Il sindaco di Napoli ha tanti pregi, in
questi anni glieli abbiamo tranquillamente riconosciuti ma certo,
bisogna dire, è anche un bel po' fortunato.
Proprio nel momento in cui la sua
amministrazione viveva il momento peggiore della vertenza sul trasporto
pubblico, Matteo Salvini annunciava la sua venuta in città. Da animale
politico dotato di grande fiuto gestiva benissimo il confronto con il
leader dei razzisti e ne usciva vincente e rafforzato sul piano
nazionale e in ottica futura.
Però già da giovedì 9 usciva dai depositi
soltanto il 20/30% degli autobus in dotazione all'azienda partecipata
del comune di Napoli. Nessun sciopero (la stampa locale ha strillato per
giorni di sciopero selvaggio), ma soltanto rigoroso rispetto della
legge. Napoli ha infatti un parco autobus sicuramente vecchio e
obsoleto. La maggior parte degli ultimi pullman acquistati datano
31/12/1999, alcuni tram addirittura più di 80. In tutti questi anni
hanno circolato in barba a tutte le regole del codice della strada e del
codice civile. Manutenuti il necessario per metterli in strada. E
basta.
Gli autisti, in qualità di responsabili del mezzo, si sono limitati ad
ogni inizio turno a segnalare le irregolarità rifiutandosi di guidare un
mezzo non a norma. Risultato: per 4 giorni (compreso un week end) ha
circolato poco più di un quarto dei mezzi. Un'ecatombe senza precedenti
per la mobilità napoletana.
Che cosa aveva portato lo scontro tra lavoratori e ditta partecipata
del comune a un livello così aspro? Tra le cause sicuramente il piano
industriale presentato dall'azienda e che per i lavoratori era pressochè
inaccettabile.
Una premessa intanto: L'ANM è un'azienda in forte deficit, 40 milioni
di debiti all'ultimo bilancio certificato; e Ctp, l'azienda di trasporto
provinciale, è messa ancora peggio. Il piano dell'amministrazione De
Magistris prevede l'unione delle 2 aziende senza però licenziamenti.
Questi ultimi infatti non sono a tutt'oggi previsti. Però anche i tagli
agli sprechi, a detta dei sindacati, non sono previsti. Si prevede di
ritoccare leggermente verso il basso gli astronomici stipendi dei
dirigenti, però si pensa bene di negare il premio di produttività dei
dipendenti per gli anni a venire, legandolo al pareggio di bilancio
aziendale.
Il piano industriale viene rifiutato da
tutte le sigle ed inizia il delirio urbano. Immaginatevi cosa è stata
per giorni la metropoli napoletana. Le periferie isolate, ingorghi e
confusione in tutte le strade principali, rabbia di utenti e cittadini,
turisti interdetti.
Lunedì però tutte le sigle sindacali, ad eccezione di Cgil ed Usb,
firmano il nuovo piano industriale. A non firmare sono solo le sigle
sindacali che sono state sempre considerate più vicine, rispetto alle
altre, all'amministrazione comunale. E questo è quantomeno bizzarro.
Chiedo ad Adolfo Vallini, autista ANM e sindacalista USB, per quale
ragione non abbiano firmato il contratto e mi dice che il piano
industriale innanzitutto non è un piano industriale (tanto che neanche
nomina la fusione con Ctp), ma un piano di risanamento. Ed anche
riguardo al risanamento i contenuti sono estremamente fumosi. Si
apprezza il fatto che non si licenzi nessuno (era d'altronde una delle
promesse elettorali di De Magistris) ma per il resto ci si limita ad
alzare il prezzo dei biglietti (che era tra i più economici d'Italia) di
10 centesimi l'anno fino al 2019.
Non si capisce quindi dove si andrebbero a
realizzare questi risparmi per poter rientrare nei conti ed evitare il
fallimento. Si sa solo che il Comune cederà parcheggi ed edifici per
permettere la continuità gestionale. Troppo poco per Usb. Serve invece
un reale piano di rilancio aziendale che indichi in maniera netta dove
si taglia e dove si implementa. C'è da stabilire il fabbisogno delle
risorse umane, considerato anche che ad oggi vi è un forte squilibrio tra lavoratori diretti e amministrativi. Quest'ultimi risultano, anche
immaginandosi future fusioni, in soprannumero rispetto ad autisti,
macchinisti, operatori delle stazioni e della sosta.
Ci sarebbe invece tanto da fare contro
sprechi e privilegi. Tra questi sicuramente le esternalizzazioni. Alcuni
servizi infatti, come la manutenzione, le pulizie e la guardianeria, potrebbero – se reinternalizzati – portare benefici economici.
E poi va assolutamente programmata una
selezione concorsuale che porti a nuove assunzioni. Sopratutto, per
l'USB, vanno reperiti fondi tramite la Regione Campania, che è
responsabile dei servizi minimi della mobilità sull'intero territorio
regionale, e lo stato centrale. Da soli Anm e Comune di Napoli non ce la
possono fare.
Intanto i fatti sembrano dare ragione
alle sigle non firmatarie dell'accordo. A tutt'oggi, che l'agitazione è
finita, soltanto i 2/3 degli autobus stanno circolando perchè gli altri
invece sono in riparazione. Un disastro.
Ma che dice intanto il sindaco, visto che
l'opposizione al contratto viene dalle organizzazioni a lui meno
distanti? Pensiamo a quanti avevano criticato l'USB accusandola di
collateralismo con l'amministazione...
Dice che le proteste sono state spropositate, forse per un difetto di
comunicazione, che il piano di risanamento va benissimo e porterà ai
risultati prefissati. Ha annunciato l'acquisto futuro di 60 autobus
nuovi (gli ultimi acquistati dalla Regione hanno 14 anni. Sono gli
autobus dismessi di una municipalizzata di una città polacca) entro
l'anno.
La verità che il sindaco non vuole dire e
che invece sarebbe necessario dicesse è che finché non si rompe il
patto di stabilità, il vincolo al pareggio di bilancio imposto da
Bruxelles a Roma, e che a cascata arriva sugli enti locali, nulla di
serio si potrà veramente fare. Sopratutto se sei una città del sud.
De Magistris ha avuto tante volte
coraggio in questi anni, ponendosi come anomalia rispetto all'asfittico
panorama nazionale, però stavolta deve fare di più. Già qualche anno fa
lo fece, assumendo 300 maestre e lo Stato centrale lo mandò a processo
presso la Corte dei conti. I giudici contabili però gli diedero ragione.
Si difese affermando che se il pareggio di bilancio è nella
Costituzione, anche il diritto all'istruzione è nella stessa
Costituzione; e che sicuramente è più importante del pareggio del
bilancio.
Sindaco – che di diritto sicuramente te
ne intendi – sei sicuro che per la mobilità dei cittadini napoletani non
valga lo stesso principio istruzione versus pareggio di bilancio?
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