In diverse città italiane la giornata del 1 Maggio è tornata a caratterizzarsi come giorno di festa e di lotta di lavoratori e lavoratrici. Nel tempo questa era diventata una caratteristica dimenticata e stravolta sotto molti punti di vista.
I sindacati collaborazionisti avevano depotenziato la data attraverso l’evento del concertone in Piazza San Giovanni sempre più potabile nei contenuti. L’unica novità degli ultimi anni è stato il concertone alternativo a Taranto nato e cresciuto con presupposti diversi.
Per moltissime lavoratrici e lavoratori il 1 Maggio è diventato da anni una giornata lavorativa come altre, spesso solo nelle grandi aziende pagata come festivo.
Per la sinistra alternativa e i sindacati di base c’era stato l’adagiamento sulla situazione. C’era chi si accodava alle manifestazioni sindacali concertative e chi rinunciava a costruire momenti di mobilitazione alternativi.
Quest’anno è stato compiuto un importante primo passo, sicuramente nella Capitale dove è stato rotto il monopolio del concertone ma anche nelle altre città dove cortei o spezzoni alternativi hanno attraversato i quartieri. A Trieste, piuttosto clamorosamente, la Questura ha preteso fino all’ultimo che l’Usb e lo spezzone antagonista facessero a meno dell’amplificazione “per non disturbare” il corteo ufficiale. Un tentativo fin troppo goffo respinto al mittente e ben amplificato in piazza. A Roma, durante il corteo, uova e qualche petardo sono partiti in direzione del Ministero della Funzione Pubblica. A Torino sono state bruciate le bandiere di Nato, Usa ed Unione Europea.
Una spinta a riprendersi le piazze il 1 Maggio è venuta indubbiamente dalla inaccettabile presa per il culo del governo contro i lavoratori. Un decreto sul lavoro in cui i numeri fanno a cazzotti con la matematica e la verità sull’entità della riduzione delle tasse sul lavoro (che insieme alle pensioni paga l’88% dell’Irpef). Potevano discuterlo anche il 29 aprile o il 6 maggio, il problema non era certo la data della riunione del Consiglio dei Ministri ma la natura antioperaia e i contenuti del decreto in discussione.
Bentornato 1 Maggio di lotta dunque, una lunga marcia comincia sempre con piccoli passi.
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