Il 26 settembre, al termine del congresso del Labour a Liverpool, Jeremy Corbyn ha tenuto il consueto discorso conclusivo, delineando però un programma politico completamente opposto a quanto fatto da Tony Blair e i suoi scalcagnati successori.
Nulla di rivoluzionario, naturalmente, ma di questi tempi anche un onesto programma socialdemocratico rischia di apparire “sovversivo”. Agli occhi di lavoratori e disoccupati, ma soprattutto a quelli dei “mercati”.
I media italiani – sia quelli neoliberisti “democratici”, sia quelli filo-leghisti e reazionari – si sono ben guardati dal parlarne, perché probabilmente pensano che non sia il caso di distrarre “il popolino” con notizie che potrebbero far pensare a soluzioni diverse da quelle in vigore. Per esempio le nazionalizzazioni dei servizi strategici (in Gran Bretagna sono state privatizzate anche alcuni servizi carcerari!), sicuramente la revoca delle concessioni in ferrovia, nonché della sanità. Sembra l’Italia, vero?
Discorsi simili per quanto riguarda le banche e la finanza, che considerano l’economia reale una sorta di “sottostante” su cui speculare allegramente. Per non dire della feroce critica all’aparthid israeliano e il sostegno alla causa palestinese.
Lungi dall’entusiasmarci, riteniamo sia comunque utile conoscere su quali basi sia nata questa nuova stagione del laburismo britannico e soprattutto le conseguenze che sta avendo nel processo di costruzione di un fronte progressista europeo che non ha davvero nell’Unione Europea la propria stella polare.
Ecco qui di seguito ampi stralci dell’intervento di Corbyn.
“Congratulazioni a tutti, è stato un grande congresso. Il congresso di un Partito Laburista pronto a prendere il comando e avviare il lavoro di ricostruzione del nostro paese diviso. Quest’anno celebriamo il centenario della Legge sulla Rappresentanza Popolare che ha visto otto milioni di donne andare al voto per la prima volta, insieme a cinque milioni e mezzo di uomini della classe operaia.
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Il Labour torna a vincere in tutto il Paese. Nel sud ovest siamo tornati a vincere a Plymouth, nel nord a Kirklees e a Londra abbiamo avuto i migliori risultati municipali dal 1971. Anche in Scozia il partito laburista è tornato a dare un messaggio di speranza e reale cambiamento.
I nostri iscritti e milioni di lavoratori sindacalizzati sono la voce dei luoghi di lavoro e delle comunità e noi collegheremo tutto ciò che faremo con le esperienze quotidiane del popolo. Questa è la nostra forza e insieme cambieremo la Gran Bretagna.
Come potete notare, non tutti sono contenti di quello che stiamo facendo.
Si scopre che ai miliardari, che possiedono la stragrande maggioranza della stampa britannica, non piacciamo neanche un po’.
Forse perché vogliamo reprimere l’evasione fiscale o forse perché non li aduliamo frequentando le loro cene eleganti.
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La libertà di stampa va assolutamente protetta. In Turchia, Myanmar, in Colombia, I giornalisti vengono imprigionati e a volte uccisi da governi autoritari e da potentati corporativi. Ma qui, una stampa libera ha troppo spesso significato libertà di diffondere bugie e mezze verità.
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Il prossimo anno saranno 200 anni dal massacro di Peterloo, quando, nelle strade di Manchester, 15 dimostranti pacifici furono uccisi e centinaia feriti dalle truppe inviate dai Tories a sopprimere la lotta per i diritti democratici. Il nostro slogan deriva proprio da un verso della poesia di Percy Shelley sul massacro: “for the many not the few”.
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Il nostro è il partito dell’uguaglianza per tutti. Il partito che ha aperto la strada ad ogni iniziativa tesa a sradicare il razzismo dalla nostra società.
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Le cose peggioreranno per ogni mese in più in cui l’attuale governo resterà in carica.
Giorno dopo giorno si sommano le prove del fallimento di privatizzazioni e esternalizzazioni. Basta vedere quello che è successo negli ultimi mesi. La prigione di Birmingham gestita dall’agenzia G4S è dovuta tornare alla gestione pubblica dopo che l’Ispettore Capo delle Prigioni l’aveva descritta come la peggiore che avesse mai visitato. Il servizio di libertà vigilata privatizzato è sull’orlo del tracollo. Richard Burgon, il prossimo Segretario di Stato per la Giustizia, metterà fine a questo scandalo.
Per quello che riguarda le ferrovie, la concessione della East Coast è collassata per la terza volta in dieci anni, ed è stata nuovamente salvata dai contribuenti. Andy McDonald, nostro Segretario per i Trasporti, porrà fine a questo caos. E il gigante corsaro Carillon è andato in bancarotta, affondato in un mare di spericolata avidità, lasciando ospedali costruiti a metà, lavoratori scaricati al sussidio e pensioni in pericolo, mentre i dirigenti di Carillon continuavano a riempirsi le tasche con bonus e dividendi, riversando le perdite sui piccoli imprenditori della catena di approvvigionamenti.
Otto anni di austerità distruttiva e esternalizzazione ossessiva hanno portato i Comuni sull’orlo del precipizio e questo Governo deve rendere conto del suo vandalismo sociale.
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C’è poi lo scandalo dei Tories con il taglio di 6 miliardi di sterline all’assistenza sociale.
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Per ricostruire i nostri servizi pubblici e le nostre comunità dobbiamo ricostruire e trasformare la nostra economia. Non possiamo più tollerare una situazione in cui l’economia reale sia solo una sorta di baraccone messo in piedi per la City di Londra e per le banche dedite solo ad accumulare profitti in giro per il mondo.
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Qualche parola sulla continua negazione di giustizia e diritti del popolo palestinese. Il nostro partito condanna le forze israeliane che sparano contro manifestanti disarmati a Gaza, condanna inoltre la legge discriminatoria sullo Stato-Nazione.
L’occupazione continua, l’espansione di insediamenti illegali e l’arresto di bambini palestinesi sono un oltraggio. Sosteniamo la soluzione dei due Stati con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato Palestinese vero e sicuro.
Ma un quarto di secolo dopo gli Accordi di Oslo non siamo certo più vicini alla giustizia e alla pace, e la tragedia palestinese continua.
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Per aiutare a rendere realtà l’insediamento dei due Stati, non appena entreremo in carica riconosceremo la Stato di Palestina.
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Ma i piani del Labour per ricostruire e trasformare il nostro paese e le sue relazioni con il resto del mondo, devono essere fatti sullo sfondo di grande incertezza sulla Brexit.
Il Labour rispetta la decisione referendaria del popolo britannico, ma nessuno può rispettare la condotta del governo dopo il voto.
Speravamo tutti che alla decisione del popolo sarebbero seguiti negoziati responsabili tesi a proteggere i livelli di vita e il lavoro. Invece, i negoziati principali si sono svolti tra le differenti fazioni dei Conservatori e l’unico lavori per cui si batte questo governo è quello del Primo Ministro.
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Voteremo contro ogni riduzione dei diritti, dei livelli di vita o delle protezioni. Il Labour voterà contro il cosiddetto Chequers plan o qualunque cosa ne sia rimasto e si opporrà a lasciare l’UE senza un accordo.
E’ per questo che se il Parlamento boccerà l’accordo Tory o il governo non riuscirà a raggiungere un accordo, chiederemo di andare alle elezioni.
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Il Labour offre una vera alternativa al popolo britannico. Un piano radicale per ricostruire e trasformare il nostro paese.
Un’alternativa alle politiche di austerità, di divisione sociale e di conflitto internazionale.
Fonte
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