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16/03/2022

Guerra in Ucraina - La Polonia soffia sul fuoco. Generale italiano:”Basta poco per trovarsi in guerra”. A Mariupol morti “eccellenti”

Per i comandi militari italiani basta poco per trovarci in guerra

“Vi posso garantire che basta veramente un niente per sconfinare e trovarci in guerra”. Ad affermarlo il generale Luca Goretti, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, in audizione alle commissioni Difesa di Camera e Senato. “È un pensiero costante che ho e che rivolgo ai miei equipaggi – ha aggiunto – mai come ora ogni cosa deve essere fatta nel rispetto delle regole evitando in ogni momento di essere presi dalla foga di vedere cosa c’è. Potrebbero esserci tentativi di farci entrare in territorio ucraino e sarebbe la fine. Ho autorizzato il raddoppio dei nostri Eurofighter in servizio con la Nato in Romania” ha detto il gen. Goretti, “siamo a meno di venti miglia dal confine ucraino. Dobbiamo prestare attenzione nella nostra attività istituzionale di difesa aerea”. Nella giornata di ieri è trapelato un documento in cui lo Stato Maggiore dell’Esercito allertava le forze armate italiane a mettersi in condizione di “war fighting” cioè di combattimento.

Il fronte militare. A Mariupol ucciso capo battaglione Azov e un cecchino “star”

A Mariupol caduti di guerra “illustri”. Nei combattimenti a Mariupol, le forze armate russe avrebbero colpito due personaggi di rilievo. Uno è Nikolai Kravcenko, tra i fondatori del famigerato Battaglione Azov asserragliato nella città portuale e target particolare degli attacchi delle milizie delle Repubbliche Popolari del Donbass. L’altro è il cecchino mercenario canadese Olivier Lavigne-Ortiz (“Wali”) ucciso a soli 20 minuti dal suo arrivo sul campo di battaglia a Mariupol! Questo cecchino ha prestato servizio nelle forze armate canadesi dal 2002 al 2015 e ha partecipato con le forze statunitensi a operazioni di combattimento in Iraq, Afghanistan e Siria. I media occidentali, americani, arabi e turchi avevano riportato la notizia del suo arrivo in Ucraina solo 3 giorni fa, con titoli come “Il cecchino più pericoloso del mondo arriva per combattere i russi!” Ma ora sembrano imbarazzati nel pubblicare la notizia della sua liquidazione da parte dei russi.

Corridoi umanitari. 312 civili, di cui quasi 100 bambini, sono stati evacuati da Mariupol nelle ultime 24 ore. Lo ha reso noto il quartier generale della difesa territoriale della Repubblica popolare di Donetsk (Dpr). “Nell’ultimo giorno, tra le 8 del 15 marzo e le 8 del 16 marzo, 312 civili, inclusi 88 bambini, sono stati evacuati da Mariupol e dalla sua periferia verso il distretto di Novoazovsk”, hanno fatto sapere i separatisti secondo cui sono 1.317 i civili evacuati, tra il 5 e il 16 marzo, dalla città portuale assediata dalle forze armate russe.

Il governatore regionale Oleksandr Staruj ha fatto sapere che “Sono caduti dei razzi nell’area della stazione di Zaporizhzhia-2 e secondo i primi rapporti nessuno è rimasto ucciso”, il governatore ha aggiunto che un altro razzo ha colpito il giardino botanico. Zaporizhzhia ha accolto centinaia di migliaia di civili in fuga dalla città portuale di Mariupol, assediata dalle forze russe da oltre due settimane.

Diverse esplosioni sono state udite questa mattina a Kiev, la capitale dell’Ucraina. Secondo quanto riferito dal Servizio di emergenza statale, un edificio residenziale di 12 piani nel distretto di Shevchenko, nel centro della città, è stato colpito dai bombardamenti russi intorno alle 6 del mattino ora locale (le 5 in Italia).

Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina, ha subìto nella notte un nuovo attacco delle forze armate russe. “In seguito a un attacco a colpi di artiglieria su edifici di più piani nel quartiere Nemyshlyansky di Kharkiv, diversi appartamenti in due condomini sono stati distrutti”, si legge nel bollettino dei servizi di emergenza ucraini. “I soccorritori hanno salvato quattro persone dal collasso di un palazzo ma non sono riusciti a salvarne altre due, rimaste uccise nell’attacco”, continua il messaggio, secondo cui “anche una scuola è stata colpita alle 3 di questa notte e una parte dell’edificio è stata distrutta”.

Sarebbe di almeno due feriti il bilancio di un bombardamento delle navi da guerra russe sulla costa di Odessa, il porto nel sud-ovest dell’Ucraina. A riferirlo è il Kyiv Independent che cita le autorità locali.

La notizia dell’attacco arriva dopo che i satelliti hanno rilevato 14 navi della flotta settentrionale di Mosca in avvicinamento a Odessa, tra cui il Pyotr Morgunov, nave anfibia lunga 120 metri.

La Polonia soffia ancora sul fuoco del conflitto

La Polonia continua a soffiare sul fuoco della guerra. Una “missione di pace” della Nato “protetta dalle forze armate” per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari all’Ucraina: a chiederla è stato il vicepremier polacco Jaroslaw Kaczynski nella missione a Kiev con i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. “Questa missione non può essere una missione disarmata ma si deve poter difendere per operare in territorio ucraino”, ha sottolineato Kaczynski citato dall’agenzia Pap, “deve avere possibilmente una struttura internazionale più ampia e cercare di fornire aiuti umanitari e pacifici in Ucraina”. È la seconda volta che la Polonia cerca di compromettere con il suo oltranzismo gli spiragli di negoziati per arrivare ad una tregua tra Russia e Ucraina. La prima volta era stata pochi giorni fa con la notizia della fornitura di aerei militari all’Ucraina poi respinta dagli altri paesi della Nato.

L’Ungheria ha invece ribadito che non invierà armi e resterà fuori dalla guerra in Ucraina: lo ha assicurato il premier Orban, durante un comizio a davanti al Parlamento di Budapest. Orban ha lamentato che l’Europa centrale è solo “una scacchiera” per le potenze e ha avvertito che se il Paese non difende i propri interessi rischia di soccombere alla crisi.

Il fronte dei negoziati

Il presidente russo Putin, ha avuto una conversazione telefonica con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Putin ha sottolineato la mancanza di “serieta’” di Kiev nei negoziati di pace.

“Sono proseguite le discussioni sulla situazione relativa allo svolgimento dell’operazione militare speciale russa per proteggere le repubbliche del Donbass, nonchè sugli aspetti umanitari, comprese le misure per evacuare i civili”, si legge nel comunicato. “Il presidente della Russia ha prestato particolare attenzione al fatto che la dirigenza dell’Unione europea ha ignorato l’azione criminale e disumana di ieri dell’esercito ucraino: un attacco missilistico contro una zona residenziale nel centro di Donetsk utilizzando munizioni a grappolo, che hanno provocato numerose vittime tra la popolazione civile”, osserva la nota diramata dal Cremlino.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha sottolineato che il fatto che Kiev non sia destinata a entrare nella Nato, come ha ammesso il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non è una concessione alla Russia. “Non credo che sia una concessione”, ha risposto il capo della diplomazia Usa a una domanda rivoltagli dai giornalisti.

Le Borse risalgono e il prezzo del petrolio scende. Un aiuto alle Borse e ai mercati finanziari sembra essere arrivato dalle dichiarazioni sui negoziati del presidente ucraino. Nelle scorse ore Volodymyr Zelensky ha detto che i colloqui di pace paiono più realistici ma che è necessario più tempo e che l’Ucraina probabilmente non entrerà nella Nato.

Cina a Arabia Saudita studiano moneta alternativa al dollaro

L’Arabia Saudita è in trattative con Pechino per utilizzare lo yuan nella vendita di petrolio alla Cina. Lo riferisce il Wall Street Journal spiegando che la mossa intaccherebbe il dominio del dollaro Usa sul mercato petrolifero globale nonché come valuta di riferimento negli scambi internazionali.

La novità avrebbe conseguenze notevoli per il mercato del petrolio globale che da sempre usa la valuta statunitense come moneta ufficiale. Sarebbe l’alleanza tra il maggior importatore di petrolio, la Cina con il più grande esportatore, l’Arabia Saudita con il conseguente passaggio dai petrodollari ai petroyuan.

Multata la giornalista russa no war

Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha esibito uno striscione contro la guerra in televisione, ha un padre ucraino e madre russa. Secondo quanto si è appreso la giornalista è stata solo multata e poi rilasciata. La donna è apparsa alle spalle della conduttrice della televisione russa Canale 1 Yekaterina Andreyeva con un cartello, “fermate la guerra, non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo”.

Sarebbe bello e ci aspettiamo di vedere qualcosa di analogo anche durante un telegiornale della Rai o de La7.

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