L’immunità ai soldati è legge: la proposta presentata all’inizio di
giugno dal Ministero della Difesa è stata approvata ieri dal parlamento
turco. Garantisce ai militari impegnati “in operazioni di
controterrorismo” una copertura legale nel caso di abusi e crimini
commessi durante le azioni sul campo.
L’espressione “controterrorismo” può avere significati ampi,
che la politica può arricchire a seconda delle esigenze. Di certo dentro
ci finisce la campagna militare in corso a sud est, contro il Pkk, ma
soprattutto contro la popolazione civile. Sebbene pochi giorni fa il premier Yildirim parlasse di operazione conclusa,
così non è: gli scontri terrestri continuano, come aumentano i villaggi
sotto coprifuoco e i raid aerei contro presunte postazioni kurde.
Ora i soldati che commetteranno abusi – le comunità kurde ne
hanno pronta una lunga lista: edifici residenziali assediati, utilizzo
di armi chimiche, omicidi di civili (oltre 600 quelli accertati), raid
indiscriminati in aree residenziali – non subiranno conseguenze. I
poteri dell’esercito, così come quelli dei servizi segreti, si ampliano a
dismisura. E con loro quelli del presidente Erdogan che sulle
forze armate mantiene il controllo: secondo la nuova normativa, spetterà
al governo – in particolare il primo ministro – dare il permesso per
giudicare soldati sospettati di abusi. Ma anche civili impegnati in
attività di controterrorismo, come i funzionari dei servizi segreti.
Inoltre, la legge va a coprire anche abusi compiuti in passato perché
retroattiva. Insomma, l’anno di brutale campagna militare contro il
sud-est è al sicuro. Sul piano delle operazioni militari, la legge
regala ai comandanti militari il potere – senza l’ok della magistratura –
di ordinare perquisizioni e di emettere mandati d’arresto.
Le prime voci critiche si alzano dalle Nazioni Unite perché la nuova
legge rende nella pratica impossibile aprire inchieste sulle violazioni
commesse contro la popolazione civile kurda. Ovvia la reazione
dell’Hdp, il partito di sinistra pro-kurdo che sta vestendo i panni di
sola vera opposizione al governo dell’Akp: il partito è consapevole
degli effetti che la nuova legge avrà sul campo, un inasprimento delle pratiche militari e delle punizioni collettive contro la popolazione kurda.
La legge appena passata fa il paio con quella che a fine
maggio ha cancellato l’immunità parlamentare, aprendo a centinaia di
processi contro deputati accusati di svariati reati. Se
nazionalisti e kemalisti sono accusati di corruzione e abuso di ufficio,
a rischiare di più sono proprio i parlamentari dell’Hdp, su cui pendono
già inchieste per sostegno al terrorismo, propaganda a favore di
organizzazione terroristica (il Pkk) e incitamento alla violenza. Lo
stesso co-segretario dell’Hdp, Demirtas, rischia fino a 15 anni di
prigione.
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