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02/01/2017

Gli scheletri nell’armadio di Junker sul dumping fiscale

L’attuale presidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker, quando era primo ministro del Lussemburgo (paese fondatore del Trattato di Maastricht), si era dato molto da fare per bloccare segretamente le proposte di riforme dell’Unione Europea finalizzate a combattere l'evasione fiscale da parte della multinazionali.

A rivelarlo sono alcuni documenti riservati, pubblicati dal quotidiano britannico The Guardian insieme ad un gruppi di giornalisti di inchiesta coalizzatisi nel Consortium of Investigative Journalists. Dai documenti non emergono atti illeciti da parte di Junker, ma sul piano politico la rivelazione è "altamente imbarazzante". The Guardian scrive che l'attuale presidente della Commissione in quel periodo ricopriva, oltre all'incarico di premier, anche quello di ministro delle finanze lussemburghese, quindi era il primo responsabile delle questioni relative alle imposte societarie.

I documenti illustrano una serie di proposte prese in considerazione dal Comitato di Condotta sulla Tassazione delle Imprese, un organismo europeo che ha l’obiettivo di impedire che le multinazionali potessero usare uno Stato europeo contro l'altro – il dumping fiscale – al fine di trovare la sede più vantaggiosa dal punto di vista della tassazione. Almeno tre proposte valutate positivamente dal comitato vennero bocciate ogni volta con l'opposizione decisiva del Lussemburgo, sulla base della regola comunitaria che prevede su questo argomento un voto unanime, e non a maggioranza, per ogni decisione. Francia, Germania e Svezia proposero più volte di abolire tale principio, ma il Lussemburgo, con il sostegno della sola Olanda, ha sempre ottenuto che fosse confermato.

Il Lussemburgo è stato di fatto un paradiso fiscale nel cuore dell’Unione Europea, attirando le sedi legali di alcune fra le maggiori multinazionali grazie a imposte dell'1 per cento o meno. Recentemente il nuovo governo del “Granducato” sta mostrando maggiore collaborazione con il resto della Ue per chiudere le scappatoie che permettono alle multinazionali di approfittare di una politica fiscale non uniforme all'interno dell’Unione.

Su Junker e le sue responsabilità nel dumping fiscale, due anni fa c’era stata un’altra fuga di notizia che aveva svelto gli accordi segreti tra il governo del Lussemburgo – durante il mandato di Junker – e alcune grandi multinazionali.

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