C’è una grande opera pubblica di cui nessun governo ha più voluto occuparsi da decenni, ed è il rilancio dell’edilizia pubblica e popolare per garantire la casa a tutti quelli che non hanno le risorse economiche per reperire un alloggio sul mercato. Più sono aumentati i poveri e si è allargata la forbice della disuguaglianza e meno attenzione è stata posta alla fame crescente di un tetto, con il patrimonio residenziale pubblico ormai ridotto all’osso, appena il 3% dell’intero patrimonio immobiliare del paese.
Le grandi opere progettate nel paese spesso sono entrate in conflitto con la salvaguardia del territorio e le stesse esigenze delle popolazioni locali.
Rilanciare l’edilizia pubblica, puntando al riuso e al cambio di destinazione di tanto patrimonio abbandonato e/o degradato, incontrerebbe invece il sostegno di tutti quelli che non possono permettersi affitti o mutui incompatibili con il proprio salario, spesso precario e intermittente. Ed avrebbe anche l’effetto di rimettere in moto una parte importante della nostra economia, pensando per una volta alle condizioni di chi è rimasto indietro piuttosto che semplicemente al profitto dei costruttori.
Al contrario, quello che hanno fatto finora i governi di centrodestra e di centrosinistra è stato reprimere movimenti e cittadini che hanno occupato per necessità, continuando a tenere bloccata ogni politica della casa. Con il governo Renzi ed il decreto Lupi si è approvato un ulteriore ridimensionamento del patrimonio residenziale pubblico e con i decreti Minniti si è rafforzata la criminalizzazione della gente povera in grave difficoltà, mentre sono aumentati vertiginosamente gli sfratti per morosità.
Ora, con il “governo del cambiamento”, la situazione potrebbe addirittura peggiorare. Mentre nel contratto di governo non c’è traccia di una politica della casa se non nei termini odiosi della repressione delle occupazioni, con la circolare Salvini è partita una nuova fase della guerra contro i poveri.
Eppure la casa nel nostro paese resta ancora un diritto, scritto nella Costituzione e confermato da diversi trattati internazionali sottoscritti dall’Italia. Per aggirare la mancanza degli alloggi popolari a fronte di una grande domanda inevasa, la strategia adottata in diverse regioni con apposite nuove leggi regionali è stata finora quella di alzare i criteri per accedervi, provando così a restringere la platea degli aventi diritto. Si introduce il concetto vago ed arbitrario di fragilità, per sottintendere che la casa può essere assicurata soltanto ad individui in condizioni di miseria assoluta. E si continua a favorire l’iniziativa privata, permettendo altro consumo di suolo, nuove costruzioni e cementificazioni, rifiutandosi di affrontare la questione del diritto ad una vita dignitosa per chi non ha i mezzi per accedere ad un alloggio vivibile e decente.
Già nel mese di giugno ASIA-USB indirizzò una lettera al Ministro alle Infrastrutture Toninelli per sollecitare un incontro ed una inversione di tendenza. Finora non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Giovedì 4 ottobre presidi in tutte le città sotto le Prefetture e a Roma sotto il Ministero delle Infrastrutture per il diritto alla casa e contro la guerra ai poveri
Sabato 20 ottobre tutti a Roma alla manifestazione “Nazionalizzazioni qui ed ora” per il rilancio dell’edilizia pubblica e popolare.
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