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07/03/2016

Primarie Pd, Vincono i renziani, ma crolla la partecipazione

Cosa dicono le primarie del Pd per “scegliere” i candidati sindaco alle amministrative di giugno?

I risultati sono la conferma che la macchina da guerra renziana, supportata da forze e clientele in buona parte esterne al bacino storico (Pci-Pds-Ds), controlla questo baraccone in modo abbastanza ferreo. Del resto, una consultazione “di parte” – il Pd dice ancora di essere un “partito” – dove può partecipare chiunque è un'occasione per far pesare interessi che poco hanno a che spartire con le idee o i “valori” e molto invece con il business. Specie a livello locale, questa dinamica risulta assai più chiara, visto che per ogni candidato si può ben dire a quali consorterie sia legato, dove vada a prendere i suoi voti, ecc.

Il dato politicamente più rilevante è la bassissima affluenza ovunque, tranne che a Napoli (dove evidentemente ci sono molti interessi che non hanno trovato sbocco istituzionale negli ultimi anni). Segno che, a parte le “truppe cammellate”, il partito di governo sta perdendo capacità di persuasione e dunque anche di relativa “mobilitazione”. In sintesi: maggiore controllo renziano sulla “macchina elettorale”, minore presa sociale.

La cifra di questa divaricazione viene ovviamente da Roma, dove vince l'ex radicale e ultra-renziano Giachetti, prevalendo nettamente sul “vecchio Pd” bersaniano incarnato da Morassut. Qui il calo di partecipanti è stato drastico: oltre il 50% in meno rispetto alle precedenti “primarie”. Pesa evidentemente ancora molto lo scandalo di Mafia Capitale, sia come capacità di portare ai gazebo “clientes” delle varie camarille che come attrattività politica tout court. Ovviamente il “commissario Orfini” ha provato a far passare la narrazione per lui preferibile – “stavolta non c'erano gli uomini di Buzzi” – senza accorgersi che in tal modo rivela quanto siano centrali gli interessi strutturati e “sporchi” nella riuscita di un rito autocelebrativo.

Il tracollo della partecipazione, insomma, sembra preannunciare un risultato elettorale disastroso per Renzi proprio nella Capitale e con un uomo fidato. L'unica possibilità di ridurre la portata del disastro, al momento, sta tutta nelle divisioni della destra (al punto da far pensare che Salvini, in realtà, giochi per Renzi, al pari di Berlusconi), che al momento potrebbe presentare quattro o cinque candidati con liste diverse, tutte destinate a non lasciare traccia.

Come se, insomma, tutti lavorassero a far restare in lizza, per i ballottaggi, il candidato del Pd (Giachetti, appunto) contro quello del Movimento 5 Stelle, che peraltro non sembra molto ansioso di vincere a Roma, in modo da concentrare poi i voti di destra e Pd contro i "grillini". Schema peraltro prevedibile in molte altre città e che illumina sulla natura del "partito della nazione".



 * le foto sono (ottima) opera del Collettivo Militant

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