi generale del capitalismo novecentesco.

La Nato, che non è solo una struttura militare, ma un centro di potere anche economico e soprattutto politico, camera di compensazione tra blocchi imperialisti (Usa e Ue), è un dispositivo di aggressione che nella sua finalità strategica mira all’espansione verso l’est e l’area mediterranea. Non riconoscere questo fattore, o banalizzarlo come fosse speculare ad altri, significa privarsi scientemente e dunque colpevolmente di un’interpretazione efficace degli avvenimenti degli ultimi venti anni.

La vicenda ucraina del colpo di stato del febbraio 2014 vede la Nato attiva sostenitrice, organizzatrice delle formazioni paramilitari naziste e fornitrice di tutto il supporto militare al dissestato esercito ucraino nella sua guerra di aggressione contro la repubblica popolare del Donbass. Questo solo per ricordare l’intervento in corso ad est, con la costituzione di una “Forza rapida di intervento” da mobilitare in funzione antirussa dislocata nei paesi baltici e in Polonia. Con buona pace di quella sinistra incapace di cogliere le differenze in campo e il ruolo di aggrediti e di aggressori con cui si cerca di appiattire le vicende del mondo ad un noi contro tutti, dove il noi peraltro non si capisce più quale sia: il proprio centro sociale, o forse qualche popolazione indigena sparsa per il mondo, comunque sia nulla che possa rimandare a qualche forma di potere costituito, foucaultianamente rifiutato *a prescindere*. Questo è il carattere offensivo manifesto del Patto Atlantico che vede i paesi europei che a larga maggioranza sono membri della Nato (23 su 28 componenti dell’Unione europea) appoggiare le campagne di aggressione contro gli “stati canaglia”, con un ruolo di primo piano della Francia in tutta l’area africana e in Siria.

Sul piano politico, però, la Nato porta con sé alcune contraddizioni nel rapporto irrisolto tra gli Usa e il polo imperialista europeo, che per dotarsi di un ruolo compiuto di attore politico ha bisogno di una dimensione militare comune, con un comando politico e militare integrato europeo e non di una coabitazione transatlantica. Infatti ancora oggi, mentre il segretario generale della Nato è sempre espressione di un paese europeo, il comando militare supremo delle forze integrate è prerogativa esclusiva del Presidente degli Stati Uniti. La Nato è la rappresentazione politica e militare di questa contraddizione, nel senso che è una creatura americana, la catena di comando è in mano al Pentagono, ma gli europei all’interno non svolgono più un ruolo subordinato.

La questione di fondo che si gioca è la seguente: sullo sfondo della competizione Usa-Ue il nodo strategico non è solo l’adeguamento espansivo del carattere militare dell’alleanza, bensì come a lungo termine si articolerà la partita del comando politico. Due ipotesi possono prodursi.
Ipotesi A: l’Ue seguirà l’imperialismo nordamericano nel riposizionamento strategico della Nato verso est (Russia-Cina), e quindi reitera la sottomissione alla direzione nordamericana, dipendente dalle sue commesse militari.
Ipotesi B: l'Ue si emanciperà da questa subalternità, per costruire una dimensione politica meno conflittuale con l’est, giocando un profilo militare autonomo (Esercito europeo).

Chiaramente stiamo parlando di tendenze che comportano diverse variabili e sono sottoposte a processi contraddittori (ad esempio, il perdurare del declino economico americano, il procedere della crisi all’interno della Ue, l’avanzare dei Brics, la tenuta interna ai paesi europei, il nascente polo islamico). Le vicende di questi giorni hanno il senso di una svolta anche all’interno dei paesi europei, almeno in merito alla politica di difesa integrata attraverso l’esplicita invocazione da parte del governo francese dell’articolo 42  del Trattato di Lisbona, ovvero la clausola di difesa collettiva in caso di aggressione di uno dei paesi membri dell’Ue. Non siamo chiaramente in grado di dire se questo passo apre la strada alla costruzione di un dispositivo europeo autonomo, perché la borghesia transnazionale europea non ha ancora sciolto il nodo del suo rapporto politico-militare ed economico con gli Usa, e la Nato è appunto uno di questi nodi da sciogliere.

Possiamo dire, però, che non va sottovalutata la capacità di reazione alle crisi del blocco imperialista europeo e le vicende dei prossimi tempi ci daranno qualche indicazione in questa direzione. Intanto, come dicevamo, domani e dopodomani l’apparato politico-militare imperialista si vede a Firenze. In vista della manifestazione di domani, un insieme di soggetti politici ha voluto unire la lotta alla Nato alla lotta all’Unione europea, cogliendo l’evidente convergenza tra guerra e accentramento europeista.

Che sia o meno sottomessa alla direzione Usa, la Ue si sta proponendo come nuovo soggetto militare unificato, accelerando ulteriormente nella sua costituzione di soggetto imperialista. Anche per questo, domani saremo a Firenze. Perché da qualche parte bisognerà cominciare a manifestare contro lo stato di guerra permanente imposto dal terrorismo occidentale per interposto califfato.

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