“È più forte chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali”.
Con queste parole Papa Francesco è tornato a intervenite sulla guerra in Ucraina invitando Kiev ad accettare un negoziato per la fine delle ostilità e della carneficina.
La presa di posizione del Pontefice in una intervista alla Radio Televisione Svizzera è esplosa come un fulmine nel dibattito internazionale sulle sorti della guerra in Ucraina che si trascina da due anni con un costo sociale e umano pesantissimo.
Superfluo sottolineare come le parole del Papa aumentino il divario tra il governo di Zelensky e la Santa Sede già manifestatosi nei mesi scorsi. “Rispetto il Papa, ma non abbiamo bisogno di mediatori”, aveva bruscamente liquidato il presidente ucraino a maggio 2023 le ipotesi di mediazione del Pontefice. Gli appelli alla pace del Vaticano sono sempre stati respinti al mittente da Kiev. Il consigliere presidenziale ucraino Podolyak era arrivato a ventilare l’accusa a Papa Bergoglio di essere “filorusso”.
Dopo la circolazione dell’intervista alla televisione svizzera, immediato si è levato il coro di tutti i guerrafondai europei contro le dichiarazioni del Papa. I falchi e le “falche” hanno preso la parola per ribadire la posizione oltranzista che vede i leader e le leader europei parlare ormai quotidianamente di aumento delle spese militari, di maggiori invii di armi in Ucraina, di crescente contrapposizione frontale e militare alla Russia.
La ministra degli Esteri francese Stéphane Séjourné, in una intervista a La Tribune Dimanche si è chiesta: “Come si fa a pensare che di fronte a una potenza espansionista, a un paese imperialista, ci si possa permettere di fare un passo di lato? Significherebbe dargli la possibilità di approfittarne per andare avanti. Noi dobbiamo parlare lo stesso linguaggio della Russia, quello dei rapporti di forza. Siamo molto ingenui a pensare che dovremmo fissare noi i nostri limiti, mentre è la Russia a violare il diritto internazionale”.
A sua volta la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock (esponente del governo Scholz in quota Verdi) ha affermato di di “non capire” la posizione del Pontefice.
Non potevano mancare le repliche del ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, il quale ha invitato Papa Francesco a incoraggiare la Russia a ritirare le sue truppe dall’Ucraina. “Che ne dice, per bilanciare, di incoraggiare Putin ad avere il coraggio di ritirare il suo esercito dall’Ucraina? La pace arriverebbe immediatamente senza bisogno di negoziati”, ha scritto in un messaggio sul suo account X. O quella del presidente della Lettonia, Edgards Rinkevics secondo cui “La mia opinione: non dobbiamo capitolare davanti al male, dobbiamo combatterlo e sconfiggerlo, affinché il male alzi bandiera bianca e capitoli”.
Tanto per capire come stanno le cose in Europa, durante un colloquio telefonico Macron e Zelenski hanno concordato un nuovo invio di armi all’Ucraina. I due hanno concordato di compiere progressi in cinque settori: la cyber-difesa, l’eliminazione delle mine antiuomo, il mantenimento e la coproduzione di armamenti in Ucraina e il sostegno ai paesi vicini della Russia.
Macron ha anche dichiarato il suo supporto all’iniziativa, voluta dalla Repubblica Ceca, di acquistare munizioni fuori dall’Unione europea da inviare alle forze ucraine. Ha infine sottolineato il sostegno dell’Eliseo alla coalizione di paesi che supportano l’invio di artiglieria pesante a Kiev.
“In generale, l’allargamento del dibattito e la persistente attività di Parigi per costruire una coalizione di Paesi che dichiarino un’ipotetica disponibilità a inviare un certo contingente, ovviamente, non è altro che una via diretta verso un’intensificazione delle tensioni. Questa è una linea pericolosa, molto pericolosa”, ha replicato il portavoce del Cremlino, citato dalla Tass.
I guerrafondai europei e Nato sono furenti perché sono stati presi in contropiede dalle parole fin troppo esplicite del Papa, ma soprattutto perché sanno che all’interno delle loro opinioni pubbliche il Papa ha detto quello che molti pensano.
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