Ci hanno sfracellato gli zebedei per decenni con la solfa che “il privato lo fa meglio del pubblico”, perché naturalmente “nel pubblico c’è molta corruzione”, come se fosse una legge della fisica.
La notizia che viene dagli Usa ci conferma invece che il problema della corruzione è insito nei rapporti di potere, nel vantaggio economico (o politico, o quel che vi pare). Se qualcuno ha bisogno di avere una certa cosa, anche illegalmente, paga per averla; e più soldi ha, più facilmente ricorre a questo sistema. Dall’altra parte, un impiegato – pubblico o privato non fa differenza – con un salario mediamente basso o addirittura da precario, insomma un working poor, è esposto alla tentazione di “vendere” l’oggetto del suo lavoro. Se sono informazioni, oltretutto, facilmente copiabili per via informatica, la tentazione diventa esplosiva.
Cos’è successo? Alcuni impiegati di Amazon davano informazioni personali degli utenti ai venditori in cambio di tangenti. E’ la grana privacy su cui sta investigando il colosso dell’eCommerce, secondo il Wall Street Journal.
Pagando cifre comprese tra gli 80 e i 2mila dollari, alcuni venditori avrebbero ottenuto dagli impiegati di Amazon dettagli sulle vendite e sul comportamento degli utenti.
Secondo il Wsj, inoltre, alcuni impiegati con accesso privilegiato ai sistemi di gestione, hanno anche avuto la possibilità di eliminare le recensioni negative.
La pratica, che viola la policy aziendale, sembra più radicata in Cina, ma anche il basso salario degli impiegati potrebbe spingere ad azioni di questo tipo.
Un portavoce di Amazon ha confermato che l’azienda sta indagando sulla vicenda. E che ha messo a punto sistemi per gestire più severamente l’accesso ai dati da parte dei suoi clienti: “La violazione del nostro codice comporta sanzioni legali e penali, compreso il licenziamento”.
Come si dice dalle nostre parti, però, “fatte le nuove regole, qualcuno si impegnerà a violarle”. Il problema è nel business, dunque puoi solo spostare la soglia di ingresso, non risolverlo...
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento