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26/09/2018

Savona. La crisi che morde e smatella la zona industriale

Riprendiamo parte di una dichiarazione rilasciata dal segretario della Camera del Lavoro di Savona, Andrea Pasa:
1300 i cassa integrati di Piaggio Aerospace che rischiano il posto, 500 quelli di Bombardier a cui finisce a fine anno, 2-300 i lavoratori dell’indotto, 200 i lavoratori che usufruiscono della mobilità in deroga oltre naturalmente alle crisi delle aziende locali. “Sono due opportunità straordinarie, l’area di crisi e la piattaforma Maersk, si tratta di un treno che non passa più, ma bisogna sfruttarle poiché possono rilanciare il territorio. Ma se i primi a non crederci sono le istituzioni, la Regioni e gli imprenditori locali c’è qualcosa che non va
Nella sostanza in Provincia di Savona ci troviamo con incombenti più o meno 3.000 licenziamenti possibili, privi di copertura dal punto di vista degli ammortizzatori sociali.

Quel che è ancora più grave è il profilarsi du una mazzata quasi definitiva sulla presenza industriale nella nostra provincia chiudendo così definitivamente – con un pietra tombale – una storia ultracentenaria che non si è riusciti a far valere soprattutto sotto l’aspetto di accumulo di know-how che avrebbe dovuto rappresentare in settori decisivi (e non certo per sventolare antiche bandiere).

Questa dichiarazione del segretario della CGIL arriva nello stesso giorno in cui, al riguardo della tragedia genovese, giunge la seguente notizia:
“Il “Decreto Genova” sarebbe fermo alla Ragioneria di Stato, perché non vi sarebbero sufficienti garanzie sulle coperture economiche. L’indiscrezione è filtrata da ambienti del Comune di Genova, che insieme con la Regione Liguria, sta attendendo con impazienza che il provvedimento venga licenziato. “Non so a che punto sia il Decreto. Un giorno più o in meno non importa, conta quello che c’è dentro”, ha detto il commissario per l’emergenza e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che ha aggiunto: “Ormai questo sembra il decreto desaparecido”. “Dal primo ottobre saremo al ponte a guardare se sono iniziati i lavori. Genova si aspetta che questo avvenga, è il messaggio della città al Governo”, ha detto il sindaco Marco Bucci a un convegno della Cgil sul futuro della città. “Non accetteremo un decreto a metà” ha aggiunto il sindaco. “La Ragioneria Generale dello Stato non ha bloccato il decreto, ma lo sta sbloccando”. E’ quanto affermano fonti Mef sul decreto Genova, smentendo “categoricamente” indiscrezioni riportate da un sito. Il decreto – viene spiegato – è arrivato “senza alcuna indicazione degli oneri e delle relative coperture”. E che “i tecnici della RGS stanno lavorando attivamente per valutare le quantificazioni dei costi e individuare le possibili coperture da sottoporre alle amministrazioni proponenti”.
“Il limite è stato superato: il decreto per Genova ancora non arriva e addirittura, da quanto si apprende dalla stampa, il testo è stato inviato alla Ragioneria dello Stato senza coperture. Ecco questo è un atto di peggiore dilettantismo, che offende l’intera città abbandonata dal governo al di là dei soliti proclami. Chiedo da settimane un impegno reale: ho auspicato una volontà di dialogo e di confronto senza bandiere politiche.”
Quello di immaginarsi provvedimenti senza coperture e sbandierarli in TV, sui giornali e sui social sembra diventato un “classico”, quasi la “cifra” di questo governo.

Entrambe le situazioni denunciate fanno il paio in questa situazione di assoluto disastro, apparentemente inarrestabile.

Tornando alle dichiarazioni del segretario della Camera del Lavoro di Savona ricordato che la piattaforma Maersk , per risultare operativa, appare largamente in difficoltà sul piano delle infrastrutture (tutte da costruire e anche in questo caso emerge un problema di finanziamenti), ed è comunque un’operazione che riguarda la logistica e non la produzione, è in mano ai cinesi e presenta rilevantissime problematiche ambientali (ancora una volta lo scoglio del rapporto ambiente/lavoro: la nostra dannazione) torniamo al tema della crisi industriale e dell’area di crisi complessa.

Su questo secondo punto c’è da ricordare ancora che qualche giorno fa si è avuto la sfacciataggine di rivendicare come grande risultato un rinvio di tredici giorni per la presentazione delle domande d’accesso da parte di eventuali aziende interessate, al riguardo delle quali però non ci sono notizie.

Ricordiamo ancora una volta:

1) Della dichiarazione di area di crisi industriale complessa si parla da oltre due anni, con un susseguirsi di dichiarazioni ottimistiche che non hanno portato ad alcun risultato concreto salvo la proroga degli ammortizzatori sociali (risultato vantato come un successo dalle OO.SS)

2) La richiesta di proroga dal 17 settembre al 1 ottobre “tenendo conto del fatto che agosto è un mese pressoché inutilizzabile dalle imprese” appare un’affermazione – almeno – risibile se non peggio, tanto più che è stata pronunciata da un assessore che al momento del suo insediamento aveva affermato “la giornata è di 24 ore e possono essere utilizzate tutte” giustificando il mantenimento, assieme all’incarico in Regione, del suo ruolo di amministratore delegato di un’azienda operante in campo energetico. Insomma “stacanovismo” a giorni alterni;

3) Non abbiamo notizie dell’adempimento di fondamentali passaggi sul piano burocratico che lo stesso segretario della Camera del lavoro di Savona qualche tempo fa aveva denunciato come non espletati. Nel caso si allungherebbero ancora i i tempi anche nell’eventualità tutta da verificare che arrivassero serie dimostrazioni d’interesse per le aree interessate.

Mi permetto di ribadire allora un giudizio: la situazione economica della Liguria è stata affrontata da tutti i soggetti interessati (istituzioni, forze politiche, imprenditori, sindacati) sottovalutando i termini specifici della condizione territoriale che presentava, già a suo tempo, tratti assolutamente specifici anche rispetto alle caratteristiche della crisi del ciclo capitalistico in atto dal 2007 e dei risvolti di questa sulla situazione italiana. La strutturalità della crisi dell’industria ligure ha effetti decisivi sulla situazione economica e occupazionale della Regione che non appare risolvibile per altre vie, come quella del turismo (vedi crociere) e di una ripresa dell’edilizia a fini speculativi (come si era pensato, in particolare a Savona, fin dagli anni’80 del secolo scorso favorendo un processo negativo di deindustrializzazione) o attraverso la logistica come nel caso della piattaforma Maersk. La sola strada possibile per un recupero sarebbe stata quella di avviare un processo di nuova industrializzazione nei settori strategici ad alta intensità di know – how e fondata su di un solida progetto di programmazione, invece di affidarsi al carrozzone di Invitalia. Questo sarebbe stato il compito della Regione e degli Enti Locali in raccordo con il Governo lavorando ad un progetto di straordinaria portata che coinvolgesse gli imprenditori interessati aprendo soprattutto la possibilità ad installazioni ad alto contenuto tecnologico.

Concludo ricordando un piccolo particolare molto significativo: qualche giorno fa in Germania sono state presentate le nuove motrici Bombardier, modello ad altissimo contenuto tecnologico: l’a.d. italiano della multinazionale con sede in Canada e tanti stabilimenti in Europa ha parlato di costruzione di 80 di questi esemplari, ma si è guardato bene dal dire in quali stabilimenti del gruppo potranno essere costruiti.

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