Stefano Mauro
“Una parte dell’opinione pubblica straniera indica Hezbollah come il principale problema del nostro paese, al contrario il movimento sciita rappresenta la Resistenza contro la minaccia israeliana come è avvenuto nel 2000 e nel 2006”. Intervistato sul quotidiano francese Le Figaro, il presidente della repubblica libanese, il cristiano-maronita Michel Aoun,
è stato chiaro riguardo alle continue accuse da parte dei media
stranieri sul fatto che il paese dei cedri sia ostaggio di Hezbollah.
Aoun ha continuato a precisare che, visto anche l’ottimo clima di
collaborazione con il segretario generale di Hezbollah, Hassan
Nasrallah, esiste un preciso accordo con le milizie sciite che sono,
insieme all’esercito, “parte integrante dell’apparato difensivo
nazionale, sotto il comando del presidente che ne è il capo.”
Riguardo alle polemiche interne sull’intervento sciita in Siria, il
presidente libanese ha ribadito che quell’azione, condotta con
l’obiettivo di combattere Daesh e Al Nusra, ha permesso allo stesso
paese dei cedri di salvarsi dalla minaccia jihadista e dal rischio di
disintegrarsi in cantoni o regioni comunitarie e confessionali.
“Il nostro problema” – ha ribadito Aoun – “sono piuttosto le
ingerenze straniere nella nostra politica o le continue provocazioni
israeliane all’interno dei confini nazionali”.
Un preciso riferimento all’episodio di lunedì scorso quando, per la
prima volta, due F-16 israeliani sono stati intercettati da due caccia
russi e sono stati costretti a tornare nello spazio aereo di Tel Aviv,
visto che, dopo l’abbattimento del velivolo russo II 20, Mosca ha
interdetto l’utilizzo dello spazio aereo libanese e siriano
ufficialmente “per esercitazioni militari”.
Aoun ha poi affrontato il tema dello stallo politico interno. Dopo 4 mesi, infatti, il primo ministro Saad Hariri non è ancora riuscito a formare un governo per la guida del paese,
dopo la vittoria della coalizione dell’“8 Marzo” (Hezbollah e Amal per
gli sciiti, Corrente Patriottica Libanese di Aoun per i maroniti,
Partito Comunista Libanese e altri partiti minoritari) su quella del “14
Marzo” (Mustaqbal di Hariri per i sunniti, PSP druso di Jumblatt e le
Forze Libanesi di Geagea per i maroniti).
“La nostra coalizione possiede la maggioranza in parlamento con 79
seggi su 128 e sta tentando una mediazione per formare un governo
d’unità nazionale ed uscire da questa empasse”, – ha dichiarato il presidente libanese – anche
se dietro i veti delle FL e del PSP, per ottenere dei ministeri di
peso, ci sono gli USA ed i loro alleati sauditi che puntano a
destabilizzare il paese da un punto di vista politico ed economico, dopo
aver fallito con l’arma del terrorismo jihadista”.
L’ultimo “regalo” da parte dell’amministrazione Trump è stata la
sospensione dei finanziamenti per l’Unrwa con l’obiettivo di obbligare i
paesi della diaspora ad assorbire gli oltre 500mila palestinesi
presenti nei campi profughi del paese e di cancellare definitivamente il
loro “diritto al ritorno”.
Situazione di difficoltà confermata dallo stesso segretario generale
di Hezbollah secondo il quale “è ancora lontana una soluzione per la
formazione di un governo, a causa soprattutto delle ingerenze di sauditi
e americani”. Riguardo agli attacchi di Tel Aviv contro “presunti”
obiettivi di Hezbollah in Siria o agli sconfinamenti in territorio
libanese Nasrallah è stato perentorio “ la Resistenza è pronta a
qualsiasi eventualità ed è più forte dell’esercito israeliano grazie ai
propri armamenti ed all’esperienza in Siria”.
Dichiarazioni che hanno scatenato discussioni sulla stampa israeliana. Secondo Yossi Melman, esperto militare e giornalista del quotidiano Maariv, un rapporto dell’intelligence israeliana rivela che Hezbollah sia in possesso di “un arsenale con oltre 120mila missili di ultima generazione capaci di colpire tutto il territorio nazionale per i quali il sistema di difesa Iron Dome sarebbe inefficace”.
Secondo l’editorialista del quotidiano online Rai Al Youm, Abdel
Bari Atwan, “l’affermazione di Nasrallah non sarebbe per niente
fantasiosa o esagerata, visto che l’unico vantaggio di Tel Aviv è
l’utilizzo dell’aviazione che Hezbollah non possiede”. “Un così elevato
numero di missili anche contraerei” – conclude Atwan – “eliminerebbe
questo vantaggio anche perché attualmente Hezbollah possiede reparti
scelti, corazzati ed anfibi che renderebbero molto difficile un’avanzata
di terra in territorio libanese da parte di Tel Aviv, vista la cocente
sconfitta nel conflitto del 2006.”
Come riferisce il sito israeliano Debkafile, infine, la decisione di
Mosca di fornire alla Siria, e molto probabilmente a Hezbollah, il
sistema di difesa missilistico S-300 ha causato nello stato maggiore di
Tel Aviv “molta preoccupazione perché precluderebbe qualsiasi tipo di
incursione aerea con il rischio di elevate perdite di velivoli”.
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