Altri cinque soldati israeliani sono stati uccisi e altri sette sono rimasti feriti, di cui tre in modo grave, in un incidente che l’esercito israeliano ha definito come “fuoco amico a Jabaliya”, nel nord di Gaza. Tutti i soldati erano in servizio nel 202º battaglione della brigata paracadutisti. Uno dei cinque era proveniente dall’Argentina.
Secondo una prima indagine dell’IDF, un carro armato che operava a fianco dei paracadutisti nel campo di Jabaliya ha sparato due proiettili contro un edificio dove questi ultimi erano riuniti intorno alle 19:00. I carri armati avevano identificato una canna di fucile da una delle finestre dell’edificio e credevano che si trattasse di combattenti palestinesi ed hanno sparato due proiettili colpendo i militari israeliani.
Quanto avvenuto è la conferma delle serissime difficoltà in cui si sono venute a trovare le forze armate israeliane nei combattimenti in luoghi urbani a Gaza, dove i guerriglieri palestinesi rivelano maggiore dimestichezza e conoscenza del territorio. Da settimane la resistenza palestinese è tornata a colpire anche nelle zona nord e centrale della Striscia di Gaza da mesi occupate dalle truppe israeliane e ritenute erroneamente già sotto controllo.
Le Nazioni Unite hanno recentemente rivisto il conteggio delle vittime a Gaza, rivelando che risultano uccisi meno donne e bambini rispetto a quanto precedentemente riportato.
Tuttavia, è importante sottolineare come anche questi “dati rivisti” sono stati prodotti dal ministero della salute di Gaza e non sono stati verificati indipendentemente dalle Nazioni Unite.
Secondo i nuovi dati, sono stati confermati 7.797 bambini e 4.959 donne uccisi, per un totale di 12.756 donne e bambini uccisi durante l’operazione militare israeliana a Gaza. Una cifra enorme comunque.
Tra l’altro il bilancio complessivo delle vittime a Gaza, compresi i militanti e i civili maschi, rimane in gran parte invariato a circa 35.000 palestinesi uccisi in questi mesi.
Mentre gli apparati ideologici di Stato israeliani hanno interpretato ciò come una prova di rivalutazione da parte delle Nazioni Unite, l’OCHA sottolinea che si basa sui dati del ministero della salute e li verificherà quando le condizioni lo permetteranno. “La situazione rimane profondamente preoccupante, con una serie di violenze contro donne e bambini a Gaza, tra cui decessi quotidiani e bambini orfani fin dall’inizio della guerra” dichiarano le Nazioni Unite.
L’amministrazione Biden sta preparando un nuovo pacchetto di aiuti militari per Israele, dal valore complessivo di circa 1,2 miliardi di dollari. Fonti anonime hanno riferito al Wall Street Journal che il governo federale ha inviato la relativa notifica al Congresso nella giornata di martedì 14 maggio.
La notizia arriva nemmeno una settimana dopo che l’amministrazione Biden ha bloccato il trasferimento di migliaia di bombe pesanti ad Israele, per evitare che vengano utilizzate nel quadro di una possibile operazione militare israeliana su larga scala nella città di Rafah, nella Striscia di Gaza.
Il nuovo pacchetto di armi, secondo le fonti, include il “possibile trasferimento” di munizioni per carri armati per 700 milioni di dollari; veicoli militari tattici per 500 milioni; e proiettili per mortai per 60 milioni.
Il Wall Street Journal scrive che “i funzionari statunitensi hanno sottolineato la loro opposizione a un attacco israeliano su vasta scala nella città di Rafah, affermando che potrebbe causare vittime civili diffuse e aggravare la crisi umanitaria di Gaza senza porre fine alla minaccia che Israele deve affrontare da Hamas. Ma finora hanno concretizzato la loro opposizione solo trattenendo un singolo carico di bombe da 2.000 libbre”.
Gli esperti delle Nazioni Unite hanno espresso oggi il loro profondo sgomento per le dichiarazioni rilasciate da funzionari statunitensi e israeliani che minacciano ritorsioni contro la Corte penale internazionale (CPI), i suoi funzionari e i membri delle loro famiglie.
“In un momento in cui il mondo dovrebbe unirsi per porre fine al terribile spargimento di sangue a Gaza e cercare giustizia per coloro che sono stati uccisi, feriti, traumatizzati o presi in ostaggio illegalmente, dal 7 ottobre, è angosciante vedere funzionari statali minacciare ritorsioni contro un tribunale per aver perseguito la giustizia internazionale”, hanno detto gli esperti.
Venerdì 3 maggio, l’Ufficio del Procuratore (OTP) ha denunciato dichiarazioni che “minacciano ritorsioni contro la Corte o contro il personale della Corte” per le azioni intraprese dal Procuratore. La dichiarazione dell’OTP ha ricordato a tutti gli individui che le minacce di ritorsione possono costituire un reato contro l’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma.
“È scioccante vedere paesi che si considerano campioni dello stato di diritto cercare di intimidire un tribunale internazionale indipendente e imparziale per ostacolare la responsabilità”, hanno detto gli esperti delle Nazioni Unite.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento