Entra oggi in vigore il decreto di recepimento della direttiva europea 853/2017 che rende molto meno restrittiva la normativa sul possesso di armi.
Sarà dunque possibile detenere fino a dodici armi – fino a ieri erano sei – anche di derivazione militare (la famigerata categoria B9/A7, al cui interno è compreso ad esempio l’AK47, che come è noto tutto è tranne che un’arma ad uso sportivo); sarà possibile inserire nel caricatore dieci colpi per le armi lunghe e venti per quelle corte (prima erano cinque e quindici).
Non è più obbligatorio avvisare i propri familiari del fatto che si posseggano una o più armi, e per denunciare alle autorità la detenzione sarà sufficiente una mail.
D’altronde il ministro dell’Interno Salvini lo aveva annunciato: era febbraio, all’Hit Show di Vicenza, la manifestazione dedicata “alla caccia, al tiro sportivo e alla protezione individuale”, e Salvini aveva addirittura firmato una sorta di impegno per “garantire il rispetto dei diritti” di chi “tranquillamente” e “rispettando la legge” avesse voluto detenere un’arma per difesa personale o sport.
Ah, tra le motivazioni addotte dal vice primo ministro c’era anche il lavoro: quello delle armi è un settore che in Italia vale circa 100 milioni di euro.
E poi c’è sempre la madre di tutte le giustificazioni: “ce lo chiede l’Europa”.
Su questo però bisogna essere precisi: è vero che il decreto legislativo 104 – emanato il 10 agosto – va a recepire una direttiva europea. Ma è altrettanto vero che lo va a fare nella misura più ampia possibile, rispetto alla discrezionalità che era consentita.
Secondo alcuni commenti, tra cui quello dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere, una applicazione così ampia delle possibilità offerte dalla direttiva europea è una risposta alla pressione delle lobby delle armi, che ovviamente esistono e sono attive anche in Italia; magari lontane dal potere e dall’influenza che hanno negli Stati Uniti, ad esempio, ma comunque interessate ad ampliare il loro mercato che, comunque, è in espansione.
Non è un caso, forse, che l’Italia sia il secondo paese del G8 per vittime da armi da fuoco.
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