Il Ministro degli Esteri Moavero Milanesi è a Bengasi per incontrare il generale Haftar, l’uomo forte del governo parallelo di Tobruk ma che sta imponendo la sua egemonia in gran parte della Libia. A comunicarlo è stata la Farnesina in un tweet, sottolineando l’impegno italiano per il rilancio di un “dialogo politico inclusivo” promosso dal rappresentante speciale Onu Ghassam Salamé.
Il ministro degli Esteri Moavero nei giorni scorsi al forum di Cernobbio, aveva ribadito che il governo al-Sarraj rimane il governo legittimamente riconosciuto in una situazione complessa come quella dello scenario libico. Ma la realtà sul campo sta dimostrando tutta l’inconsistenza di questa opzione. Scopo del viaggio di Moavero nei territori ormai in mano all’uomo forte, è includerlo nella Conferenza Internazionale sulla Libia che dovrebbe tenere a novembre in Italia. Ma l’inviato a Tripoli del Corriere della Sera deve ammettere che Haftar “non nasconde l’intenzione di prendere il posto del governo di Fayez Sarraj”. E Haftar, a proposito delle elezioni, ha esplicitato che “L’85 % dei libici è con me. Io credo nel voto, sono pronto a sostenere le elezioni, così come formulate all’ultima conferenza di Parigi. Ma se non saranno libere e trasparenti, allora l’esercito interverrà a bloccarle”. Praticamente lo scenario costruito dall’Italia per la governabilità della Libia rischia di andare a farsi benedire.
Intanto è’ salito a due morti e decine di feriti il bilancio “preliminare” dell’attacco alla sede della compagna petrolifera libica (NOC) nel centro di Tripoli compiuto ieri da un commando che il governo di Tripoli ha attribuito all’Isis.
A complicare le cose in Libia, oltre la Francia che da tempo sobilla Haftar, ci si mettono anche gli Stati Uniti. Secondo il New York Times la Cia è pronta a condurre attacchi segreti con droni contro al Qaeda e gli insorti jihadisti in Libia, a partire da una base aerea recentemente ampliata nel Sahara. L’Agenzia di intelligence Usa, riferisce il quotidiano, sta ampliando le sue operazioni con i droni, spostando gli aerei nel Nord-Est del Niger. Funzionari Usa e del Niger hanno riferito che la Cia ha pilotato droni per missioni di sorveglianza durate diversi mesi da un piccolo aeroporto commerciale a Dirkou. Secondo un reporter del New York Times, i droni decollano da Dirkou durante la notte, tipicamente tra le 10 di sera e le 4 del mattino. “Tutto quello che so è che sono americani”, ha detto in un’intervista il ministro degli Interni del Niger, Mohamed Bazoum, che non ha offerto ulteriori dettagli.
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