Così il vecchio centro politico dell’establishment (democratici e repubblicani, “una faccia, una razza”) viene lacerato da pulsioni opposte. Da un lato il tribalismo revanscista di Trump, dall’altra il socialismo. Che, ricordiamo, era quasi una parola proibita... Ora da cento posti emergono giovani e combattivi attivisti che conquistano le candidature a governatore o deputato parlando apertamente della necessità di cambiare radicalmente modello di vita e di sviluppo.
E come sempre, nella storia Usa, alcune delle più popolari star di Hollywood fanno outing dalla parte giusta della Storia.
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«Dobbiamo dire di sì al socialismo», parola di Jim Carrey. Il popolare attore protagonista di tante pellicole di successo sferza i democratici statunitensi. Affinché questi smettano di fuggire davanti agli attacchi dei repubblicani e rivendichino con forza di essere socialisti. Senza se e senza ma.
L’attore tocca un punto dolente di tanta parte della sinistra socialdemocratica e socialista a livello planetario. La maggioranza dei partiti gravitanti in questa area, con alcune piacevoli eccezioni come il Labour inglese guidato da Corbyn, hanno da tempo abiurato la propria ideologia gettandosi nell’abbraccio mortale col neoliberismo. Sulla scorta della cosiddetta ‘Terza Via’ di Blair e Schroeder.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le destre sono in grande ascesa. La classe operaia e i ceti più deboli impoveriti, sfiduciati e spaventati di fronte al tradimento dei partiti socialisti e socialdemocratici che sono passati armi e bagagli dalla parte delle élite, dei padroni come si sarebbe detto una volta, hanno deciso di affidarsi ai cosiddetti populisti di destra.
Anche se questi nella maggior parte dei casi risultano essere liberisti tanto quanto chi li ha preceduti al governo.
Per questo Carrey, ai microfoni di ‘Real Time with Bill Maher’ della HBO, ha spiegato: «Dobbiamo dire di sì al socialismo, alla parola e tutto». Così i socialisti possono tornare ad acquistare consenso e peso nella società. A rappresentare gli interessi dei lavoratori, dei ceti più deboli. Di quei soggetti che più hanno sofferto i morsi delle lunghe crisi acuite dalle scellerate politiche neoliberiste.
Negli Stati Uniti come nella Vecchia Europa. L’interesse e l’entusiasmo crescenti verso il progetto di Bernie Sanders negli Stati Uniti, di Melenchon in Francia e Sara Wagenknecht in Germania lo dimostrano chiaramente. Senza dimenticare l’importante vittoria del ‘populista’ di sinistra Lopez-Obrador in Messico.
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