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05/08/2016

Perché Gelli cadde? Una interpretazione diversa

Gelli ha spesso indicato nel Pci e nella sinistra democristiana i mandanti dello scandalo che avrebbe portato all’inchiesta dei magistrati milanesi e che, nel 1981, avrebbe portato allo scioglimento della Loggia. Non è detto che questa ricostruzione sia del tutto sbagliata: d’altra parte, Pci e sinistra Dc erano stati in più occasioni il bersaglio della sua azione politica, per cui una reazione di quegli ambienti (al tempo abbastanza potenti nel mondo della carta stampata) non sarebbe stata poi così strana. Ma forse questo fu solo un elemento aggiuntivo e la spiegazione principale fu un’altra di portata ben maggiore.

Iniziamo da una cosa: nel 1973 Gelli coglie il suo maggiore successo politico riuscendo a riportare al potere in Argentina il generale Juan Peron (un’altra volta diremo come andò questa che passò alla storia come “Operazione Gianoglio”).

Dopo quel clamoroso successo politico, Gelli annunciò la costituzione del Organizzazione Mondiale Per l’Assistenza Massonica: il suo gioco più spericolato. Sulla carta il progetto avrebbe dovuto essere un organismo interprete della filantropia massonica, soccorrendo le popolazioni in caso di disastri, aiutando i paesi in via di sviluppo, ecc, ma che si proponeva anche come mediatore di crisi internazionali, come punto di riferimento per gruppi di paesi, come veicolo di accordi commerciali internazionali ecc.

E bisogna dire che non mancò un successo iniziale: a parte l’ovvia disponibilità argentina, offrirono la loro adesione al progetto gelliano il presidente egiziano Anwar Sadat, quello liberiano William Toolbert il vice presidente ivoriano Anet Lilè Clèment (tutti entrati nella P2). Nello stesso tempo, Gelli concludeva lucrosi accordi commerciali con la Romania, mentre l’addetto culturale presso  l’Ambasciata in Italia, dott Ciobanu, aderiva alla P2.

A proposito della Romania forse è utile una parentesi: nel 1968 il capo di fatto dell’Ufficio Affari riservati Federico Umberto D’Amato (aderente alla P2) dette vita al club di Berna, il coordinamento dei servizi di polizia occidentali. L’unico paese del blocco orientale che aderì  al coordinamento fu, appunto la Romania, quel che fa sospettare che sia stato un qualche tramite massonico a favorire la convergenza. Ma riprendiamo il discorso principale.

Dunque, un progetto che Gelli spesso presentava come una sorta di interfaccia fra la P2 ed il mondo delle personalità internazionali. Un progetto ambizioso, forse troppo ambizioso.

È interessante notare come le resistenze più nette vennero dalle gran Logge di Usa e Uk. Come si sa, i rapporti fra le due massonerie di lingua inglese e quelle continentali ed, in particolare, latine, non sono mai stati particolarmente felici e Gelli, nonostante la sua conclamata fedeltà atlantica, apparteneva pur sempre al mondo latino e doppiamente, per via dei suoi legami con la liberomuratoria sudamericana. Per cui la sua iniziativa che puntava, addirittura al riconoscimento dell’Onu come organismo diplomatico internazionale (quel che, peraltro era riuscito ad ottenere da Fao ed Unesco) rischiava di sconvolgere i complicati equilibri interni alla Massoneria mondiale.

Per di più,  l’Ompam, iniziò ad attirare su di sé anche l’attenzione della magistratura. Nella sua inchiesta sui sequestri di persona (iniziata nel 1974), il dottor Vittorio Occorsio, giungeva al mega organismo gelliano con l’arresto dell’autorevole esponente del club dei Marsigliesi, Albert Bergamelli che lanciò un avvertimento: “siamo protetti da un grande famiglia internazionale”. Pierluigi Occorsio iniziò a sospettare che i proventi dei rapimenti (fra cui quello di Umberto Ortolani, braccio destro di Gelli, ma che misteriosamente fu sequestrato dallo stesso giro di criminalità organizzata) finissero a finanziare la costituenda Ompam. Il 10 luglio 1976 Vittorio Occorsio cadeva sotto una raffica esplosa dall’ordinovista Pierluigi Concutelli, (Occorsio aveva indagato anche sul Movimento Politico Ordine Nuovo che rivendicò l’attentato). L’inchiesta sull’Ompam si paralizzò, ma quell’omicidio tirò addosso a Gelli ed alla sua creatura, una attenzione che certamente non giovò al progetto.

In questo quadro venne la prima grande sconfitta politica di Gelli a livello internazionale: il rifiuto dell’ambito riconoscimento da parte dell’Onu. Sino a quel punto Gelli aveva scansato abilmente le prove di forza da cui avrebbe potuto uscir perdente ed aveva fatto abile uso dei successi (in particolare quello argentino) per accreditarsi come uomo potentissimo, e l’alone di mistero che avvolgeva le origini di questa potenza non faceva che accrescere la sua fama. A maggior ragione l’insuccesso con il “palazzo di vetro” fu un tonfo clamoroso, certamente non davanti all’opinione pubblica, che ne ebbe flebile sentore, ma verso quegli ambienti della politica e della massoneria internazionale di fronte ai quali uscì considerevolmente ridimensionato.

E qui possiamo collegare la vicenda Ompam alle questioni di casa nostra. E’ poco probabile che Pci e Sinistra Dc avessero una capacità di influenza tale da condizionare le decisioni del vertice delle Nazioni Unite, verso il quale si immagina che abbiano potuto avere influenza altre forze di rilievo internazionale e che, peraltro, avranno trovato orecchie ben disposte, visto che il Segretario generale del momento era Kurt Waldheim, lo stesso che abbiamo trovato, in divisa della Wermacht, subire l’abile frode escogitata da Gelli per l’oro Jugoslavo. Se ne sarà ricordato?

Peraltro, non c’è neppure dubbio che Gelli sia andato incontro anche ad ostilità interne al mondo massonico. Ad esempio molti giornalisti, al tempo, non ebbero grandissime difficoltà a trovare “gole profonde” che dessero abbondanti informazioni sul tema .

D’altra parte significa pure qualcosa che, nell’immediatezza dello scandalo esploso con la perquisizione di Castiglion Fibocchi, il Grande Oriente d’Italia abbia immediatamente “mollato” la loggia non accennando neppure ad una difesa simulata (cosa di cui si lamentano ancora simpatizzanti delle tesi gelliane).

Gelli, nelle sue memorie, non si è mai soffermato molto sulla fine dell’Ompam e sul perché del suo scioglimento che torniamo a dire, probabilmente ha avuto a che fare con dinamiche internazionali che poi si intrecciarono con storie italiane.

Forse non è il caso di prendere troppo sul serio le conclamate affermazioni di neutralità politica delle logge massoniche, soprattutto quelle inglesi ed americane, che insistono sul divieto posto dalle antiche costituzioni a discutere affari politici e religiosi in Loggia. Non mancano esempi che lasciano intendere come la politica forse non sia stata trattata sotto la volta delle logge, ma, magari, nel vestibolo si. D’altra parte, se tanti Presidenti Usa hanno cinto il rituale grembiule, una ragione ci sarà. Ma, ragionevolmente, i massoni anglo americani sono stati sempre molto attenti ad evitare di apparire come gruppo di pressione politico.

Il tentativo gelliano era troppo esplicitamente e direttamente politico e, peggio ancora, usava apertamente il nome della Massoneria per qualificare l’organismo progettato. E l’intreccio con alcuni terminali italiani fece il resto.

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