Cosa abbiamo scorto di nuovo nel
discorso di fine anno, ed in questo caso anche di fine legislatura,
fatto dal Presidente della Repubblica a reti unificate? La paura. La
paura del futuro che si fa largo anche tra coloro che per un lungo
periodo si sentivano al caldo sicuri della propria forza di controllo
mediatico e finanziario della massa della popolazione. La
gestione del controllo proveniva anche da un ruolo che lo Stato
attraverso i propri Governi e le dirigenze ministeriali esprimevano e
portavano avanti nel rapporto capitale-lavoro. La globalizzazione ha
creato delle circostanze differenti in cui i media sono sempre
più difficili da gestire e la finanza con tutta la sua forza economica
si è liberata di certi vincoli che la costringevano ad osservare i
dettami di Banche Centrali e Governi in carica. Il capitale si è
liberato dalla politica fino addirittura a sublimarsi dalla realtà
verso i mercati finanziari lasciando gli Stati in circostanze complicate
con aumenti della disoccupazione, afflussi di migranti, caduta di
investimenti pubblici e privati e la riduzione delle entrate fiscali
rispetto alle previsioni che comportano poi incrementi dell’aliquota
IVA. Inoltre le riforme strutturali che l’FMI ha imposto agli stati
aderenti al trattato hanno contribuito al processo di sublimazione del
capitale rispetto alla realtà, di conseguenza anche dalla politica,
comparto da sempre odiatissimo a cui ha dovuto elargire somme non
meritate.
Non a caso Mattarella lancia un monito preciso contro il “risentimento”,
perché sa benissimo che un ritorno della psicologia di massa verso
l’istinto tribale della chiusura verso lo straniero è già nei pensieri
di troppa gente che si è vista spogliare progressivamente del proprio
benessere. Il nazionalismo infatti purtroppo ritorna ad essere argomento
di discussione animata, più o meno consapevole, sul web con
una dirompenza ed una accelerazione molto più marcata rispetto a ciò che
accadeva nei bar e nei circoli prima del Ventennio.
Lo Stato ha paura perché ha la consapevolezza della propria esclusione dalla regolazione del rapporto capitale-lavoro. Appena
tenta di metterci le mani è inevitabile la creazione di vincoli che il
capitale non accetta e vola via, altrove. Si guardi al modo con cui i
Fondi d’Investimento intervengono nell’economia reale e come i Governi e
lo Stato si rapportino con essi. Ma lo Stato non è pronto neanche ad
affrontare una eventuale conduzione autarchica come le forze di destra o
comunque nazionaliste vorrebbero. Questa forma di Stato è attualmente
immobilizzata.
Le persone avvertono il disagio, pensano nella forma nuova ossia puramente individuale
che ormai ha assunto un valore normativo legittimato in tutto il mondo,
ma non sanno bene a chi dare la colpa se non istintivamente al “non-io”
e al “non-noi”, vale a dire “l’altro”, soprattutto “il migrante
economico”. Negli occhi di Mattarella sembra proprio trasparire questa
paura, avverte il risentimento della psicologia di massa e sa bene che è
molto peggio di ogni altro fenomeno che ha contrastato la Repubblica
nei suoi 70 anni di pace.
Il richiamo ai millennials
(i nati dal 1999) alla loro responsabilità di giovanissimi uomini che
devono necessariamente attivarsi per il loro futuro è un altro elemento
su cui Mattarella cerca di far leva per condividere con qualcuno le
proprie paure senza però dare niente di tangibile in cambio.
I partiti hanno la stessa paura
di Mattarella poiché il loro destino è legato alle evoluzioni
istituzionali della Costituzione che oggi è completamente spiazzata
dalle circostanze in cui verte proprio il rapporto capitale-lavoro.
Non a caso la Costituzione lo aveva messo nel suo primo articolo. Il
fatto che il lavoro sia menzionato nell’Art. 1 non significa che sia un
diritto universale. Se lo Stato che ha questa Costituzione non se ne
riappropria, dimostrandone una capacità di gestione effettiva ed
efficace, pone fine a quel patto sociale tra massa e Stato che si era
consolidato progressivamente nella storia recente, soprattutto dopo la
distruzione e la perdita di una guerra mondiale.
La gestione di questa paura, che
Mattarella ha chiamato risentimento presso la massa nascondendo la
propria, sarà il principale nodo rispetto al quale le varie forze
politiche che agiscono sul territorio italiano dovranno confrontarsi.
La destra nazionalista, di fatto avvantaggiata poiché è proprio grazie
alla paura nella massa che ha trovato la sua linfa per risorgere,
dovrebbe dimostrare che può riappropriarsi del potere a tal punto da
poter gestire il rapporto capitale-lavoro. Cosa che non ha assolutamente
in dote come ogni altro partito attuale. La parte amministrativa dello
Stato è completamente bloccata nel proprio ruolo e affogata in
concezioni politiche dello sviluppo obsolete, per cui lo Stato è
immobilizzato davvero.
per Senza Soste, Jack RR
2 gennaio 2018
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