di Francesco Dall'Aglio
Si è fatta molta ironia, nei giorni scorsi, sul fatto che dopo l'attacco alla loro base e i tre militari morti gli USA avrebbero "chiesto il permesso" all'Iran di bombardare "per finta" qualche installazione militare senza poi ulteriori ritorsioni.
In primo luogo non è andata così - hanno comunicato che avrebbero intenzione di colpire il gruppo che ha organizzato l'attacco, sicuramente sponsorizzato dall'Iran, ma non bersagli militari su territorio iraniano, e volevano assicurarsi che a questa ritorsione non ne sarebbero seguite altre.
In secondo luogo, a me pare sempre ottimo che ci siano dei canali di dialogo, pur se gestiti tramite paesi terzi, e che ci sia in generale l'idea di evitare escalation incontrollate. In terzo luogo, è bene che, almeno in Medio Oriente, gli USA inizino a fare un esame di realtà.
Al momento (e forse mai) non hanno né i mezzi né soprattutto la logistica per colpire l'Iran senza rischiare di subire più danni di quanti ne infliggeranno, nonostante i sogni dei NAFO di armate navali e aeree che vadano allo sterminio dei beduini (tanto iraniani, iracheni, afghani sono la stessa cosa, no?), ed è bene che gli psicopatici alla Lindsey Graham bercino quanto vogliano su Twitter ma non vengano ascoltati a Washington. Certo, è possibile che l'esame di realtà sia dovuto principalmente al desiderio di non impantanarsi in un'altra forever war con grossi rischi nell'anno delle elezioni, e che tutto cambierà a novembre. Ma per ora è meglio così.
Quando verso Natale (ora non ricordo la data esatta, l'articolo che allego è del 26 dicembre) gli huthi hanno minacciato di tagliare i cavi sottomarini attraverso cui passano buona parte delle connessioni internet mondiali, nessuno se li è filati - anche perché onestamente i canali telegram degli huthi chi li conosce. Ma per quei giri strani che fanno queste cose, ora la notizia è venuta fuori e la gente si sta, giustamente, preoccupando. E forse fa bene, forse no.
Gli huthi, in queste cose, mi ricordano un po' quei personaggi folkloristici napoletani che fino più o meno a metà degli anni '90 si buttavano nelle peggiori tarantelle (come diciamo noi) strillando "tanto ije tengo 'e ccarte ca so' ppazzo", ergo delle ipotetiche conseguenze delle loro azioni non gli importava nulla dato che la loro infermità mentale era certificata. Solo che non erano pazzi per niente, anzi erano dei gran furbacchioni. E pure gli huthi.
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