Intervista realizzata da Radio Città Aperta.
Lo spazio di approfondimento è dedicato oggi allo sciopero della scuola. Ne abbiamo parlato nel corso dei gr della mattinata e continuiamo a parlarne adesso con Lorenzo Giustolisi, di Usb scuola. Ciao Lorenzo, buongiorno.
Buongiorno.
Grazie per il tuo intervento prima di tutto. So che tu oggi sei a Roma per la manifestazione legata alla sciopero. Prima di tutto come sta andando, quale è il clima?
Il clima è ottimo. La manifestazione è andata veramente molto bene, si sta concludendo adesso con gli interventi delle organizzazioni sindacali al Pantheon. Sta intervenendo adesso la nostra compagna di Usb. Lo sciopero è andato benissimo in piazza, non soltanto qui a Roma, ma anche in altre città: Torino, Napoli, Catania, Palermo. E’ un sciopero che ha segnato una presenza, per la prima volta dopo tanto tempo, della componente studentesca accanto ai lavoratori della scuola. Ed è andato bene, crediamo, anche come percentuali nelle scuole, perché sappiamo di diversi istituti chiusi e questa è una cosa importante, perché questo sciopero, l’abbiamo detto fin dall’inizio, va contro la seconda parte della “buona scuola”. Le otto deleghe che sono adesso in discussione nelle commissioni, e che presto approderanno in Parlamento, completano il quadro di riforme strutturali europee sull’istruzione.
Proprio qui volevo arrivare, cercando di entrare magari insieme un po’ nel merito delle deleghe: cosa cambia, cosa vanno a modificare dell’assetto?
Per esempio, inizierei dalla delega sull’esame di stato. Che è importante perché inserisce ufficialmente, all’interno del percorso formativo che i ragazzi degli istituti superiori devono svolgere, le prove Invalsi e l’alternanza scuola-lavoro. Significa che Invalsi e alternanza scuola-lavoro diventeranno, come già in parte sono, centrali nella programmazione didattica delle scuole. E dunque si piega completamente la funzione formativa generale della scuola rispetto ad un assetto particolare che è quello dell’addestramento al lavoro. Parlo di addestramento perché noi non neghiamo la necessità di una relazione scuola-società, ci mancherebbe altro... Il problema è che quando questa relazione si configura come sfruttamento di forza lavoro che si rinnova continuamente e va a sostituire lavoratori che, evidentemente, non saranno più assunti dalle imprese, dagli alberghi dove i ragazzi vanno a fare alternanza, non sarà più necessario assumere cameriere, persone che mettono a posto le stanze. Negli uffici non sarà più necessario andare ad un adeguamento degli organici, perché c’è una forza lavoro che si riproduce continuamente, costituita dagli studenti delle scuole. Questo è un fatto nuovo, questo è un fatto importante; ed è un fatto che si configura in questa maniera in Italia proprio per la posizione che l’Italia assume all’interno del panorama europeo. Noi siano stati condannati a sfornare forza-lavoro di basso profilo. L’alto livello di qualificazione ce lo tolgono per sempre, rimane in poche nicchie e passa definitivamente ai paesi della parte centrale dell’Europa, che sono quelli che stanno governando questo sistema folle che si chiama Unione europea, oppure nelle elitarie università private. Questa è la lettura che noi diamo come sindacato e crediamo che se non si pone la questione su questo livello, le rivendicazioni anche giuste non avranno uno spazio politico di rappresentazione e di intervento.
Quindi possiamo interpretare queste deleghe, questa seconda parte della cosiddetta “buona scuola” varata all’epoca da Matteo Renzi, come l’ultimo atto, l’ultimo capitolo di un percorso iniziato diversi anni fa e che ha un obiettivo chiaro, finale, cioè una divisione del lavoro a livello europeo in maniera un po’ allarmante.
Molto allarmante... E considera anche che la seconda parte passa attraverso un governo che alcuni hanno creduto potesse rappresentare degli interessi diversi da quelli del precedente. Noi sappiamo bene che non è così, e questa è la dimostrazione che anche nell’istruzione esiste quel “pilota automatico europeo” che noi abbiamo denunciato a proposito di tutti gli altri settori lavorativi e di tutti gli altri ambiti di intervento sociale. Il “pilota automatico” va avanti, le riforme sono scritte, vengono tradotte e vengono applicate. Si apre uno spazio di intervento per una organizzazione sindacale perché, è giusto dirlo, c’è stato un fortissimo boicottaggio di questo sciopero da parte delle organizzazioni firmatarie di contratto. La Cgil ha fatto due cose che, secondo noi, sono gravissime, ma sono anche il segno che noi stiamo virando nel punto giusto. Ha denunciato alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti e all’ufficio scolastico regionale un dirigente scolastico perché ci ha dato la possibilità di fare un’assemblea nella sua scuola. Quindi un’organizzazione sindacale ricorre alla Procura della Repubblica per impedire ad un’altra organizzazione sindacale di fare un’assemblea con un centinaio di persone. Secondo punto: oggi, nel giorno dello sciopero, hanno indetto una serie di assemblee nelle scuole. Questo non è servito a diminuire la percentuale di colleghi che scioperano e, secondo noi, c’è uno zoccolo duro nella scuola, c’è una percentuale del 10, 15% , vedremo quali sono i numeri, sulla quale lavorare; perché qua il problema è costruire l’alternativa sindacale seria. L’alternativa sindacale – noi di Usb – pensiamo di poterla rappresentare proprio per il fatto che stiamo crescendo molto nella scuola ma che abbiamo insieme una struttura confederale, perché la scuola non può pensare di salvarsi da sola.
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