12/02/2018
Brusco risveglio per la supremazia militare israeliana in Medio Oriente
Le Forze di Difesa israeliane hanno effettuato migliaia di missioni in Siria solo nell’ultimo anno. Lo ha ammesso domenica sera il capo della Divisione aerea dell’aviazione israeliana, Amnon Ein Dar, intervistato dall’agenzia israeliana YnetNews, nella base aerea di Tel Nof. Ma sabato scorso qualcosa è andato storto per un'aviazione abituata da troppo tempo a spadroneggiare impunemente nei cieli e su tutti i territori del Medio Oriente. A complicare le cose c’è anche il fatto che una parte del jet israeliano è precipitato in territorio giordano e non israeliano come riportato dalla fonti ufficiali di Tel Aviv per cercare di minimizzare l’accaduto.
Sull’abbattimento di un jet israeliano, l’alto ufficiale di Tel Aviv ha ammesso che “In questo caso, un nostro aereo è stato colpito – ha detto Ein Dar – e ovviamente siamo insoddisfatti, e studieremo l’incidente per trarne lezioni per il futuro”. Ein Dar ha ribadito che la reazione israeliana su obiettivi militari in Siria è stata molto significativa: “Non c’era stata un’operazione di questo genere dal 1982 – ha detto – E’ stata molto ampia e avrà un effetto sul loro processo decisionale. Presumo che continueranno a tentare, ma sono stati colpiti molto seriamente e da stamattina iniziano a venire alla luce i particolari, nonostante i loro tentativi di nasconderli”. Israele, sabato scorso aveva abbattuto un drone iraniano che era riuscito a penetrare nello spazio aereo israeliano. Secondo Ein Dar, “il drone iraniano era di tecnologia di alta qualità, copia di un drone americano caduto tempo fa nelle loro mani”. E ha concluso: “Gli iraniani operano in Siria e quindi li abbiamo colpiti, oltre a colpire il drone, e continueremo a farlo ovunque li troveremo”.
“Quello che è successo sabato nel nord di Israele sembra invece l’inizio di una guerra aperta e diretta tra Israele e Iran.” scrive il Jerusalem Post “L’infiltrazione e l’intercettazione di un drone iraniano sopra Israele, l’abbattimento di un F-16 israeliano e gli attacchi di reazione d’Israele contro obiettivi siriani e iraniani appaiono come le sequenze iniziali di un conflitto potenzialmente più ampio, che potrebbe esplodere se l’Iran continua a cercare di rafforzare la sua presenza militare nella “nuova” Siria”. Ma lo stesso editoriale del maggiore quotidiano israeliano, si mostra estremamente preoccupato – ed invita alla cautela – sull’atteggiamento della Russia nel teatro mediorientale: “All’apparenza, sembra che la Russia stia prendendo le parti di Iran e Siria e non di Israele, nonostante tutti gli sforzi del primo ministro Benjamin Netanyahu per convincere Vladimir Putin, nei suoi numerosi incontri con il presidente russo” scrive Yakov Kaatz sul Jerusalem Post, “Al di là del suo significato retorico, la dichiarazione ministeriale potrebbe avere conseguenze pratiche se la Russia decidesse di negare in futuro a Israele lo spazio di manovra nei cieli della Siria. Israele dovrà procedere con cautela e non potrà che tenere nella dovuta considerazioni gli orientamenti di Mosca. Finora la Russia, benché abbia consentito all’Iran di stabilire una presenza militare in Siria, non gli ha permesso di costruire grandi basi né di schierare una presenza lungo il confine con Israele sulle alture del Golan. Ma tutto questo potrebbe ancora accadere, e dipenderà da quali saranno gli interessi prioritari della Russia quando si tratterà del futuro della Siria e più in generale del Medio Oriente”.
Sabato scorso quanto avvenuto per le ambizioni israeliane, è molto più che un incidente di percorso, è l‘avvisaglia che la sua impunità e supremazia militare in Medio Oriente non è più così scontata come in passato.
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