di Francesco Dall'Aglio
La questione Prigožin sta tenendo banco su tutti i media e tutti i canali social, come era facilmente prevedibile e come era ovviamente nelle sue intenzioni.
Ricapitolando in breve, tra ieri e oggi Prigožin ha diffuso due video. In quello di ieri lo si vede estremamente alterato mentre, sullo sfondo di un gruppo di cadaveri di soldati Wagner uccisi, a suo dire quel giorno, accusa apertamente Shoigu e Gerasimov di non mandare munizioni ai suoi uomini, provocando perdite alte e non necessarie.
Il tono è durissimo, il viso stravolto, le accuse pesanti come gli insulti, che ripetono i temi populisti (ma non per questo falsi) già usati in passato da lui e soprattutto dai nazionalisti e dai falchi russi: voi state seduti comodi nei club mentre qui si muore, i vostri figli (questa è per Shoigu) si godono la vita e fanno video su Youtube, eccetera.
Oggi invece il tono è diverso, ma non meno duro. Questa volta si presenta come capoguerra, sullo sfondo non di soldati morti ma vivi e perfettamente armati, a rimarcare la loro eccellenza militare (vedi foto che allego).
Dopo avere ricapitolato tutti i successi della Wagner finora, accusa ancora i vertici militari: i suoi uomini, dice, avrebbero preso la totalità di Bahmut entro il 9 maggio ma questo ha provocato l’invidia dei “burocrati invidiosi”, che hanno creato volontariamente una mancanza artificiale di munizioni, che ci sono ma non vengono spedite ai suoi uomini.
Stando così le cose, si vede costretto a spostare i suoi uomini nelle retrovie per dar loro modo di “leccarsi le ferite“, trasferendo le posizioni che occupano al momento alle unità dell’esercito russo, pronti a tornare in azione quando “la Patria avrà ancora bisogno di loro“.
Quindi attende l’ordine di ritirata delle truppe firmato dal comando russo, con l’indicazione della data in cui in suoi uomini saranno sostituiti: non è chiaro cosa dovrebbe accadere in caso quest’ordine non arrivasse (e ricordo che se si ritirassero dal fronte di loro volontà sarebbero tutti disertori).
Non penso che queste dichiarazioni siano una psyop concertata tra Prigožin e i vertici militari, come qualcuno ritiene. Le accuse sono troppo gravi e personali, e soprattutto Prigožin non è l’unico ad averle mosse a Shoigu e Gerasimov.
Penso che davvero ci sia un problema, ma bisogna vedere se il problema è la volontà reale dei comandi russi di non dargli munizioni, o se invece non serva a mascherare il fatto che Bahmut non è stata ancora interamente conquistata (mancano, come ricorda lo stesso Prigožin, 2,5 kmq).
Paradossalmente potrebbe essere stato proprio l’aumento degli effettivi della Wagner, causato dai suoi precedenti successi, ad avere innescato il problema: più uomini impegnati in più operazioni, ma senza un’adeguata copertura dell’artiglieria.
Prigožin potrebbe aver voluto strafare, e ora ritrovarsi con una forza militare molto meno efficiente di prima, e cercare una scappatoia accusando altri.
Oppure i successi della Wagner potrebbero davvero avere scatenato invidie e gelosie; oppure qualcuno ai vertici potrebbe aver deciso di ridurre drasticamente il numero di effettivi della Wagner, lasciando che si esaurissero negli assalti a Bahmut, riducendo così anche il prestigio di Prigožin, ma facendo bene attenzione a farlo solo dopo che la quasi totalità di Bahmut era già in mano russa.
Al momento tutte queste sono teorie, e nemmeno io saprei qual è la più verosimile (io credo che Prigožin abbia parecchio rotto le scatole e che la Wagner sia diventata troppo importante; al tempo stesso non se ne può ancora fare a meno).
Ad ogni modo, a cercare di conciliare le parti poco fa è intervenuto nientemeno che Kadyrov, negli inediti panni di adulto ragionevole, con un discorso di otto minuti nel quale ha esortato entrambe le parti a mettere da parte le loro differenze per il bene comune, criticando sia Prigožin che il comando russo, ma alla fine ammettendo che tutti i problemi di approvvigionamento che le unità cecene avevano denunciato in passato non dipendevano da cattiva volontà, ma da malintesi o dalle circostanze della guerra, che sono sempre difficili.
Certo, se il “fratello maggiore” Prigožin decidesse di lasciare il campo, il “fratello minore” Kadyrov e le sue truppe dell’Akhmat sarebbero pronte a prendere il suo posto a Bahmut: ma lui si augura che i due chilometri che mancano siano presi come risultato dello sforzo comune di tutti nell’eseguire gli ordini del comandante supremo, Vladimir Vladimirovič Putin.
Che democristiano...
Intanto, stando a quanto dice il comando ucraino, la Wagner non solo non si sta ritirando ma sta intensificando gli sforzi su più settori del fronte.
Mah...
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