Pronti via! Tutti ai blocchi di partenza! Riparte la scuola delle competenze, della competizione integrata, dei test invalsi e dello sfruttamento, fucina di “gorilla ammaestrati”. Pensavamo di aver toccato il fondo con la devastazione della scuola pubblica, ma Bussetti, ministro dell’istruzione in quota Lega, in piena continuità con le controriforme del sistema PD, ha sostanzialmente confermato quanto era già in cantiere rispetto al nuovo esame di Stato. Entreranno così in vigore le disposizioni del Decreto attuativo approvato il 7 aprile 2017. Sparisce la terza prova scritta, lo svolgimento dei test Invalsi costituirà prerequisito per l’ammissione all’esame, il colloquio orale verterà sull’esperienza di alternanza scuola – lavoro degli studenti e sarà orientato all’accertamento delle competenze.
Le continue riforme dell’esame di Stato, sintomo di un vero e proprio parossismo “riformistico”, si susseguono ormai da vent’anni. Inutile meravigliarsi, la logica sottesa a questo dinamismo legislativo è chiara. Si tratta infatti di continue modifiche all’output dello studente che, in realtà, sono funzionali a produrre un cambiamento del processo di apprendimento e, quindi, dell’input iniziale.
È un classico processo di retroazione ovvero, per usare una metafora, un vera e propria sorta di “strozzo dell’imbuto” che obbliga docenti e studenti a operare secondo direttive sempre più stringenti, imposte dagli interessi del mercato. D’altronde, come già scritto in più occasioni, “la legge 107 e la connessa introduzione dell’alternanza scuola-lavoro è solo l’ultimo tassello di un intreccio sempre più stretto tra “la filiera produttiva e la filiera formativa”. Fin dagli anni ottanta, il capitalismo europeo ha considerato la scuola l’ambito strategico per la ristrutturazione della produzione, soprattutto nell’ottica del superamento dei momenti di crisi.
Negli anni novanta, la nascente UE si è data politiche sempre più organiche in materia di istruzione ed educazione. A partire dall’Atto Unico Europeo, passando dal trattato di Maastricht del 1992, per giungere infine al trattato di Lisbona del 2000, l’Unione Europea ha dettato linee guida sempre più cogenti in materia di educazione e istruzione” (http://www.retedeicomunisti.org/index.php/scuola/1978-alternanza-scuola-lavoro-sfruttamento-e-disciplinamento-sociale-nella-scuola-del-mercato).
Il cosiddetto governo del cambiamento, dunque, non sta cambiando proprio nulla circa l’impianto sostanziale della Buona scuola e dell’esame di Stato. Il governo del cambiamento si limita a eseguire.
Così a uscire rafforzato da questo ulteriore depotenziamento dell’esame di Stato è proprio il taylorismo cognitivo, ovvero l’applicazione cieca di una didattica per competenze volta alla mera esecutività di compiti prestabiliti. Emblematica, a tal proposito, è l’eliminazione della terza prova scritta, guarda caso l’unica che puntava a monitorare le conoscenze disciplinari dello studente. Se a ciò si aggiunge l’importanza dei test Invalsi, introdotti anche al quinto anno e condizione necessaria all’ammissione, abbiamo l’espulsione dell’accertamento delle conoscenze dal percorso d’esame. Infine, va ricordato che la nuova prova orale dovrà contemplare un resoconto relativo all’esperienza di alternanza scuola – lavoro che assume così un ruolo sempre più centrale nel processo di apprendimento.
L’ennesima controriforma dell’esame di Stato è un’ulteriore conferma, semmai ce ne fosse bisogno, della sussunzione del mondo dell’istruzione alle direttive del capitale. Quella tracciata in questi giorni è la coerente evoluzione di un processo imposto a studenti e insegnanti dall’autoritarismo di mercato. Tradotto significa: insegna e impara ciò che serve al capitale, disciplinati alle condizioni di mercato e d’impresa e competi. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio rasoio di Ockham che, però, nulla ha a che fare con la logica di economia del pensiero propugnata dal grande filosofo. E’ un rasoio che taglia i saperi con la ferocia dell’economia neoliberista nella quale lo studente si fa merce.
Si riaprono dunque i cancelli della gabbia europea. Buon inizio di anno scolastico! E, soprattutto, buon inizio di nuove lotte per rompere la gabbia e per liberare studenti e insegnanti dai diktat del mercato e della UE.
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