Pisa: dopo la prima sera Maurizio Cammillini sarebbe stato pagato 17 euro anziché 20. L’Ispettorato del lavoro apre un’indagine.
«Mio fratello la prima sera era stato pagato 17 euro anziché 20. Il motivo? Ha fatto qualche consegna in ritardo. Lo ha confidato ai suoi amici». È morto per una manciata di spiccioli, i soldi che gli servivano per pagare le bollette e non chiedere aiuto alla Caritas. Maurizio Cammillini, 29 anni, era in prova da due giorni come pony-express per l’Underground Pub di lungarno Mediceo. Era riuscito ad avere finalmente un lavoro dopo anni di disoccupazione. Era il suo sogno. Ma è deceduto per consegnare a domicilio due panini e un fritto contro un lampione di via Pietrasantina. La sua paga e le condizioni di lavoro vengono rivelate a tre giorni dalla morte direttamente dalla sorella, Stefania Pellegrini, anche grazie al racconto dei suoi amici più intimi.
Maurizio era in sella allo scooter del locale pisano, sequestrato e subito dissequestrato dall’autorità giudiziaria. «Quanto stava guadagnando in quei giorni? Dipende. Orientativamente dai 15 ai 20 euro. Quello che mi fa rabbia è che a Maurizio le persone hanno sempre chiuso le porte in faccia, anche il parroco che lui stimava tanto. Speriamo di poter far luce sulla vicenda e dare un po’ di pace a mio fratello», prosegue la sorella da parte di madre.
Sul caso ha aperto un’indagine anche l’Ispettorato del lavoro. All’esame degli ispettori territoriali dell’area Pisa-Livorno due aspetti: il contratto di lavoro e la copertura assicurativa. In questi giorni i responsabili dell’area di vigilanza cercheranno di appurare tutti i dettagli professionali: l’impiego avveniva attraverso lo stesso pub o tramite un sito terzo (come può essere Justeat o Deliveroo, solo per fare alcuni esempi) attraverso il quale i clienti possono ordinare da mangiare a domicilio? È uno degli interrogativi. Al momento due gli aspetti certi: Cammillini alle 19 di martedì stava andando a consegnare in una casa di Metato due panini e un fritto ordinati all’Underground Pub, dove era al secondo giorno di prova. Il titolare – lo ha confermato al Tirreno – l’indomani forse lo avrebbe assunto. È il limbo del periodo di prova da speedy-pizza che l’Ispettorato del lavoro sta esaminando. Senza tralasciare alcun dettaglio.
Sul caso è intervenuto anche il gruppo consiliare “Diritti in comune”. «Si tratta di una forza lavoro fortemente precaria e particolarmente penalizzata. La necessità di portare a termine le consegne, per essere retribuiti, fa poi il resto – spiega in una nota il gruppo composto da Una città in comune, Rifondazione Comunista e Pisa Possibile – a tutte e tutti noi è senz’altro capitato di vedere sfrecciare questi scooter e dipanarsi in mezzo al traffico cittadino. Eh già, perché non solo le consegne vanno effettuate, ma anche il più velocemente possibile, in quanto più consegni e più guadagni e corri meno il rischio di essere sostituito con chi è “più veloce’”. La destrutturazione del lavoro è massima: ogni lavoratore è solo col proprio mezzo di lavoro (lo scooter) e, oltretutto, in competizione con gli altri», aggiungono da Diritti in Comune.
«Cosa vuole dire fare oggi il lavoro di pony-express? – si chiede invece Giovanni Regali, segretario del Cub Trasporti di Lucca – Bene, cominciamo subito a dire che non è lavoro, ma è sfruttamento. Pagati tramite rimborsi minimi e sfruttati per anni con contratti part-time, pagati cifre irrisorie a cottimo e privi di ogni tutela. Oggi questo è diventato il mondo del lavoro, vediamo anche le situazioni di ricercatori, operai metalmeccanici, medici e altre categorie tradizionalmente tutelate, che oggi invece risultano ingabbiate tra le maglie del precariato. L’economia della promessa – conclude Regali – spinge questi lavoratori ad accettare ogni tipo di sopruso pur di raggiungere lo sperato avanzamento nella piramide economica della società».
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