L’Arabia Saudita ha avviato la vendita del suo primo green bond – obbligazione verde – denominato in euro e dalla durata di sette anni, con lo scopo di sostenere la strategia Saudi Vision 2030 che mira a diversificare l’economia nazionale dalla dipendenza dal petrolio entro la fine del decennio.
Lo ha reso noto l’agenzia Bloomberg, citando una fonte vicina alla transazione, secondo cui l’offerta del green bond viene commercializzata insieme a un’obbligazione convenzionale saudita dalla durata di 12 anni.
Con questa scelta l’Arabia Saudita è il primo Paese del Medio Oriente a vendere un green bond denominato in euro, in base a quanto riferito da Bloomberg. Secondo la nota agenzia di news economiche, il ministero delle Finanze saudita ha incaricato la banca britannico Hsbc, la multinazionale statunitense JPMorgan e la banca francese Societe Generale coordinatori globali per la vendita del green bond in euro.
Il debito pubblico dell’Arabia Saudita è in aumento. A dicembre scorso ha raggiunto 319,7 miliardi di dollari, rispetto ai 280 miliardi dello stesso mese del 2023. L’emissione di un’obbligazione in una valuta estera può aiutare un Paese a diversificare la propria base di investitori e potenzialmente a ridurre i costi di finanziamento.
L’emissione di green bond in euro da parte dell’Arabia Saudita consentirà agli investitori dei mercati dei capitali europei di acquistare queste obbligazioni verdi per finanziare progetti di transizione energetica che rientrano nella più ampia strategia climatica del Regno.
Il fondo sovrano dell’Arabia Saudita Pif (Public Investment Fund) emette green bond dal 2022 e si è impegnato a sviluppare il 70 per cento degli obiettivi della Saudi Vision 2030 in materia di energia da fonti rinnovabili.
Con questa strategia, Riad punta a far sì che metà dell’elettricità a livello nazionale sia alimentata da fonti rinnovabili entro la fine del decennio e mira a raggiungere zero emissioni nette entro il 2060.
L’Arabia Saudita è il primo esportatore di petrolio al mondo ed è ancora molto dipendente da questa risorsa energetica. Anche se il suo peso nel Prodotto interno lordo nazionale è via via diminuito, nel 2024 ne rappresentava ancora circa il 40 per cento. Secondo le stime del bilancio saudita per il 2024, le entrate dello scorso anno sono state pari a 202 miliardi di dollari provenienti dal petrolio, contro i 126 miliardi di dollari provenienti da fonti non petrolifere.
L’agenzia Nova riporta che il 24 gennaio scorso, parlando con il sito web di approfondimento sul Medio Oriente Al Monitor a margine del Forum economico mondiale di Davos, il ministro delle Finanze saudita, Mohammed al Jadaan, ha affermato che il Regno potrebbe raggiungere prima del previsto il suo obiettivo per il 2030 nel settore dell’energia da fonti rinnovabili. Sempre il mese scorso, Riad ha aggiunto alla sua rete elettrica il più grande sistema di accumulo di energia a batteria, con una capacità di 500 megawatt e la possibilità di immagazzinare 2 mila megawattora di elettricità.
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