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23/09/2018

L’assemblea dei braccianti a Foggia, i tratti di un nuovo movimento operaio


L’assemblea a Foggia dell’Unione Sindacale di Base, dedicata alla presentazione della Piattaforma sindacale per un giusto riconoscimento dei diritti contrattuali, sociali e sindacali di chi lavora la terra, oltre ad essere stata un ottimo momento di rappresentazione pubblica del lavoro che l’USB alimenta nel settore agricolo e bracciantile del nostro paese, ha rappresentato, senza ombra di dubbio, un ulteriore tassello politico ed organizzativo verso la definizione di un nuovo movimento operaio.

Sono anni che l’USB organizza i lavoratori immigrati che si spaccano la schiena nelle campagne della Capitanata, nella Piana di Goia Tauro ed in tantissimi altri luoghi (tra cui Saluzzo, nel profondo Nord dell’Italia). Una attività organizzata che sta ridando visibilità, dignità ed orgoglio a migliaia di fratelli immigrati che costituiscono la forza lavoro necessaria (gestita con modalità schiavistiche e da un collaudato intreccio affaristico, speculativo e criminale) su cui si regge l’intera filiera dell’agro alimentare e di gran parte del business del made in Italy.

Era necessario – quindi – dopo un estate iniziata con l’omicidio di Soumalia Sako e continuata, tragicamente, con la strage di agosto dei berretti rossi, che l’USB tornasse a fare il punto politico e programmatico sull’organizzazione dei braccianti, sulle mobilitazioni e vertenze in corso in molte regioni, ed ai tavoli nazionali dei Ministeri interessati alla materia.

Un appuntamento – questo di Foggia – che ha lanciato una vera e propria Piattaforma, articolata in 10 punti, e denominata, non a caso, Agricoltura/Eticoltura per meglio evidenziare non soltanto l’impegno di un urgente miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di chi è impegnato nei campi e nelle fattorie, ma anche le linee generali di un Codice Etico per tutto il settore agricolo, per l’industria dell’agro/alimentare e per i circuiti della Grande Distribuzione Organizzata.

Una Eticoltura non basata su astratte e formali dichiarazioni generiche a favore dei “diritti” o del “lavoro buono” – francamente, a fronte della drammaticità materiale in cui vivono e lavorano i braccianti, è un esercizio che lasciamo volentieri ad altri – ma una accertata sequenza di rigorosi controlli, garanzie legislative e contrattuali a favore dei diritti di chi lavora, dei consumatori e di quanti, a vario titolo, sono impegnati lungo tutto l’arco della produzione, della raccolta, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti della terra.

Una proposta politico/sindacale a tutto tondo avanzata da un moderno sindacato confederale – come l’Unione Sindacale di Base – mentre invece, lo scorso 19 giugno 2018, i sindacati complici (Cgil, Cisl e Uil) hanno sottoscritto con Confagricoltura, Cia e Coldiretti il nuovo Contratto Collettivo Nazionale “Operai Agricoli e Florovivaisti” che – scandalosamente – prevede aumenti salariali pari al 1,7% (ossia circa 1 Euro al giorno).

Da qui l’urgenza, ma anche il valore politico dell’assemblea di Foggia dove, oltre ai delegati del Coordinamento Lavoratori Agricoli USB, sono intervenuti alcuni amministratori locali, assessori e sindaci di località dove insistono vertenze che l’USB promuove, ma anche il giornalista Gad Lerner, che da mesi produce reportage sulle condizioni di vita degli immigrati, e Christian Alliaume, del settore agricolo della Federazione Sindacale Mondiale (WFTU), il quale ha illustrato l’azione antisociale dell’Unione Europea e dei suoi piani di politiche agricole nell’intera area continentale.

Un momento importante dell’assemblea di Foggia è stato rappresentato dall’intervento della nipote del sindacalista Giuseppe Di Vittorio, la quale ha ricordato ai presenti l’impegno di “Peppino” nelle campagne pugliesi degli anni cinquanta del Novecento e la sua azione internazionalista nei vari consessi istituzionali. Una attualizzazione di una memoria storica e una lezione politica che rivive – nelle mutate condizioni dello scontro di classe – nel lavoro controcorrente dell’USB in questo complicato e difficile comparto.

Ma il meeting di Foggia di sabato 22 settembre non rappresenta esclusivamente un importante tassello dell’azione sindacale indipendente nel nostro paese, ma configura, sul versante sia teorico che pratico, il delinearsi di un nuovo movimento operaio e le sue prime prove di discussione, ricerca ed organizzazione.

Il corso convulso e contraddittorio della crisi capitalistica, l’offensiva padronale a tutto campo, la pervasiva azione della borghesia continentale europea consentono di iniziare a tratteggiare quella Catena del Valore che percorre e segmenta tutto il mondo del lavoro (dai settori tradizionali fordisti, a quelli interni alla circolazione delle merci, fino al frastagliato universo della precarietà e del lavoro mentale), tutte le forme del moderno sfruttamento capitalistico.

Tale dinamica strutturale non può essere affrontata con i «buoni sentimenti» della cosiddetta “sinistra” e dell’associazionismo nostrano, o affidandosi ai soli principi dell’universalismo democratico. Questa strada, se proseguita, segnerebbe un’ulteriore cesura con il nostro blocco sociale di riferimento e sarebbe foriera di nuove sconfitte politiche, altri arretramenti sociali e materiali.

La nostra linea di condotta, in questo come in altri settori economici e produttivi, deve essere informata ad un lavoro di organizzazione della classe che sappia mettere assieme gli elementi utili a promuovere la ricomposizione sindacale e politica. Un presupposto obbligato per iniziare a modificare, per davvero, i rapporti forza nei posti di lavoro, nei territori e nell’intera nostra società.

L’azione dell’USB, la sindacalizzazione del lavoro bracciantile e neo/schiavistico, la lotta al razzismo ed alla xenofobia, a partire dalle condizioni materiali in cui è immersa la classe (immigrati e proletariato autoctono) sono i passaggi con cui sarà possibile alludere all’evidenziarsi di quel nuovo movimento operaio che resta il motore della trasformazione sociale e politica.

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