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23/02/2025

“Che ci state a fare qui?”. La mail di Musk per licenziare i dipendenti pubblici

Proseguiamo con il doppio binario informativo per aiutare i nostri lettori ad inquadrare quanto sta avvenendo a causa del “tornado Trump”. Ci sembra necessario perché l’informazione mainstream è totalmente concentrata sull’attuale politica estera statunitense (Ucraina, Gaza, dazi, voglia di annessioni, ecc.) ma totalmente distratta su quanto avviene “dentro” gli States.

Se, quindi, il distacco – o il ricatto – nei confronti soprattutto dell’Europa appare chiaro, la “ristrutturazione interna” sfugge per lo più ai radar. Ad esempio, si riferisce delle sostituzioni ai vertici militari, da cui sono stati rimossi contemporaneamente il capo di stato magggiore Charles Q. Brown (primo nero a ricoprire questa carica apicale) e Lisa Franchetti, prima donna a capo della Marina.

Fin troppo evidenti le ragioni “ideologiche” vetero-reazionarie che pretendono di avere in quei ruoli dei “wasp” (bianchi anglosassoni, possibilmente anche protestanti), e quindi la logica “liberal” che ne parla solo per questo aspetto.

Così come si dà conto dei tanti ricorsi alla magistratura presentati da esponenti democratici del Congresso e alla guida di singoli Stati.

Ma non ci sembrano questi gli avvenimenti più rilevanti per capire “perché” stia avvenendo questa ristrutturazione reazionaria della macchina pubblica yankee.

Sicuramente rilevante a noi sembra un’altra mossa del Doge (il dipartimento che deve effettuare fisicamente questa ristrutturazione), dopo la clamorosa chiusura di UsAid, che dovrebbe tra qualche mese riaprire le porte con soli 300 addetti invece che 10.000.

Tutti i dipendenti federali hanno ricevuto da Elon Musk un’email, sabato pomeriggio, cui dovranno rispondere entro lunedì sera. Dovranno riferire su cosa hanno lavorato nell’ultima settimana o affrontare il licenziamento. Panico generale, e non solo tra gli “uscieri”...

Musk è intervenuto direttamente nel suo classico stile mafioso-ricattatorio, pubblicando su X che la mancanza di risposta “sarà considerata come una dimissione”. Volontaria, no?

L’email chiede ai dipendenti di rispondere indicando almeno “5 punti su ciò che hai realizzato la scorsa settimana”.

Prudentemente, istruisce anche i dipendenti a non inviare informazioni “classificate”. Il termine per rispondere: fine giornata di lunedì, poco più di due giorni da quando è stata inviata. Curiosità: la mail istituzionale non includeva alcuna minaccia di punizione per coloro che non rispondono. Ma Musk ha preferito chiarire bene che si tratta di un ultimatum.

La sortita ha comunque suscitato le preoccupazioni del nuovo capo dell’Fbi, Kash Patel, costretto ad avvertire i dipendenti di non rispondere. “Quando e se fossero necessarie ulteriori informazioni, coordineremo la risposta”, ha spiegato ancora Patel, “per il momento, per favore, sospendete ogni risposta”.

L’annuncio arriva solo poche ore dopo che Donald Trump ha pubblicato sul suo social Truth un messaggio di applausi per Musk e il suo lavoro con il Doge nel ridurre le dimensioni del governo federale, incoraggiandolo ad “essere più aggressivo”. “RICORDATE, DOBBIAMO SALVARE IL NOSTRO PAESE”, ha scritto.

Molti avvocati si sono naturalmente messi subito al lavoro per contestare la legalità di un simile atto, e della stessa prassi utilizzata, che riguarda tutti i dipendenti federali (sono esclusi per ora quelli dei singoli Stati, ma sembra ovvio che i prossimi passi li riguarderanno in qualche modo, visto che i Governatori dovranno fare i conti con un budget sotto esame da parte della Casa Bianca).

Nelle scorse settimane l’amministrazione Trump aveva già tagliato le agenzie federali e licenziato dipendenti in prova. Inoltre l’Ufficio del Personale aveva inviato un’offerta di dimissioni differite ai dipendenti federali — con la email “Fork in the Road” — e oltre 77.000 dipendenti avevano accettato l’offerta di lasciare, riducendo del 3% la forza lavoro del governo.

Lo stesso Doge ha poi rapidamente coordinato il licenziamento di migliaia di dipendenti in diverse agenzie, dal Dipartimento dell’Energia alla General Services Administration, per ridurre la forza lavoro prendendo di mira intanto quelli in un periodo di “prova”.

Anche il ricorso alla magistratura, tentato da parecchi dipendenti, si sta rivelando inutile. Trump questa settimana ha ottenuto una vittoria in un tribunale federale, dove un giudice ha autorizzato Musk ad accedere ai dati del sistema di pagamento pubblico e quindi di orchestrare licenziamenti di massa.

Trump ha poi firmato un ordine esecutivo, martedì scorso, per obbligare le diverse agenzie federali a collaborare con il Doge per i “preparativi per avviare riduzioni su larga scala della forza lavoro”.

Anche il Pentagono ha annunciato venerdì i piani per licenziare 5.400 dipendenti, e altre agenzie hanno anche indicato che stanno continuando a cercare cosa tagliare. Ma è solo il primo passo per un taglio di spesa strutturale di quasi il 50% nei prossimi cinque anni.

L’American Federation of Government Employees, il sindacato che rappresenta i lavoratori in tutto il governo federale, ha criticato Musk e Trump per “il loro totale disprezzo per i dipendenti federali” e ha promesso di contestare qualsiasi “licenziamento illegale”.

“È crudele e irrispettoso verso centinaia di migliaia di veterani che indossano la loro seconda uniforme nel servizio civile essere costretti a giustificare i loro doveri lavorativi a questo miliardario fuori dal mondo, privilegiato, non eletto che non ha mai svolto un’ora di onesto servizio pubblico nella sua vita”, ha detto il presidente nazionale del sindacato, Everett Kelley.

Alcuni manager esperti di amministrazione pubblica pensano che la mossa di Musk sia una tattica per spaventare le persone e farle dimettere. E funzionerà, dicono.

“Legale o illegale, sono determinati a eludere ogni regola e interpretare male ogni regolamento che possono per licenziare le persone come se fosse un’azienda”. Non mancano però i problemi. “Sono chiaramente in panico. Non possono licenziare le persone così facilmente come si potrebbe fare in un’azienda privata, e dopo la purga dei dipendenti in prova, hanno bisogno di provare nuovi metodi per capire come farlo”.

Al di là di ogni considerazione sindacale o legale, però, ci sembra più importante illuminare la ragione di questo assalto con la motosega all’amministrazione pubblica. È infatti una bufala anche la giustificazione addotta dal duo Musk e Trump, secondo cui i dipendenti pubblici sarebbe “marxisti imboscati”, ovviamene fancazzisti ma con lo stipendio sicuro.

E ancora una volta bisogna guardare al livello colossale del debito pubblico statunitense, ai problemi di rifinanziamento aggravati dalla necessità di ampliarlo per poter spendere in deficit, nonché al problema principale: il venir progressivamente meno dei grandi acquirenti dei titoli di stato Usa (dalla Cina all’Arabia Saudita, ecc.).

Una superpotenza in declino si vede anche da questo. Da quanto deve tagliare la sua spesa. E se queste sforbiciate abnormi riguardano anche il Pentagono, allora tutta la tua capacità operativa in giro per il mondo diventa più striminzita. Come minimo gli Usa dovranno ora limitare la propria malevola attenzione a poche parti del mondo.

L’addio all’Europa (e a Zelenskij), insomma, rientra in questo cambiamento di priorità strategiche basato sulla mancanza di soldi.

Anche questa è una novità che bisognerà comprendere e metabolizzare rapidamente, se vogliamo agire come un’opposizione all’imperialismo che non sia solo di facciata.

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