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14/07/2023

Chi è Nelson Chang, il magnate taiwanese che sta comprando mezza Firenze

Pezzo dopo pezzo, sta comprando mezza Firenze. Come in una sorta di Monopoli, il tycoon Nelson Chang – tra gli industriali più rinomati in Asia e principale investitore taiwanese in Italia, soprattutto nel settore dell’ospitalità – ha appena acquistato lo storico Palazzo Vivarelli Colonna, nel cuore del capoluogo toscano, per un esborso complessivo nella città di quasi 200 milioni di euro. Nel 2017 Forbes stimava avesse un patrimonio di 2,5 miliardi di dollari.

Con la sua LDC Hotels and Resorts (dove LDC è acronimo di Luxury, Dreams & Culture) prima ha acquisito Palazzo Portinari Salviati, antico edificio che fu dimora della musa dantesca Beatrice, per trasformarlo dopo circa un anno in una struttura ricettiva con suite di lusso in parte alberghiere e in parte residenziali (a 16mila euro/mq, il doppio del valore massimo immobiliare di Firenze, ndr) e il ristorante stellato guidato da Vito Mollica.

Poi è toccato allo scenografico Palazzo Serristori sull’omonimo lungarno, dove sono in corso i lavori per realizzare 14 appartamenti di altissimo target quasi tutti già venduti a facoltosi stranieri a cifre fino a 20mila euro/mq.

Adesso nel carnet del magnate Nelson Chang arriva un altro immobile luxury in centro a Firenze, un edificio di circa 4.800 mq cui si aggiungono 1.700 mq di giardino.

Firenze, tuttavia, non è che una delle città italiane nel mirino di Nelson Chang: la LDC Hotels and Resorts, che a Taiwan possiede dieci hotel tra cui il Palais de Chine, dal 2013 è fortemente attiva anche nel resto d’Italia, con investimenti a Roma, Venezia, in Piemonte e in Umbria, dove ha acquistato e restaurato immobili di grande valore trasformandoli in alberghi unici.

Tra questi il Relais Sant’Uffizio, ricavato in un monastero del XVI secolo in provincia di Asti, che fu il suo primo investimento italiano, nel 2013: all’epoca un mediatore contattò la famiglia proprietaria della dimora storica dove l’Avvocato Agnelli andava a mangiare il tartufo, dicendo che un signore venuto dall’Oriente era interessato a comprarla ma prima voleva visitare l’ex monastero cinquecentesco tra le vigne del Monferrato.

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