Ecco il grafico sull'andamento salari e occupazione secondo fonti della stessa Bce. Riguarda l'intera eurozona e il periodo che va dal 2005 al 2015.
Si noti come, fino allo scoppio della grande bolla finanziaria del 2008, salari e occupazione tendono ad aumentare in parallelo.
Successivamente crollano le retribuzioni per occupato, il peso dei salari negoziati (con le organizzazioni sindacali) e l'occupazione.
Successivamente comincia il "new normal", e fanno effetto le mitiche riforme strutturali che dovrebbero far uscire dalla crisi. Così, che la disoccupazione aumenti o diminuisca, tendenzialmente crollano retribuzioni per occupato, retribuzioni orarie e peso dei salari negoziali.
Ecco cosa fa aumentare la deflazione: la classica deflazione da salari alle spalle di chi lavora. In tutta l'Eurozona, come si vede.
Nel 1961, Robert Mundell, economista mainstream e premio Nobel 1999, parlando di una area valutaria ottimale, come poi sarebbe stata l'Eurozona, disse, in sostanza, che non era possibile sconfiggere la disoccupazione e i bassi salari assieme. La politica della Bce conferma, 55 anni dopo, questa analisi.
L'Eurozona, area valutaria ottimale, alla prima seria crisi, pochi anni dopo l'introduzione della moneta unica, prende la strada di un rallentamento della disoccupazione in presenza di bassi salari. Il resto sono chiacchiere (sommesse) da Camusso.
Poi che l'area valutaria ottimale serva ai paesi più ricchi di quest'area per avere un rapporto coloniale con gli altri è altra questione. La moneta forte è potere per i forti. E' ora di aprire gli occhi su una retorica dell'Europa in cui troppi, prima di tutto a sinistra, hanno abboccato come lucci.
Redazione, 1 giugno 2016
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