Volete capire il significato concreto, materiale, dell’eventuale
uscita dalla Ue della Gran Bretagna? Volete comprendere i motivi
profondi che hanno portato al referendum del 23 giugno? Ian McEwan, il
famoso(?) scrittore inglese, li elenca in forma sinteticamente perfetta sul Corriere di alcuni giorni fa. Certo, la sua è una dimostrazione involontaria: l’intervista compone una serie di lapsus che
neanche Freud nei momenti migliori. Lo scrittore, cercando di spiegare
le buone ragioni della permanenza inglese nell’Unione europea, offre al
contrario una panoramica eccellente dei motivi per cui la Ue andrebbe
abbattuta senza rimorsi. Ma lasciamo parlare il celebre (a questo punto)
gaffeur: “I più anziani, i meno istruiti e la working class vogliono lasciare la Ue, i giovani e le élite restare”. Ecco
definiti in una riga i campi sociali della battaglia oggi in corso tra
“europeisti” e “antieuropeisti”: da una parte i lavoratori, dall’altra
le élite sociali. Questa che per
l’imbranato scrittore dovrebbe essere la conferma della saggezza riposta
nell’appartenenza alla Ue si dimostra, al contrario, un’arma rivolta
contro ogni ipotesi di europeismo. Involontariamente McEwan svela a chi
conviene la Ue e chi invece rimane fregato. Ma proseguiamo: “Tutta l’élite culturale in Gran Bretagna vuole restare in Europa, e questo genera sospetti presso chi non ne fa parte. [e grazie al cazzo, ndr] Tra i miei amici, non ne conosco uno che voglia uscire dall’Europa”. McEwan,
cercando malamente di aiutare le sorti della permanenza, continua al
contrario ad alimentare le ragioni in favore dell’uscita, ribadendo il
concetto tanto lampante quanto scontato: sono le classi privilegiate,
ricche, integrate, benestanti, a voler rimanere nella Ue. Tutti gli
altri, la stragrande maggioranza della popolazione, intuisce la
fregatura. Anche quelli che alla fine voteranno per la permanenza lo
faranno più per sottomissione ideologica che per convinzione economica o
politica. Più per “paura dell’ignoto” che per soddisfazione del
presente.
Fosse un onesto cittadino qualsiasi, inoltre, potremmo anche
accogliere la confusione di questo messaggio come “falsa coscienza
necessaria”. Trattandosi invece di un rinomato appartenente all’élite
culturale europea, la truffa di questo discorso è smascherata: la Gran
Bretagna non sta “uscendo dall’Europa”, ma dalla Ue. Non sta salutando
il territorio continentale, il rapporto con la sua cultura, eccetera.
Nel caso vincessero i favorevoli alla Brexit, la Gran Bretagna
abbandonerebbe una struttura politico-economico specifica, liberista e
imperialista, che esiste da pochissimi anni e che non c’entra nulla con
l’Europa tanto come entità geografica quanto come entità popolare o
culturale. L’inganno è d’altronde talmente palese da generare il più
classico dei panegirici ideologici eurocentrici razzisti: “In
potenza, l’ideale europeo è uno dei più sofisticati e civilizzati frutti
del pensiero umano.[…] L’Europa comincia ad apparire come il posto più
sofisticato e ragionevole nel pianeta. L’Europa potrebbe essere l’ultima
speranza del pianeta Terra”. Ma quando mai. L’Europa neo-coloniale
che esporta guerre ai suoi confini (Balcani, Ucraina, Medio Oriente,
Sahel) e che uccide i migranti che fuggono da quelle stesse guerre
rappresenta tutto tranne “l’ultima speranza del pianeta Terra”. E’ un
incubo, dal quale speriamo di svegliarci il prima possibile. Certamente
l’eventuale Brexit è un fenomeno tutto circoscritto alle classi
dominanti, senza alcuna capacità di orientamento da parte delle
sinistre o delle classi lavoratrici (“sinistre” che si affannano a
convincere i propri elettori della bellezza della Ue, a proposito di
distacco epocale tra rappresentanza politica e ragioni del lavoro).
Nonostante ciò, potrebbe produrre una reductio economico-finanziaria della Ue da non sottovalutare. E’ un processo controverso, ma foriero di grandi possibilità.
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