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17/06/2016

Funzionari Usa a Obama: “bombardare Damasco”. Forze francesi a Kobane

A quanto pare all’interno dell’establishment statunitense certi settori non hanno mai abbandonato l’idea di una aggressione militare contro il governo siriano e le sue forze armate allo scopo di imporre un ‘regime change’. La stessa posizione che fu dell’amministrazione Obama fino a quando le rapide conquiste territoriali dello Stato Islamico e di al Nusra in Siria e Iraq non convinsero la Casa Bianca a cambiare posizione, concentrando gli sforzi contro i jihadisti anche se senza mai abbandonare le strategie di destabilizzazione nei confronti del governo di Damasco.

Ma ora ecco che di nuovo, in maniera repentina, 51 alti funzionari del Dipartimento di Stato hanno firmato un appello in cui si chiede, nero su bianco, di iniziare una campagna militare contro “il presidente siriano Bashar al-Assad”. Un documento duro nei confronti del presidente Obama, criticato perché con la sua strategia avrebbe favorito la stabilizzazione del governo di Damasco invece di operare per farlo saltare. I dirigenti sostengono che lo ‘status quo’ attuale non è sostenibile e che le trattative in atto a Ginevra, che vedono la partecipazione anche del regime e dei suoi alleati – Iran e Russia – non fanno altro che consolidare il potere del presidente indebolendo invece i ‘ribelli moderati’ sostenuti da Washington. In realtà i ribelli moderati che gli Usa avevano addestrato, finanziato e armato sono da tempo scomparsi dalla scena, sbandati o passati a formazioni jihadiste o comunque fondamentaliste ormai più vicine alle petromonarchie e alla Turchia che agli Stati Uniti, ma la categoria è utilizzata nell’appello come ‘etichetta’ generica. Difficile dire se gli alti funzionari con ribelli – che per lo più sono di osservanza democratica, lasciando intendere probabilmente un cambio di strategia in caso di vittoria di Hillary Clinton – si riferiscano alle Forze Democratiche Siriane, la coalizione combattente egemonizzata dalle Ypg curdo-siriane e che contano anche la partecipazione di formazioni armate arabe e assire, che Washington sta ormai massicciamente sostenendo. I firmatari dell’appello chiedono alla Casa Bianca una azione militare ‘credibile’ contro il governo siriano – evidentemente infischiandosene del fatto che ciò favorirebbe le formazioni jihadiste – perché altrimenti Damasco “non sentirà mai la pressione” a negoziare veramente con le opposizioni.

Per tutta risposta ieri l’aviazione di Damasco ha colpito pesantemente un gruppo di combattenti dell’Esercito Siriano Libero al confine con la Giordania, nei pressi del valico di Al-Tanf, una zona dove i ‘ribelli moderati’ si dividono il territorio con i membri dello Stato Islamico, sostenuti da un certo numero di teste di cuoio britanniche. Le Sas di Londra da giorni eseguono incursioni aviotrasportate per impedire che gli islamisti sloggino i combattenti del Free Syrian Army e occupino il posto di confine.

Ieri la Russia, dopo aver annunciato una tregua di 48 ore ad Aleppo proprio per far ripartire i negoziati, bloccati a causa del ritiro delle delegazioni di alcuni gruppi fondamentalisti sostenuti dalle potenze sunnite, ha condannato l’appello degli alti funzionari statunitensi. “Naturalmente tutto questo è in contrasto con le risoluzioni dell’Onu – ha detto il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov – dobbiamo trattare e arrivare a una soluzione politica sulla base della legge internazionale, come concordato al Consiglio di sicurezza dell’Onu”.

Mercoledì scorso il governo siriano ha invece denunciato con forza la presenza di ‘forze speciali’ francesi e tedesche in due zone a nord della provincia di Aleppo, accusando i due paesi di ‘violazione della sovranità’ dello stato siriano. La presenza delle forze militari francesi e tedesche denunciata dal Ministero degli Esteri di Damasco è stata tra l’altro confermata anche dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, un gruppo vicino ai ribelli siriani che opera da Londra, il quale ha chiarito che quelli tedeschi non sarebbero membri delle forze speciali ma ‘solo’ consiglieri e addestratori. Il governo tedesco ha invece negato la presenza di sue forze sul terreno in Siria.

Quello francese non ha rilasciato dichiarazioni ma alcuni giorni fa il portavoce delle Forze Democratiche Siriane, Talal Salu, ha detto all’agenzia spagnola Efe che un certo numero di esperti militari francesi sta addestrando le milizie curdo-arabe nel nord della Siria. Secondo l’Osservatorio le forze speciali francesi starebbero addirittura costruendo una base vicino alla città a maggioranza curda di Kobane. E’ noto da diverse settimane invece il fatto che circa 250 effettivi delle forze speciali statunitensi sono impegnate in prima linea nel nord della Siria a sostegno dell’offensiva delle Forze Democratiche Siriane contro i jihadisti dello Stato Islamico.

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