Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

18/03/2017

Trasporti Atm, tormento e possibilità di “rottura” per Napoli

Il sindaco di Napoli ha tanti pregi, in questi anni glieli abbiamo tranquillamente riconosciuti ma certo, bisogna dire, è anche un bel po' fortunato.
 
Proprio nel momento in cui la sua amministrazione viveva il momento peggiore della vertenza sul trasporto pubblico, Matteo Salvini annunciava la sua venuta in città. Da animale politico dotato di grande fiuto gestiva benissimo il confronto con il leader dei razzisti e ne usciva vincente e rafforzato sul piano nazionale e in ottica futura.
 
Però già da giovedì 9 usciva dai depositi soltanto il 20/30% degli autobus in dotazione all'azienda partecipata del comune di Napoli. Nessun sciopero (la stampa locale ha strillato per giorni di sciopero selvaggio), ma soltanto rigoroso rispetto della legge. Napoli ha infatti un parco autobus sicuramente vecchio e obsoleto. La maggior parte degli ultimi pullman acquistati datano 31/12/1999, alcuni tram addirittura più di 80. In tutti questi anni hanno circolato in barba a tutte le regole del codice della strada e del codice civile. Manutenuti il necessario per metterli in strada. E basta.

Gli autisti, in qualità di responsabili del mezzo, si sono limitati ad ogni inizio turno a segnalare le irregolarità rifiutandosi di guidare un mezzo non a norma. Risultato: per 4 giorni (compreso un week end) ha circolato poco più di un quarto dei mezzi. Un'ecatombe senza precedenti per la mobilità napoletana.


Che cosa aveva portato lo scontro tra lavoratori e ditta partecipata del comune a un livello così aspro? Tra le cause sicuramente il piano industriale presentato dall'azienda e che per i lavoratori era pressochè inaccettabile.


Una premessa intanto: L'ANM è un'azienda in forte deficit, 40 milioni di debiti all'ultimo bilancio certificato; e Ctp, l'azienda di trasporto provinciale, è messa ancora peggio. Il piano dell'amministrazione De Magistris prevede l'unione delle 2 aziende senza però licenziamenti. Questi ultimi infatti non sono a tutt'oggi previsti. Però anche i tagli agli sprechi, a detta dei sindacati, non sono previsti. Si prevede di ritoccare  leggermente verso il basso gli astronomici stipendi dei dirigenti, però si pensa bene di negare il premio di produttività dei dipendenti per gli anni a venire, legandolo al pareggio di bilancio aziendale.

 
Il piano industriale viene rifiutato da tutte le sigle ed inizia il delirio urbano. Immaginatevi cosa è stata per giorni la metropoli napoletana. Le periferie isolate, ingorghi e confusione in tutte le strade principali, rabbia di utenti e cittadini, turisti interdetti.

Lunedì però tutte le sigle sindacali, ad eccezione di Cgil ed Usb, firmano il nuovo piano industriale. A non firmare sono solo le sigle sindacali che sono state sempre considerate più vicine, rispetto alle altre, all'amministrazione comunale. E questo è quantomeno bizzarro.

Chiedo ad Adolfo Vallini, autista ANM e sindacalista USB, per quale ragione non abbiano firmato il contratto e mi dice che il piano industriale innanzitutto non è un piano industriale (tanto che neanche nomina la fusione con Ctp), ma un piano di risanamento. Ed anche riguardo al risanamento i contenuti sono estremamente fumosi. Si apprezza il fatto che non si licenzi nessuno (era d'altronde una delle promesse elettorali di De Magistris) ma per il resto ci si limita ad alzare il prezzo dei biglietti (che era tra i più economici d'Italia) di 10 centesimi l'anno fino al 2019.

 
Non si capisce quindi dove si andrebbero a realizzare questi risparmi per poter rientrare nei conti ed evitare il fallimento. Si sa solo che il Comune cederà  parcheggi ed edifici per permettere la continuità gestionale. Troppo poco per Usb. Serve invece un reale piano di rilancio aziendale che indichi in maniera netta dove si taglia e dove si implementa. C'è da stabilire il fabbisogno delle risorse umane, considerato anche che ad oggi vi è un forte squilibrio tra lavoratori diretti e amministrativi. Quest'ultimi risultano, anche  immaginandosi future fusioni, in soprannumero rispetto ad autisti, macchinisti, operatori delle stazioni e della sosta.
 
Ci sarebbe invece tanto da fare contro sprechi e privilegi. Tra questi sicuramente le esternalizzazioni. Alcuni servizi infatti, come la manutenzione, le pulizie e la guardianeria, potrebbero – se reinternalizzati – portare benefici economici.
 
E poi va assolutamente programmata una selezione concorsuale che porti a nuove assunzioni. Sopratutto, per l'USB, vanno reperiti fondi tramite la Regione Campania, che è responsabile dei servizi minimi della mobilità sull'intero territorio regionale, e lo stato centrale. Da soli Anm e Comune di Napoli non ce la possono fare.
 
Intanto i fatti sembrano dare ragione alle sigle non firmatarie dell'accordo. A tutt'oggi, che l'agitazione è finita, soltanto i 2/3 degli autobus stanno circolando perchè gli altri invece sono in riparazione. Un disastro.
 
Ma che dice intanto il sindaco, visto che l'opposizione al contratto viene dalle organizzazioni a lui meno distanti? Pensiamo a quanti avevano criticato l'USB accusandola di collateralismo con l'amministazione...

Dice che le proteste sono state spropositate, forse per un difetto di comunicazione, che il piano di risanamento va benissimo e porterà ai risultati prefissati. Ha annunciato l'acquisto futuro di 60 autobus nuovi (gli ultimi acquistati dalla Regione hanno 14 anni. Sono gli autobus dismessi di una municipalizzata di una città polacca) entro l'anno.

 
La verità che il sindaco non vuole dire e che invece sarebbe necessario dicesse è che finché non si rompe il patto di stabilità, il vincolo al pareggio di bilancio imposto da Bruxelles a Roma, e che a cascata arriva sugli enti locali, nulla di serio si potrà veramente fare. Sopratutto se sei una città del sud.
 
De Magistris ha avuto tante volte coraggio in questi anni, ponendosi come anomalia rispetto all'asfittico panorama nazionale, però stavolta deve fare di più. Già qualche anno fa lo fece, assumendo 300 maestre e lo Stato centrale lo mandò a processo presso la Corte dei conti. I giudici contabili però gli diedero ragione. Si difese affermando che se il pareggio di bilancio è nella Costituzione, anche il diritto all'istruzione è nella stessa Costituzione; e che sicuramente è più importante del pareggio del bilancio.
 
Sindaco – che di diritto sicuramente te ne intendi – sei sicuro che per la mobilità dei cittadini napoletani non valga lo stesso principio istruzione versus pareggio di bilancio?

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento