Santiago, 29 gennaio 2024
Ai Signori
Luis Cordero Vega, Ministro della Giustizia.
Jaime Gajardo Falcón, Sottosegretario della Giustizia.
Xavier Altamirano, Sottosegretario ai Diritti Umani.
Le organizzazioni e le persone che aderiscono alla presente lettera, segnalano quanto segue:
In primo luogo, facciamo presente che quattro prigionieri politici mapuche CAM stanno facendo uno sciopero della fame da 78 giorni, chiedendo innanzitutto l’annullamento del processo contro Ernesto Llaitul Pezoa, Ricardo Delgado Reinao, Nicolás Villouta Alcaman e Esteban Henríquez Riquelme, o quali, nonostante l’inesistenza di elementi probatori, sono stati ingiustamente condannati a più di 15 anni di carcere.
Questo sciopero della fame si realizza con il sostegno di 11 prigionieri politici CAM, detenuti nel CP Bío-bío e nel CCP di Temuco: il portavoce storico della CAM Héctor Llaitul Carrillanca, José Lienqueo Marquez, Roberto Garling Infanta, Bastian Llaitul Vergara, Oscar Cañupan Calfin, Axel Campos Vivallos, Pelentaro Llaitul Pezoa, Daniel Canio Tralcal, Luis Menares Chanilao, Carlos Mardones Saez, Jorge Caniupil Coña, che sono in sciopero della fame da 50 giorni.
In secondo luogo, si esige l’implementazione di un modulo comunitario nel CP Bío-bío, come previsto nei trattati internazionali sottoscritti dallo stato del Cile, tenendo in considerazione i seguenti argomenti:
1. Il riconoscimento dei 15 membri della comunità come membri del popolo originario mapuche e la rivendicazione del loro status di prigionieri politici, ogniqualvolta le loro cause siano legate al conflitto storico che esiste tra il popolo nazione mapuche, lo Stato del Cile e la lotta che si porta avanti contro l’estrattivismo, soprattutto forestale, che depreda il Wallmapu.
2. Si sa che la decisione politica di fermare e contrastare il conflitto storico ha peggiorato la persecuzione e la criminalizzazione delle rivendicazioni mapuche negli ultimi 30 anni, e ciò ha inevitabilmente portato in carcere centinaia di membri della comunità.
3. Segnaliamo che, grazie a mobilitazioni diverse ed estese, il popolo mapuche ha ottenuto, anche se in modo insufficiente, il rispetto di alcune condizioni culturali e spirituali all’interno dei vari centri penitenziari. Un esempio di questo è l’ottenimento di moduli comunitari (luoghi in cui, sia pur in modo minimo, si può esprimere l’identità e l’appartenenza mapuche) in quanto corrispondono a uno spazio sostenuto dalla Convenzione 169 dell’ILO, la cui sottoscrizione da parte dello Stato del Cile è vigente, e che era stato, in un certo senso, rispettato o almeno considerato da tutti i governi, compresi quelli di destra.
4. Ricordiamo che è stata evidente una negazione e un arretramento, da parte dell’attuale governo, poiché sono stati violati costantemente i diritti fondamentali dei prigionieri politici mapuche nelle carceri di massima sicurezza. In questo caso ci riferiamo specificamente al CP Bío-bío, situazione di cui li riteniamo responsabili per il loro ruolo di massima autorità in materia di detenzione.
5. Denunciamo le violazioni e le trasgressioni sistematiche commesse, inoltre, contro le famiglie e i membri delle comunità che visitano i prigionieri politici mapuche, che non ricevono il trattamento speciale che spetta loro in quanto membri del popolo mapuche originario, ignorando, pertanto, quanto stabilito nei trattati internazionali sottoscritti dallo Stato del Cile.
In terzo luogo, si chiede il rilascio immediato di Daniel Canio Tralcal, poiché, considerato il periodo in cui è stato ingiustamente incarcerato dallo Stato del Cile – tra il 2009 e il 2013, ed essendo stato assolto dalle imputazioni- ha il diritto di scegliere la libertà condizionale.
Riteniamo che il fatto di tenere i prigionieri politici mapuche in un carcere di massima sicurezza corrisponda ad una decisione politica e non solo amministrativa. Riconosciamo che i prigionieri politici mapuche sono privati della libertà, ma in nessun caso cessano di essere soggetti di diritti fondamentali, né perdono il loro status di membri del popolo mapuche.
Per quanto sopra esposto, chiediamo che il trattamento e le condizioni di detenzione siano coerenti con la loro situazione di prigionieri politici e con la loro condizione di membri del popolo mapuche. Chiediamo che venga data una soluzione alle richieste rappresentate con lo sciopero della fame, così come riteniamo le autorità dello Stato del Cile responsabili delle eventuali conseguenze irreversibili sulla salute e sulla vita degli scioperanti.
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