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10/10/2020

Nicaragua - Sovranità contro terrore

Alla vigilia delle elezioni statunitensi, la Casa Bianca intensifica le sue ingerenze in America Latina, ansiosa di portare a casa un risultato da esibire in campagna elettorale. Forse per questo, l'attivismo della Casa Bianca nei confronti del Nicaragua si va intensificando, visto che gli USA considerano il colpo di Stato in stile boliviano la migliore soluzione per il Nicaragua. A Washington e Miami sono preoccupati, l’anno elettorale si avvicina e la cosiddetta opposizione non ha idee, progetti, programmi. L’ambasciatore USA a Managua, Sullivan, si sbraccia e si sgola, ma é rissa interna per accaparrarsi i milioni di dollari statunitensi ed europei già stanziati per la campagna elettorale nicaraguense. Nessun gruppo ha credibilità per vincere ma tutti hanno denti aguzzi e fame di denari stranieri.

Sono diversi i segnali che indicano come per la destra l’ipotesi di una nuova ondata di terrore per piegare il governo sia considerata viabile, non ultimi gli arresti di loro esponenti con esplosivi e munizioni. Di fronte ad una nuova ipotesi golpista, oltre alla disposizione combattente del sandinismo, a sconsigliare ogni velleità arriva anche un aggiornamento del quadro legislativo e giuridico che ribadisce la supremazia della pace. Per questo il Parlamento, oltre a discutere la legge che erogherà l’ergastolo per i reati più brutali, esamina due leggi a tutela della sovranità nazionale: quella sugli agenti stranieri e quella sui cyber delitti.

La prima si riferisce all’attività di gruppi, organismi o partiti che ricevono finanziamenti dall’estero per svolgere attività politica. La seconda riguarda invece chi utilizza la Rete con intenti criminosi destinati a procurare allarmi e panico nella popolazione. Nulla di inedito nel panorama internazionale, entrambe le leggi perseguiranno reati perseguiti in ogni altro paese; ma possono ben essere definite leggi a tutela della sovranità nazionale del Nicaragua.

La legge sugli agenti stranieri imporrà per persone, società, associazioni o qual si voglia ente privato che percepisca denaro dall’estero, la registrazione presso il Ministero dell’Interno della propria attività e la certificazione dei finanziamenti esteri che si ricevono, attestandone motivi ed impiego nel Paese. Ove si omettesse la regolare registrazione presso l’autorità competente scatteranno sanzioni di tipo amministrativo.

L’obbligo di registrazione non riguarderà gli imprenditori esteri, le attività inserite nel quadro degli Accordi di Libero Scambio, le rimesse familiari, i titolari di trattamenti pensionistici o di contratti di lavoro esteri, che saranno esentati dal doversi registrare. Riguarderà invece società, partiti, Ong, organismi di varia natura impegnati nell’attività socio-politica, siano essi veritieri o creati ad hoc.

La destra protesta ma non dovrebbe, dato che fu proprio il governo Chamorro che, nel 1992, votò la Legge 147 che disciplina l’attività delle società che ricevono fondi internazionali e quella delle Ong. Dunque sono proteste strumentali: quando sono al governo votano leggi che poi, quando vanno all’opposizione, non vogliono riconoscere.

La legge – qui sta il problema dell’opposizione – non riguarda le attività professionali ma colpisce l’attività sobillatrice che USA ed Unione Europea svolgono regolarmente a diversi livelli. Tra questi l’iniezione di dollari destinati a disegnare fronti politici ostili al sandinismo, il tentativo di alterare la dialettica politica interna e il finanziamento delle campagne elettorali, attività svolte senza remore dal 1990 ad oggi. Pompare decine e decine di milioni di dollari in una campagna elettorale di un piccolo paese con scarse risorse economiche, assume un valore strategico dai tratti eversivi. È una ingerenza sfacciata di paesi esteri nella politica interna che non sarà ulteriormente tollerata.

Il golpismo grida allo scandalo ma in realtà nella maggior parte dei paesi del mondo vigono norme identiche, spesso molto più rigide di quelle che entreranno in vigore in Nicaragua. In Italia, ad esempio, ricevere fondi da paesi stranieri per svolgere attività politica interna è fatto segno a sanzioni durissime, che prevedono pene non inferiore ai 10 anni di carcere (art.243 e 246 C.P.). La corruzione del cittadino da parte dello straniero è sanzionata con pene che vanno da 3 a 10 anni di reclusione e se il denaro o l’utilità sono dati o promessi per la propaganda a mezzo stampa, la pena verrà aumentata di un terzo. Quale corrente del Diritto stabilisce che ciò che in Italia è legge, in Nicaragua diventa arbitrio?

L’altra legge a difesa della sovranità nazionale che verrà approvata sanziona le fake-news, ovvero le campagne diffamatorie destinate ad alterare artificiosamente il quadro sociopolitico. Sono ormai decine i paesi che, considerando l’importanza strategica di difendere i propri cittadini dai crimini in Rete, hanno legiferato al riguardo ed anche il Nicaragua si dota di una normativa e legislazione adeguata.

Con questa legge verranno colpiti le frodi informatiche, lo spionaggio, la violazione dell’identità sessuale, la pornografia infantile, le violazioni alla sicurezza dei dati, la manipolazione degli stessi, la propagazione di notizie false. Queste ultime sono attività criminali che il Nicaragua ha patito durante il tentativo di colpo di stato del 2018, quando attraverso l’uso massiccio di bot e di falsi profili si sono create reti sociali artificiose che, con la diffusione di fake news, hanno generato il caos, ma soprattutto redatto rapporti falsi sulla presunta repressione. Lo scopo? Essere utilizzati internazionalmente per offrire il totale rovesciamento della verità dei fatti e predisporre il clima ostile verso il governo sandinista nella comunità internazionale, propedeutico all’approvazione di sanzioni. Sono state parte integrante del modello di guerra di quarta generazione e questo tipo di attività è proseguita fino ad oggi, con l’utilizzo criminale della Rete che, al riparo della libertà di espressione, ha potuto continuare in assenza di una normativa specifica che ne regolasse i comportamenti.

I cialtroni di Strasburgo

Le grida dell’opposizione ed il lavoro di lobbies hanno fatto breccia nel Parlamento Europeo maggioranza di ultradestra, che dopo essersi rifiutato di condannare il golpe in Bolivia e aver condannato il Venezuela, la Russia e la Cina, come già nel 2018 torna ad accusare il Nicaragua, inventando accuse pazzesche indocumentate ed indocumentabili e in un delirio ideologico di natura tardo-coloniale, con l’entusiasmo dei partiti postfascisti presenti affiancati dalla sinistra a venatura liberale, approva una mozione di condanna presentata dall’ultradestra spagnola.

Nella mozione si ordina al Nicaragua di non approvare le due leggi sopra descritte benché Italia, Francia, Germania e Spagna ne abbiano di simili. Si chiede persino la sospensione del Nicaragua dall’Accordo di Associazione con la UE, accusandola di reati commessi da tutti i paesi europei, in particolare da Lituania, Estonia, Polonia, Repubblica Ceka e, ancor più, dall’Ungheria, che firmava leggi liberticide mentre era presidente di turno della UE.

Il Parlamento Europeo si caratterizza una volta di più per rappresentare una Europa priva di ogni decenza politica, dove le reminescenze fasciste riaffiorano con ormai sempre meno vergogna. Inventa colossali falsificazioni su Russia e Bielorussia per applicare sanzioni. Propone vergognose equiparazioni tra orrore e riscatto, insedia presidenti mai votati e offre sostegno aperto ai colpi di stato. C'è da dire che le sue deliberazioni non vengono prese sul serio nemmeno in Europa, figuriamoci fuori, dove si misura regolarmente l’irrilevanza di un continente che è un impotente economico, un nano politico e un verme militare.

Ma visto che nessun progetto di legge potrebbe di per sé scatenare tanta isteria, la mozione approvata a Strasburgo dimostra che effettivamente le due leggi complicano i piani golpisti, alla cui realizzazione l’Unione Europea partecipa con ardore e denaro.

È la conferma indiretta della necessità di queste due leggi: sono una risposta alle reiterate minacce di ulteriori ingerenze statunitensi ed europee nella vita interna del Nicaragua per tentare di inquinare lo scenario politico e il processo elettorale. Chi deciderà di rendersi parte attiva della destabilizzazione esterna, adesso sa a cosa va incontro.

Il nuovo assetto del golpismo

A proposito di attività terroristica, c’è da registrare che il MRS cambierà sigla e simbolo. Non data l’incongruenza assoluta tra la sua ideologia e la sigla, ma perché il Dipartimento di Stato ha spiegato loro come Congresso e Senato USA non voteranno mai lo stanziamento milionario ad una formazione che reca l’aggettivo sandinista nella sigla. Maquillage a scopo di incassi. Cambiare nome per vedere denaro.

Ma la novità sostanziale nel campo della destra è il nuovo ruolo delle gerarchie ecclesiali, che stanche dell’empasse su candidature e alleanze nel quale si trova l’arcipelago del golpismo, decide di scendere in campo direttamente. Lo fa con una campagna pubblicitaria per ora subliminale – per quanto risulti evidente il messaggio – riempiendo di cartelloni pubblicitari il Paese (dimostrando così che i denari non mancano, diversamente da quanto afferma). Dopo che il governo ha ridotto i finanziamenti per una chiesa fattasi partito golpista, chiedono in tutto il paese elemosina per sopravvivere. Ma poi, guarda caso, possono permettersi di riempire il Paese di cartelloni che costano 1500 dollari cadauno al mese. Chi li paga?

Quale che sia la fonte che li finanzia, quella delle gerarchie è una manifestazione di protagonismo politico inusuale e illegittima (la curia non è soggetto giuridicamente legittimato a svolgere attività politica, rappresentando uno Stato straniero, il Vaticano). Niente anime e preghiere: si preoccupa di corpi, politica, cariche, candidature e denaro.

Il messaggio della CEN è chiaro. La Conferenza Episcopale rompe gli indugi e indica la chiesa come referente unitario delle istanze di Stati Uniti e destra locale. In questo senso la febbrile attività politica di Monsignor Silvio Baez – che del golpismo è il principale ideologo – e l’esposizione mediatica della CEN, sembra indicare un monito alle formazioni golpiste ed una prospettiva: se non si trova un accordo tra i diversi interessi in campo, sarà un vescovo a scendere in campo come candidato di tutto lo schieramento antisandinista.

La famiglia Chamorro, capataz locale dell’oligarchia collaborazionista, tenterà in ogni modo di partecipare all’operazione: l’ansia di tornare a spolpare il paese ricostruito è irrefrenabile. La decisione finale spetterà però agli Stati Uniti, che pagano e quindi scelgono il candidato. Ma a decidere del futuro del Nicaragua saranno i nicaraguensi. Se il golpismo, vistosi incapace di vincere, dovesse scegliere la strada del ritorno al terrore, allora i conti saranno diversi e salati. Il sandinismo farà ciò che deve e chi terrorizza finirà terrorizzato.

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